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Il nuovo re saudita è il maggiore sostenitore di al-Qaida

di Wayne Madsen - 27/01/2015

Fonte: Aurora sito


Salman bin Abdulaziz al-Saud con l'ex-capo della CIA Leo Panetta

Salman bin Abdulaziz al-Saud con l’ex-capo della CIA Leo Panetta

Il nuovo re dell’Arabia Saudita, Salman bin Abdulaziz al-Saud, fratellastro di re Abdullah, morto a 90 anni per le complicazioni di una polmonite, dovrebbe governare in senso ancor più wahabita e concentrarsi a limitare la prudente politica di riforme iniziata da Abdullah. Salman dovrebbe anche dedicare energia ad aumentare la sicurezza nazionale saudita. La devozione di Salman alla sicurezza saudita è ipocrita, dato il suo passato sostegno ad al-Qaida, tra cui alcuni soggetti implicati nell’attacco dell’11 settembre contro gli Stati Uniti. Il coinvolgimento di Salman nel finanziamento dei terroristi dell’11 settembre, ed altri, probabilmente rafforzerà il rifiuto dell’amministrazione Obama di declassificare le 28 pagine mancanti dal rapporto del Comitato sull’Intelligence del Senato, del 2002, sui fallimenti dell’intelligence riguardo l’attacco. Allora governatore di Riyadh, Salman probabilmente appare tra i responsabili nelle 28 pagine del rapporto del Senato. In apparenza Salman non governerà assai diversamente dal predecessore su politica del petrolio e sicurezza nazionale. Salman sarà assistito dal figlio, principe Muhammad bin Salman, ministro della difesa e capo della corte reale. Muhammad fu principale consigliere del padre quando era governatore della provincia di Riyadh. Il principe Muhammad è divenuto ministro della Difesa quando il padre è salito al trono dopo la morte di Abdullah. L’altro consulente di Salman sarà Muhammad bin Nayaf, ministro degli interni dal 2012 e attuale secondo principe ereditario e secondo viceprimo ministro. Nayaf, nipote di re Salman, è secondo in linea al trono dopo il principe ereditario Muqrin bin Abdulaziz al-Saud. Muqrin era il capo del Muqabarat al-Amah, l’agenzia d’intelligence saudita nel 2005-2012. Nel 2006, i capi dell’opposizione democratica saudita in Gran Bretagna accusarono Salman, allora governatore della provincia di Riyadh, di fornire aiuti materiali ad al-Qaida in Afghanistan, prima e dopo l’11 settembre. L’opposizione rivelò che i membri di al-Qaida viaggiavano regolarmente da Riyadh al Pakistan e poi alle regioni governate dai taliban in Afghanistan. Questi sauditi riferirono anche che il governatorato di Salman pagava in contanti hotel e voli aerei ai membri di al-Qaida. Non c’è dubbio che le attività di Salman per conto di al-Qaida siano note alla Central Intelligence Agency (CIA), che approvò i rifornimenti sauditi ai guerriglieri arabi tra i mujahidin in Afghanistan fin dai primi giorni del coinvolgimento di Langley nella campagna jihadista per abbattere il governo socialista e laico dell’Afghanistan. Poco prima della sospetta morte in Scozia nel 2005, l’ex-ministro degli Esteri inglese Robin Cook scrisse su The Guardian che “al-Qaida” era l’archivio dei mercenari, finanzieri ed interlocutori utilizzati dalla CIA per combattere i sovietici in Afghanistan: “Per tutti gli anni ’80, lui (Usama bin Ladin) fu armato dalla CIA e finanziato dai sauditi per la jihad contro l’occupazione russa dell’Afghanistan. Al-Qaida, letteralmente ‘l’archivio’, era in origine i file dei computer di migliaia di mujahidin reclutati e addestrati dalla CIA per sconfiggere i russi”.
Secondo l’opposizione saudita e Cook, è inconcepibile che Salman non fosse a conoscenza delle attività del personale del suo governatorato a Riyadh. Quando un principe saudita e noto parente di re Salman, il primo consigliere principe Muhammad bin Nayaf, chiamato anche Nayif, fu arrestato in Francia per narcotraffico nel 1999, il ministero degli Interni saudita informò Parigi nel 2000 che se la Francia trascinava in tribunale il principe Nayaf, il contratto da 7 miliardi di dollari per il radar della difesa del progetto SBGDP (“Garde Frontiere”) con la ditta francese Thales, sarebbe stato annullato. I dettagli si trovano in un cablo diplomatico francese riservato, datato 21 febbraio 2000. Il tema del cablo era un incontro tra funzionari francesi e il ministro degli Interni saudita principe Nayaf, sul caso di un aereo saudita sospettato di narcotraffico (“Prince Nayef, ministre saoudien de l’interieure. Affaire de l’avion saoudien soupçonne d’avoir servi a un traffic stupefiants“.) Il cablo fu inviato dal consulente tecnico del ministero degli interni francese François Gouyette al