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Riflessioni intorno alla sovranità e alla liberazione

di Antonio Grego - 10/03/2015

Fonte: Il Discrimine


invenzione_occidentePremessa: la fonte di tutti i problemi che affliggono l’Europa (per lo meno i principali e, a cascata, tutti gli altri) è una sola: la confusione, voluta e alimentata dalle élite, tra l’Europa e l’Occidente come concetto ideologico e metastorico, il quale sebbene oggi comprenda quasi tutti i paesi più industrializzati, ha un suo centro irradiante che sono gli Stati Uniti, e due appendici, o metastasi, nel continente eurasiatico che sono l’Inghilterra e Israele.

Già su questo punto essenziale molti che affermano di volersi opporre al presente stato di cose non concordano o preferiscono lasciarsi distrarre da altri problemi secondari scambiando le cause con gli effetti.

Data questa premessa, leggendo alcune discussioni sul tema, sia in russo che in italiano, mi sono accorto che, benché ormai molti abbiano capito sia il problema sia la o le soluzioni – ovvero il contrasto dell’azione degli Stati Uniti ad ogni livello e la liberazione delle nazioni da essi occupate, compresa l’Italia – questi sembrano rimandare l’iniziativa della liberazione ad un ipotetico futuro, delegandola a degli altrettanto ipotetici liberatori esterni (Putin, i russi, gli iraniani, Assad, “l’Asse della resistenza”, i cinesi eccetera), sfogandosi e ‘masturbandosi’ su internet, ma per il resto vivendo come l’occidentale medio qualsiasi, di fatto rassegnati e sottomessi.

Allora, non dico che bisogna diventare fanatici, asserragliarsi nella “torre d’avorio” dell’odio cieco verso il “mondo moderno” o la tecnologia perché essa è il frutto dell’Occidente (cosa tra l’altro falsissima) ecc. No, è fino ad un certo punto comprensibile e condivisibile avere dei passatempi che ci allietino e distraggano dalle fatiche quotidiane o spendere soldi anche in beni voluttuari e strumenti tecnologici che possono facilitare o velocizzare alcune faccende.

Ma sorge il sospetto che in realtà il mezzo determini il contenuto e lo influenzi ad un punto tale che anche il contenuto stesso viene ad essere traviato, e che il disagio che si prova nella situazione presente spinga i suddetti ad adattarsi sempre più, invece che a ribellarsi. Allora tutto diventa un alibi per l’inazione.

Alla fine bisogna ammettere che esiste una debolezza umana, cioè quella di preferire la comodità, il consueto tran-tran piuttosto che rischiare di perdere tutto.

Le parole chiave qui sono “rischiare” e “osare”. Anche gli anglosassoni riconoscono che… Who dares wins. Perché la libertà, quella vera (l’opposto di quella illusoria occidentale) è in realtà un tuffo nell’ignoto. È il sacrificio, la lotta per la sopravvivenza.

Memento audere semper ci esorta il celebre detto dannunziano, ricordandoci che non si ottiene nessun obiettivo senza osare e rischiare qualcosa. Ora la domanda è: cosa bisogna osare e per cosa bisogna rischiare?

Come si diceva nella premessa, l’origine dei problemi discende dall’assurda convinzione che l’Europa (e quindi anche l’Italia) siano parte di un’unica civiltà insieme agli Stati Uniti, all’Inghilterra e a Israele, mentre i nostri vicini come il Mondo arabo, la Russia e l’Iran sono qualcosa di irriducibilmente “altro” con cui è inevitabile lo “scontro di civiltà”, perché “non rispettano i diritti umani” che sono la base della “civiltà occidentale”.

Speriamo che il lettore abbia compreso che ci troviamo di fronte ad una propaganda che continua ormai da oltre sessant’anni tesa ad imbarcarci in una guerra per difendere gli interessi del mondo anglosassone contro il resto del mondo, e in particolare per conquistare l’Heartland – il “Cuore del mondo” – e controllare così il mondo intero.

triade-kippaLa verità è che non una singola seppur minima decisione può essere presa negli interessi del popolo senza una piena sovranità politica, economica, culturale e militare, attualmente assente sia in Italia che in Europa. Bisogna quindi osare rompere la gabbia del linguaggio e delle regole imposte per sviarci e dividerci, bisogna osare riprendersi la sovranità, cioè il diritto di decidere in autonomia, di comandare a casa propria, con ogni mezzo.

