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Sulla "eterologa"

di Francesco Mario Agnoli - 22/09/2014

Fonte: Arianna editrice

   Dopo tutte le  polemiche, le notizie di stampa e i dibattiti  televisivi  nessuno ignora cos'è la fecondazione eterologa, di recente sdoganata dalla Corte costituzionale con la sentenza  n 162/2014, che ha dichiarato incostituzionale la norma  della legge  n. 40 del 19/2//2004, che la vietava, autorizzando soltanto l'omologa, che si ha  quando i gameti (il seme e l'ovulo) utilizzati nella fecondazione artificiale o “in vitro” (FIV) appartengono  alla coppia di genitori del nascituro. La Corte  ha ritenuto che la scelta di una coppia sterile di avere figli attraverso l'eterologa (cioè con l'utilizzo di gameti provenienti da un  estraneo) sia “espressione della fondamentale  e generale libertà di autodeterminarsi” sicché non può essere vietata soprattutto in un ordinamento giuridico che, appunto con la legge 40, consente  alle coppie sterili di fare ricorso alla fecondazione assistita.

   I problemi posti dall'eterologa  sono ben più gravi  di quelli economici. Riguardano la psicologia e la sociologia. Coinvolgono principi fondamentali  della  convivenza umana e di civiltà. Forse metterà conto di occuparsene in altra occasione anche se già numerosissimi  sono gli scritti, di diverso spessore, quantitativo e qualitativo, su  tali aspetti. In questa sede  ci si tiene terra-terra, limitandosi al più volgare (ma non per questo trascurabile) dei problemi: quello economico.

   La Conferenza delle Regioni, dopo avere preso atto dell'opinione dei  tecnici, secondo i quali il costo della procedura si aggirerà tra i 2.500 e i 3.200 euro, ha deciso di porre l'eterologa  a carico del Servizio sanitario regionale o con il pagamento di un modesto ticket o  del tutto gratuitamente (quest'ultimo sembra  il caso dell'Emilia-Romagna).

   Tralasciando le questioni etiche, che pure hanno il loro peso dal momento che l'eterologa viene così posta a carico di tutti i contribuenti, inclusi quelli contrari  per motivi non solo ma anche etico-religiosi all'eterologa, atteniamoci al fattore spesa, che evidenzia l' incapacità, per demagogia ed altro,  dei nostri enti pubblici ad adeguare decisioni e condotte alle esigenze dei tempi..

    Tutte le regioni italiane, incluse quelle che già hanno iniziato  a dare concreta attuazione all'eterologa  (come la Toscana, che è stata la prima a protestare) si sono scagliate contro  il proposito  del  governo Renzi di coinvolgere nei tagli  della spending review anche il settore sanità. Dovrebbe essere evidente  che tale proteste sono del tutto infondate e pretestuose da parte di  Regioni che hanno deciso di addossarsi   (cioè di addossare ai propri cittadini-sudditi) le spese  della FIV, che ammonteranno, quanto meno,  a centinaia  di migliaia di euro all'anno. L'eterologa non risponde difatti ad alcun interesse pubblico e difatti  i rappresentanti del popolo sovrano l'avevano addirittura  vietata e la Consulta l'ha sì sdoganata, ma solo in nome dell'individuale libertà di autodeterminazione delle coppie desiderose di avere comunque quei figli che la natura gli nega  anche attraverso costosi tentativi, oltre tutto destinati, nella maggior parte dei casi, al fallimento. Desiderio comprensibile, ma nella sostanza non diverso, dal punto di vista dello Stato, da quello  di  chi, avendo gli occhi marron, li vorrebbe  azzurri o di chi vorrebbe passare, come i ricchi, le ferie estive a Miami o alle Mauritius invece che a Capocotta.

   In realtà il discorso andrebbe esteso all'intero settore sanitario nazionale (e articolazioni regionali), che rappresenta una delle massime fonti di spesa del bilancio pubblico e del quale dovrebbero rimeditarsi scopi e funzioni. In tempi di vacche grasse si possono forse includervi richieste e desideri nati dalla individuale    libertà di  autodeterminazione, ma  in tempi di crisi  occorre restringersi ai fondamenti del diritto alla  salute e  ad un'autentica  pubblica utilità. Certo per farlo serve  quella capacità davvero rivoluzionaria di cambiamento della quale  Matteo Renzi e il suo governo parlano sempre, ma attuano solo  nei settori di minore o minima resistenza (vedi Senato e Province). In mancanza altroché eterologa e libertà di autodeterminazione! Verranno meno  le cure di base (già oggi l'acquisto dei medicinali è per molti un problema).

   Per di più, se una sana  reazione alla demagogia regionale  dell'eterologa desse  la spinta per  realizzarla,  si tratterebbe  finalmente di una vera riforma strutturale, non come quelle di un soldino qua un soldino là, che nemmeno valgono a contenere la  continua,  inarrestabile crescita del debito pubblico.