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Cent'anni dopo

di Simone Torresani - 29/06/2014

Fonte: Il giornale del Ribelle

    

 

Se potessimo tornare indietro di cent' anni, con una "macchina del tempo", vedremmo l' erede al trono d' Austria-Ungheria, Francesco Ferdinando d' Asburgo, compiere le ultime stragi di pernici e fagiani col suo fucile da caccia, prima di salire sul treno che lo avrebbe portato nella irrequieta Bosnia, in cui domenica 28 giugno 1914, poco dopo mezzogiorno, avrebbe trovato la tomba assieme alla moglie, ucciso da Gavril Prinzip.

La dinamica e le incredibili coincidenze ( nulla, a quanto pare, accade mai per "caso"..) dell' attentato - che sarebbe stato evitabilissimo- sono abbastanza note e chiunque potrebbe reperirne informazioni sulla Rete o su Wikipedia.

In questo articolo non si vuole descrivere un fatto storico abbastanza noto, quanto analizzarne le conseguenze proprio oggi, a cent' anni precisi di distanza.

Vi sono, nella storia dell' umanità, date che sono impresse nel marmo e che suonano come una netta cesura tra un "prima" ed un "dopo".

L' 11 settembre 2001, la scoperta della legge di gravità da parte di Newton, la presa della Bastiglia il fatale 14 luglio 1789, la precedente "Dichiarazione di Indipendenza " dei futuri Stati Uniti nel 1776..tutte date che hanno dato un taglio netto alla staticità degli umani avvenimenti, accelerando processi storici già in corso e dando il "la" a nuove epoche, non sempre logicamente pervase dalle "magnifiche sorti e progressive".

Per l' attuale, miserabile  Europa, il 28 giugno 1914 si colloca scolpito a grandi lettere nel marmo del libro della Storia.

Con l' inizio di un agitatissimo trentennio di "guerra civile europea"(1914-18 e 1939-45, con una tregua ventennale), condito da esperimenti politici quali nazismo, fascismo e l' ascesa del comunismo in Russia -quest' ultimo il più longevo, perdurando sino a 25 anni fa- i Paesi del Vecchio Continente iniziavano quel lunghissimo processo che alla lunga li ha estromessi dal baricentro del mondo, per diventarne una periferia marionetta della potenza nordamericana, processo che mai quanto oggi appare visibile.

L' Europa del 1914 governava, si può dire, il mondo.

L' Europa del 2014 è occupata da basi NATO, subisce passivamente decisioni prese altrove, non conta una cicca nelle aree nevralgiche del Pianeta, specialmente in quelle dove dovrebbe essere suo vitale interesse spendere qualche parola: Medio Oriente, Mediterraneo, Nord Africa.

L' Europa del 1914 aveva della sovranità nazionale e della autodeterminazione dei popoli un mito, oggi il mito è opposto: una globalizzazione selvaggia che porta a forme mostruose di unioni transnazionali alla mercè delle banche e dell’ alta finanza.

L' Europa del 1914, seppur a volte in modo schizofrenico, sapeva comunque ancora ben coniugare l' antico e il moderno: era, paradossalmente, un Continente industriale (sebbene non dappertutto..) ma ancora , da molti punti di vista, premoderno.

Lo stesso Impero Tedesco era governato da una monarchia che si definiva tale "per Grazia di Dio", con un sistema basato su tre classi di deputati dove l' aristocrazia -seppur dovesse fare i conti coi socialisti, agguerritissimi nella Germania guglielmina- deteneva le leve del potere e i quadri dell' esercito.

A parte Svizzera , Portogallo (Repubblica dal 1910) e Francia, tutti gli Stati erano monarchie più o meno temperate, dove il sovrano aveva ancora alcune voci in capitolo, pure nella nostra Italia.

I sovrani stessi furono largamente protagonisti nella "crisi di luglio", che sfociò poi in guerra aperta ai primi d' agosto, nonostante gli strepiti dei partiti socialisti, figli della società di massa e industriale all' epoca ancora agli albori e giovane, quindi innocente.

Il mondo rurale, conservatore, era ancora la maggioranza in Italia ma pure in Ungheria, tacendo della situazione della Russia zarista.

L' Europa di inizio secolo scorso, insomma, era allo stesso tempo moderna ed industriale quanto premoderna e contadina, in un faticoso equilibrio che a ben vedere , temperato dai valori, ancora sentiti, poteva calmierare molte storture se ben sfruttato.

La guerra ha distrutto tutti i rimasugli di quel mondo antico, accelerando enormemente verso la modernità e la società di massa, preludio ai totalitarismi degli anni Venti-Quaranta e alla società postbellica occidentale americanizzata nata col Piano Marshall, oggi esplosa in maniera esponenziale.

Così aumentata che in certi Paesi quali Olanda o Svezia,  la gente usa più l' inglese dell' idioma nazionale.

Cent' anni dopo l' Europa è solo una agitata e decadente periferia del mondo, vecchia e stanca, in totale decadenza etico-civile-morale, svuotata, banco di prova del governo finanziario mondiale e succube all' "amico americano".

L' involuzione dell' Europa, nell' ultimo secolo, è stata spettacolare e non basta consolarsi col fatto che tutti abbiano smartphone, pc e pay-TV: è fresca di oggi la notizia che stanno aumentando i giovani senzatetto, 13.000 a Parigi e 4.000 a Roma, ma anche qualche migliaio nelle prospere Bruxelles e Stoccolma!

Si dice che la colpa sia della crisi..ma tanto, non avrebbe mica dovuto già esser finita nel 2010? Pardon, nel 2011, 2012, 2013, 2014 e qualcuno dice che il punto di svolta (da tradursi: quando aumenteranno i "barboni") sarà il 2015. In attesa del 2016, 2017, 2018.. aspettando Godot.