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Bombe chimiche e navi radioattive nel mare delle Marche

di Gianni Lannes - 25/03/2015

Fonte: Gianni Lannes





di Gianni Lannes

Ecco il documento inequivocabile rintracciato dal professor Alessandro Lelli nell'archivio della Luftwaffe (aviazione militare tedesca) che attesta l'affondamento da parte dei soldati germanici, in un'area compresa tra Pesaro e Vallugola, entro le 3-4 miglia dalla costa, di ben 1316 tonnellate di bombe all'iprite ed 84 tonnelate di bombe all'arsenico. Ovviamente, le autorità italiane sanno tutto da un pezzo, ma fanno finta di niente, a scapito dei sudditi, silenti ed ossequienti.


Di seguito la risposta (datata 11 dicembre 2012) del ministro della Difesa Di Paola, all'interrogazione a risposta scritta 4/15092:

"Si soggiunge, in ultimo, che l'istituto superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale (Ispra) ha chiarito che la bonifica delle cosiddette «aree di affondamento» di ordigni costituisce una problematica di difficile soluzione per motivi di carattere sia tecnico che economico, in quanto: l'affondamento di residuati bellici, dopo il secondo conflitto mondiale - così come in altre parti del mondo - è spesso avvenuto, per minimizzare i costi, in fondali non ufficialmente segnalati e non in quelli prescritti; l'attività della pesca a strascico, protrattasi nei decenni, ha determinato una consistente estensione delle aree «a rischio», poiché, a seguito di eventi di raccolta accidentale, i residuati bellici sono stati successivamente riaffondati in aree prima sgombre; i residuati bellici a caricamento chimico si trovano in uno stato di conservazione pessimo, a seguito della prolungata azione della corrosione marina; ciò determina ulteriori difficoltà di rimozione ed elevati rischi per gli operatori, oltre a richiedere l'impiego di mezzi tecnologicamente avanzati, con conseguente aumento dei costi. L'ISPRA ha, inoltre, specificato che, fra le iniziative volte a minimizzare il rischio per gli ambienti marini e per chi opera in mare, potrebbe essere presa in considerazione la costituzione di un gruppo di esperti ad hoc, con il compito di stabilire priorità e modalità di intervento (prospezione, indagini ambientali e bonifica necessarie) per affrontare la complessa problematica.  In conclusione, nel ribadire che la ricerca e la neutralizzazione su terra e in mare di ordigni esplosivi rientrano nelle attività di tipo concorsuale - che esulano dai compiti prioritari delle Forze armate e sono condotte su richiesta dei Dicasteri/Autorità competenti (sui quali ricadono gli oneri di spesa) - si conferma la disponibilità della Difesa a valutare con la massima attenzione le richieste di intervento".

Non è tutto. Sempre al largo di Pesaro, come attestano gli atti di indagine della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, è stata affondata dolosamente, il primo agosto 1988, la nave Anni (bandiera maltese) imbottita di scorie radioattive. Infatti, a  pagina 12 di un rapporto dell'Arma dei Carabineri, a firma del capitano Ivano Tore, si legge testualmente:

«I punti di affondamento delle navi "ANNI" e "EURORIVER", entrambe di bandiera maltese, di cui ai punti 9. e 16., trovano riscontro con i punti di dispersione delle scorie pericolose previste dal progetto O.D.M. del Comerio nella parte indicata dal punto C. AREE NAZIONALI ITALIANE».