ministero della giustizia francese e all’ambasciata francese a Riyadh. Gouyette divenne ambasciatore francese negli Emirati Arabi Uniti nel 2001. La cocaina spacciata da Nayaf era, secondo un documento riservato dell’US Drug Enforcement Administration (DEA), utilizzata per finanziare al-Qaida in Afghanistan. Il denaro del ministero dell’Interno per pagare le reclute del terrorismo che passavano per Riyadh, era i proventi del narcotraffico detenuti in conti bancari segreti. La CIA lo sapeva e incoraggiava i pagamenti sottobanco delle reclute di al-Qaida, proprio come fa oggi con le reclute di al-Qaida liberate dalle carceri saudite e pagate dai mediatori governativi sauditi. Nel 1999, la DEA sventò una cospirazione, per contrabbandare cocaina colombiana dal Venezuela, del principe Nayaf a sostegno di certe “intenzioni future” basate su una profezia coranica. Le operazioni della DEA erano contenute in un memorandum “di declassificazione del documento segreto 6 della DEA ufficio di Parigi” del 26 giugno 2000. Nel giugno 1999, 808 chilogrammi di cocaina furono sequestrati a Parigi. Nello stesso tempo, la DEA conduceva una grande inchiesta sul cartello della droga di Medellin, chiamata Operazione Millennio. Attraverso un fax intercettato, l’ufficio di Bogota della DEA apprese della cocaina sequestrata a Parigi e collegò l’operazione ai sauditi. L’indagine della DEA s’incentrava sul principe saudita Nayaf al-Saud, il cui alias era “El Principe”. Il nome completo di Nayaf è Nayaf (o Nayif) bin Fawaz al-Shalan al-Saud. Nel perseguimento dei suoi traffici di droga internazionali, Nayaf viaggiava con il suo Boeing 727 e sfruttò il suo status diplomatico per evitare i controlli doganali. Il rapporto della DEA affermava che Nayaf aveva studiato presso l’Università di Miami, in Florida, di proprietà di una banca in Svizzera, parla otto lingue, aveva pesantemente investito nell’industria petrolifera del Venezuela, visitava regolarmente gli Stati Uniti e viaggiava con milioni di dollari statunitensi.
Nayaf aveva anche investito nell’industria petrolifera della Colombia. Nayef avrebbe incontrato i membri del cartello della droga a Marbella, in Spagna, dove la famiglia reale saudita ha una grande palazzina. La relazione afferma che, quando un gruppo di membri del cartello si recò a Riyadh per incontrare Nayaf, “furono accolti da una Rolls Royce appartenente a Nayaf e portati all’hotel Holiday Inn Riyadh. Il giorno successivo furono accolti da Nayaf e dal fratello (che si credeva si chiamasse Saul (sic). Il fratello gemello è il principe Saud. Il fratello maggiore, principe Nawaf, è sposato con la figlia di re Abdullah)… Il secondo giorno viaggiarono nel deserto su fuoristrada (Hummer). Durante il viaggio nel deserto discussero di narcotraffico. “UN” (informatore della DEA) e Nayaf accettaono di spedire 2000 kg di cocaina a Caracas, usando gente di UN, da cui Nayaf poteva facilitarne il trasporto a Parigi. Nayaf spiegò che avrebbe utilizzare il suo jet di linea 727, sotto copertura diplomatica, per il trasporto della cocaina. Nayaf disse a “UN” che poteva trasportare 20000 chilogrammi di cocaina nel suo aereo di linea, e propose ad “UN” di inviarne 10-20000 chilogrammi in futuro. “UN” chiese perché Nayaf, presumibilmente devoto musulmano, fosse coinvolto nel narcotraffico. La risposta di Nayaf illumina ciò che oggi è noto del finanziamento del terrorismo saudita, meritevole di attenta lettura. Durante l’incontro di Riyadh, Nayaf rispose alla domanda di “UN” affermando che “è un rigoroso sostenitore del Corano musulmano (sic)”. “UN” dichiarò, “Nayaf non beve, non fuma né viola qualsiasi precetto del Corrano (sic)”. “UN” chiese a Nayaf perché voleva vendere cocaina e Nayaf rispose che il mondo è già condannato e che era stato autorizzato da Dio a venderla. Nayaf disse a “UN” che poi avrebbe capito le vere intenzioni del suo narcotraffico, sebbene poi non dicesse altro. Il narcotraffico del principe saudita fu distrutto da DEA e polizia francese nell’ottobre 1999. Il riciclaggio di narcodollari a sostegno dei terroristi di al-Qaida in Afghanistan e Pakistan, la rigida interpretazione del Corano nel futuro governo dell’Arabia Saudita, il ritorno della temuta polizia religiosa, la “mutawin” e la repressione del legittimo dissenso interno in Arabia Arabia: questo è lo stile di governo che re Salman porta all’Arabia Saudita.

Muhammad bin Nayaf con Hillary Clinton

Muhammad bin Nayaf con Hillary Clinton

La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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