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Sull'Internazionale Islamica

di Luciano Fuschini - 29/06/2014

Fonte: Il giornale del Ribelle

    

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Lasciamo perdere le varie sigle nelle quali ci si perde inutilmente con mille distinguo irrilevanti: Al-Qaeda, Salafiti, Isis... La realtà che conta è l’esistenza di una Internazionale Islamica che da trent’anni sta svolgendo un grande ruolo nella storia del mondo, volendo limitarci alla storia recente, perché andando indietro nel tempo troveremmo che questo fenomeno, con caratteristiche molto diverse, è una costante.

Parliamo di decine di migliaia di guerrieri, fanatici fino al suicidio per la causa, ben armati e addestratissimi, provenienti da tutto il mondo musulmano e talvolta anche dall’Europa e dagli USA.

Una simile forza non scaturisce dalla predicazione di qualche allucinato barbuto nascosto nell’oscurità di una caverna. Dietro un’armata come questa ci sono Stati che finanziano, che organizzano, che addestrano, che armano. Questo è un dato di fatto indiscutibile.

Ebbene, di questa Internazionale Islamica si conosce la nascita, a Peshawar, località pakistana alla frontiera con l’Afghanistan, nei primi anni Ottanta del secolo scorso, e si conoscono gli sponsor: l’Arabia Saudita provvide al finanziamento e al proselitismo, la CIA americana all’armamento e all’addestramento. Si conosce anche il fine: aiutare la resistenza afghana per sconfiggere l’Armata Rossa sovietica che aveva invaso il Paese negli ultimi giorni del 1979. Quell’Internazionale Islamica fece un ottimo lavoro, contribuendo al crollo dell’URSS ben più delle omelìe del  tanto esaltato papa polacco.

Non è credibile che una simile organizzazione, dimostratasi tanto efficiente, sia stata abbandonata a sé stessa dai suoi creatori, l’Arabia Saudita e gli USA, dopo la fine dell’URSS.

La ritroviamo attiva negli anni Novanta, pochissimo tempo dopo il ritiro sovietico dall’Afghanistan. La troviamo nella guerra balcanica, durante la dissoluzione della Yugoslavia. In particolare in Bosnia, contro i cristiano-ortodossi serbi, anche in questo caso di concerto con gli Usa e con la NATO. I bombardieri della NATO colpivano dal cielo, i guerrieri di Allah facevano il lavoro sporco a terra.

Negli stessi anni la troviamo in Cecenia, spina nel fianco di una Russia che gli americani e la NATO non volevano si risollevasse dopo l’implosione dell’URSS. Ancora una volta, i guerrieri musulmani utilizzati da chi li aveva creati.

Passano pochi anni e l’Internazionale Islamica riappare nell’Iraq invaso dagli imperialisti. Apparentemente ora combattono contro gli USA, ma è veramente così? Contro l’invasione si era organizzata una resistenza patriottica in cui sunniti, saddamisti e sciiti conducevano parallelamente azioni di guerriglia micidiali. Ebbene, a quel punto appaiono i guerrieri barbuti provenienti da mezzo mondo. Uccidono dei soldati occidentali ma soprattutto fanno stragi di civili, accanendosi contro la popolazione sciita. Il fronte unitario di resistenza patriottica viene spezzato, la resistenza diventa guerra fratricida e conflitto settario. Gli americani possono respirare.

Libia 2011. La rivolta di alcune tribù contro Gheddafi sarebbe facilmente repressa dalle forze governative sostenute dalla maggioranza della popolazione. Interviene l’Internazionale Islamica che fa il lavoro sporco a terra, mentre i bombardieri della NATO fanno il resto dal cielo. Un Paese prospero viene fatto a pezzi.

Contemporaneamente, in Siria un’agitazione che poteva essere contenuta diventa una feroce guerra civile per l’intervento di un’imponente Internazionale Islamica che gode dell’assistenza logistica, dell’armamento, del finanziamento, di Arabia Saudita, USA e di Paesi della NATO come la Turchia. Il lavoro non è portato a compimento unicamente perché finalmente Iran e Russia reagiscono a muso duro.

Veniamo all’oggi, all’offensiva dell’Internazionale Islamica in Iraq e al balbettamento di Obama e Kerry, che non possono smentire decenni di propaganda che addita l’estremismo islamico come il massimo nemico ma nello stesso tempo sanno bene che quei tagliagole stanno facendo ancora una volta un lavoro prezioso per l’Impero e per Israele: attaccano il governo sciita di Baghdad, troppo amico di Iran e Assad per essere tollerato, creano le premesse per una rinnovata offensiva nella confinante Siria, colpendo al cuore quell’asse fra Iran, Siria ed Hezbollah libanesi che tanto disturba Israele e che gode del sostegno russo.

Sembra così sufficientemente dimostrato che l’Internazionale Islamica è stata ed è uno strumento efficacissimo manovrato da americani, sauditi e NATO per i loro fini, dietro la retorica della lotta al fondamentalismo.

Non sarebbe onesto tacere altri fatti che all’apparenza smentiscono questa tesi.

Non è un argomento contrario alla tesi quello della resistenza afghana contro la NATO. A differenza dei tempi dell’invasione sovietica, là non agisce un’Internazionale Islamica: la resistenza è opera dei pashtun, un’etnia di fieri combattenti che sta oscurando la fama guerriera dei gurka, dei vietnamiti e dei curdi.  Tuttavia nell’Africa Orientale agisce un’Internazionale Islamica, a fianco degli Shebab somali, che combatte l’Occidente. Può essere l’eccezione che conferma la regola.

C’è poi il terrorismo, che sembra essersi accanito contro gli occidentali, dagli attacchi alle ambasciate fino all’11 Settembre e alle bombe di Londra e di Madrid, passando per il sanguinoso attentato al cacciatorpidiniere americano Cole. Imprese tragiche che hanno offerto il pretesto per la massiccia offensiva imperialista degli anni di Bush. Imprese che presentano comunque lati molto oscuri, soprattutto nel caso dell’11 Settembre, di cui ci è stata propinata una versione ufficiale che cozza col buon senso.

Risultano pertanto debolissimi gli argomenti contrari alla tesi di un’Internazionale Islamica utilizzata sistematicamente dall’Impero e da Israele per i loro fini.

Il gioco è comunque estremamente pericoloso per tutti. I fanatici islamisti odiano l’Occidente. Alcuni di loro sono passati per Guantanamo, altri si sono trovati sotto i bombardamenti dei droni. La creazione di un califfato islamico nella penisola arabica sarebbe una sciagura per l’Iran e per gli interessi della Russia, ma costituirebbe una minaccia anche per gli stessi sponsor dell’estremismo, Arabia Saudita, Giordania, USA, Turchia, Israele.

Gli apprendisti stregoni hanno evocato forze malefiche che possono sfuggire al controllo. La forza delle cose è sempre più complicata di quanto non immaginino le menti di quelli che si credono padroni del mondo.