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Quei territori da difendere

di Paolo Cacciari - 22/09/2014

Fonte: Comune - Info


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Una capillare rete formata da 968 comitati locali e associazioni ambientaliste e oltre tremila adesioni individuali di personalità, studiosi e amministratori sta cercando di fermare la devastazione del territorio. Nato sulla spinta delle esperienze di alcuni comuni virtuosi che hanno deciso di adottare piani urbanistici a zero occupazione di nuovo suolo (il primo è stato Cassinetta di Lugagnano), il Forum nazionale Salviamo il paesaggio (www.salviamoilpaesaggio.it) si è incontato a Roma sabato 20 per la sua quarta assemblea nazionale. Ne fanno parte, tra gli altri, Eddyburg, Associazione Comuni Virtuosi, Legambiente, Movimento Decrescita Felice, Altreconomia, Borghi Autentici d’Italia, Medici per l’Ambiente, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, varie organizzazioni agricole. Il loro obiettivo è semplice e chiaro: impedire che una urbanizzazione selvaggia comprometta le funzioni vitali della terra (erosione con perdita di materia organica e biodiversità, salinizzazione, frane, alluvioni) oltre che il valore estetico e culturale del paesaggio.

In molti avevano sperato che il recepimento della Convenzione europea sul paesaggio, il varo del Codice dei beni culturali e, da ultime, le Linee guida europee sul “contenimento del consumo di suolo”, avrebbero costretto i governi centrali e regionali ad una maggiore attenzione. Con 6 milioni di ettari cementificati negli ultimi trent’anni (100 mila ettari all’anno, 70 al giorno, 8 mq al secondo – dati ISPRA) siamo infatti i peggiori d’Europa: più del 7 per cento della Penisola è impermeabilizzata, contro il 4,3 per cento della media Ue (dati Istat). La verità è che le lobby del cemento e dell’asfalto, degli immobiliaristi e dei palazzinari non si fermano nemmeno di fronte al ripetersi dei disastri alluvionali, al fallimento economico dovuto a 10 milioni di abitazioni invendute e alla corruzione imperante nel settore.

Così accade che il decreto “Sblocca Italia” presentato da Renzi non sia altro che un ennesimo favore ai “diritti edificatori” dei proprietari a scapito della “funzione sociale” e di interesse generale del territorio, come ci ricorda il costituzionalista Paolo Madalena (Il territorio bene comune, Donzelli). “Nel nostro paese – ci dice l’urbanista Edoardo Salzano (www.edddyburg.it) – la causa principale della devastazione del territorio è certamente la concezione diffusa che il proprietario di un pezzo di suolo abbia il diritto di utilizzarlo per aumentare la propria ricchezza”.