La sovranità nessuno la regala, ma va conquistata con mezzi politici, economici o militari, oppure tutti e tre insieme, tuttavia richiede grossi sacrifici e non basta semplicemente un appello su internet o una manifestazione una tantum in piazza. In un modo o nell’altro la sovranità, e quindi la libertà, vanno conquistate combattendo e sacrificando qualcosa: il proprio tempo, i soldi, i propri interessi personali, nei casi estremi anche la libertà personale o la vita. Un compito importante richiede sacrifici importanti e una lotta di liberazione lo è, perché non ci sono dubbi che l’Italia sia una colonia degli Stati Uniti occupata militarmente con oltre cento basi ed installazioni militari. Senza contare tutto il resto, ovvero l’influenza politica, economica e culturale, progressivamente sempre più asfissiante.

Quello che è avvenuto negli ultimi anni in Siria e nel Donbass è la dimostrazione di tutto questo e deve essere il nostro esempio. Nessun occupante, e specialmente l’Occidente, toglie il disturbo da solo, di sua spontanea volontà, perché qualche babbeo su Facebook scrive commentini sulle foto di Obama e fa il tifo in stile calcistico per Putin. Il cosiddetto “geopoliticismo” può portare per assurdo anche a questo, a credere che i destini del mondo, quindi anche dell’Italia, dipendono dal prossimo incontro tra Putin e Obama. Quindi è sottinteso in questo pensiero che noi non dobbiamo fare niente, ma solo fare il tifo su internet e al massimo diffondere qualche articolo che tanto a tutto ci penseranno i vari leader stranieri.

No, nessuno ti verrà mai a liberare. Scordarselo all’istante. È una legge della storia e della vita. Ti devi liberare da solo, al massimo sfruttando un “aiutino” da chi è interessato a far sloggiare gli Stati Uniti da un determinato territorio. No, non ci sarà mai nessuna “liberazione automatica” perché “il dollaro è prossimo al suo crollo”, “Putin si allea coi cinesi e sbaragliano gli Usa” e via fantasticando.

Altro che questo. Ci vuole un atto di volontà.

I popoli siriano e russo ci hanno finalmente dato una grande lezione. Ci hanno fatto vedere che loro sono disposti a perdere tutto e hanno (quasi) perso tutto per ottenere una sola cosa: il non dover vivere in ginocchio. Attenzione perç: quei popoli avevano già subito diverse guerre e rivolgimenti politici negli ultimi decenni per cui erano già predisposti per così dire ad opporsi con la forza contro un’aggressione esterna. Inoltre nei loro casi abbiamo due culture, come quella russa e quella araba-siriana, che meno delle altre, per motivi interni, hanno subito l’influsso nefasto dell’Occidente o – usando un altro termine in voga in Francia – della Mondializzazione, con tutto il suo portato di corruzione e dissoluzione.

basi USA in Italia_2Invece, nelle nazioni integrate nel cosiddetto “Occidente” come l’Italia, un relativo benessere unito ad una propaganda pervasiva ed in continua espansione hanno prodotto un decadimento non solo politico ed economico, ma persino antropologico e, oserei dire, spirituale dei cittadini. Le conseguenze evidenti di questa degradazione sono sotto gli occhi di tutti: rassegnazione, menefreghismo, fuga nelle illusioni e nei “paradisi artificiali”, enorme crescita delle “devianze” in tutti i campi. Per non parlare dell’enorme aumento dei suicidi (spesso con strage dei familiari) indice di pazzia diffusa, disperazione senza speranza e, in ultimo, egoismo di chi sceglie di auto-terminarsi piuttosto che risolvere i problemi.

Possiamo perciò dire che prima di pensare a liberare uno spazio fisico – nello specifico l’Italia e l’Europa – bisogna prima di tutto liberare se stessi. L’ascesi e la liberazione individuale sono la precondizione necessaria. Dopo di che si può agire sul piano materiale e, finalmente, parlare di Patria senza essere ridicoli. S’inizi a fare la guerra dentro se stessi e contro se stessi, e poi, a liberazione “spirituale” conseguita, si saprà cosa fare. Avere un obiettivo chiaro e perseguirlo fino in fondo e cambiare il proprio stile di vita in relazione a questo e non il contrario. In generale vivere spartanamente e rettamente. Con questo spirito vanno affrontate la propria guerra interna e, successivamente, quella esterna.