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Sette proposte per sganciarci da Israele

di Manlio Di Stefano - Adriano Scianca - 30/07/2014

Fonte: intelligonews

distefano

Israele? Va processato per crimini di guerra e se gli altri partiti non lo dicono è perché sono condizionati dalle lobby. Parola di Manlio Di Stefano, capogruppo M5S in Commissione Esteri, che su Hamas aggiunge: “Terroristi? Vivono in una gabbia sotto ai bombardamenti, non possiamo dare definizioni in questo contesto.

Di Stefano, il M5S ha lanciato l’idea di un processo per crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei confronti di Israele, giusto?

«Non l’abbiamo lanciata noi, era stato l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ad accusare il governo Netanyahu di “aver commesso possibili crimini di guerra”. Noi crediamo che sia giusto agire di conseguenza».

È una posizione a dir poco isolata nella politica italiana…

«Evidentemente gli altri partiti hanno delle dipendenze da poteri a cui noi non rispondiamo, a differenza nostra sono condizionati dalle lobby».

Sta per caso parlando di una lobby ebraica che condiziona la politica italiana?

«No, sto parlando di lobby economiche. Sto parlando, per esempio, degli accordi commerciali tra Italia e Israele, che valgono 500 milioni l’anno. Parlo della dipendenza dagli approvvigionamenti energetici che passano per quell’area. Parlo di Stati e di imprese non di altro. Ma non dico nulla di nuovo, il M5S da sempre afferma che la politica è condizionata dalle lobby. ».

Cosa proponete voi, invece?

«Abbiamo formulato sette proposte, tra cui il blocco immediato di tutte le commesse di armi italiane nei confronti di Israele, lo stop immediato degli accordi commerciali con le aziende israeliane che operano nei territori occupati e l’obbligo per l’Ue di identificare l’origine di ogni prodotto importato dallo Stato israeliano con lo scopo di bloccare le merci fabbricate nei territori confiscati illegalmente».

Oggi il ministro Mogherini ha riferito in Aula. Siete soddisfatti delle sue parole?

«A metà. C’è stata una lunghissima introduzione strumentale e superflua su Hamas e il diritto di Israele a difendersi. Buona, invece, la parte sulle soluzioni a lungo termine, con l’idea di riprendere gli accordi con la Lega araba. Non c’è nulla, però, rispetto al breve periodo. E comunque il ministro la pensa come noi, se dice il contrario è solo perché subisce pressioni dalle solite lobby economiche».

Cosa mancava, nel discorso del ministro?

«Beh, per esempio si continua a ripetere che dobbiamo muoverci in un contesto europeo. Giusto, ma intanto possiamo anche fare qualcosa come Stato singolo, no? Il Brasile ha ritirato l’ambasciatore, dovremmo farlo anche noi. Oppure sospendere gli accordi commerciali con Israele».

Lei sa che molti definirebbero le sue proposte come antisemite?

«Appunto, bisogna farla finita con questo legame strumentale fra critiche allo stato di Israele e antisemitismo. Proprio perché noi riconosciamo lo stato di Israele come legittimo gli riconosciamo anche dei doveri. Bisogna affrontare la cosa su una linea giuridica. Del resto il governo Netanyahu è, appunto, un governo. Perché non lo si può criticare? Altri Stati sono sotto sanzioni per molto meno. E poi se io critico il Vaticano non me la sto mica prendendo con Gesù Cristo… Israele è una cosa, il sionismo è un’altra, l’antisemitismo è un’altra ancora, sono tre cose distinte e dobbiamo tenerle distinte. So che sono argomenti rischiosi, ma questo rischio è il prezzo da pagare per essere liberi».

E di Hamas che mi dice?

«Premesso che noi deploriamo ogni forma di terrorismo, mi viene però da chiedermi: che cos’è il terrorismo? Non è un caso se gli abitanti di Gaza vedono in Hamas la loro resistenza. Mettiamoci nei panni di chi vive in una gabbia e subisce bombardamenti quotidiani…».

Ma per lei Hamas è terrorista o no?

«È una questione secondaria, in questo contesto. I militanti di Hamas dicono: preferiamo morire lottando che continuare a vivere in una gabbia. Per definirli come terroristi o meno dovremmo vederli in una situazione di libertà. Cosa che in questo momento non hanno».