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Decurtate le pensioni! Lo dice Tito Boeri

di Eugenio Orso - 29/04/2015

Fonte: Pauperclass



Economisti di gran fama, bocconiani, anche loro come i piddini servi della troika, si spendono per fare proposte che rendano più “equo” il sistema pensionistico! L’ultimo della serie è lo stimatissimo professor Tito Boeri, esperto di mercato del lavoro, di welfare e, con tutta evidenza, anche di manipolazione delle pensioni.

Le continue riforme delle pensioni sono sempre nell’aria. L’attacco a pensionati e anziani è cominciato negli anni novanta ed è stato sollecitato, per lettera, dalla bce in quella fatidica estate del 2011, quando si preparava l’avvento del primo governo-Quisling nell’interesse troikista, cioè l’esecutivo-fantoccio di Mario Monti.

Ricordiamo in sintesi le tappe principali del massacro dei lavoratori anziani: 1) Giuliano Amato, DL 503 del 1992, innalzamento dell’età per la pensione di vecchiaia e altre novità. 2) Lamberto Dini, L 335 del 1995, passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. 3) Romano Prodi, L 247 del 2007, con introduzione delle quote per accedere alla pensione, determinate dall’età più gli anni lavorati. 4) Elsa Fornero, Art. 24 DL 201 del 6 dicembre 2011 detto ironicamente “Salva Italia”, con estensione a tutti del sistema contributivo per la pensione, nuovo innalzamento dell’età pensionabile, creazione conseguente degli “esodati”, cioè coloro che in base ad accordi categoriali o aziendali accedevano al pensionamento anticipato rispetto ai precedenti requisiti.

Oggi si agita l’infame marionetta Tito Boeri, voluto (non a caso) da Renzi alla guida dell’Inps, incaricato di preparare entro giugno, con le sue brillanti “proposte” al governo, la mazzata 2015 da infliggere ai pensionati.

Sarà Tito  Boeri – economista al servizio del sistema di sfruttamento neoliberista – l’equivalente, per Renzi, del giuslavorista Pietro Ichino, questa volta in materia di prestazioni pensionistiche Inps? E’ possibile, se non probabile. Boeri fa una proposta che può piacere anche “in Europa” e Renzi la coglie al volo, obbedendo agli ordini della troika e colpendo i pensionati “ricchi”, ex lavoratori pubblici, ex dipendenti privati o ex lavoratori autonomi che siano.

La parola d’ordine scelta, in questo caso, è “equità”. Si simula la lotta ai privilegi e alle pensioni d’oro, sbandierando l’equità come “filosofia di fondo” da seguire, con pelosa attenzione nei confronti degli ultra-cinquantacinquenni più poveri e senza lavoro. Saranno in molti gli idioti che crederanno a un’azione di contenimento sulle pensioni alte, finalizzata ad aumentare quelle minime, o a concedere redditi minimi a chi non ha niente. Morale della favola, l’Inps di Tito Boeri farà le sue proposte e il governo piddì di Renzi agirà, sfornando l’ennesima riforma per metterlo in culo agli italiani.

Ricordiamoci che anche la battona mercatista Fornero, quando ha esordito nel 2011 come ministro, strillava “basta privilegi!” e poi ha colpito, con spietatezza, lavoratori indifesi, attaccati al loro piccolo reddito di sopravvivenza, rendendoli “esodati” a centinaia di migliaia. Quasi quattrocento milia vittime, costituite da coloro che sono caduti nella trappola dell’interruzione volontaria del rapporto di lavoro – senza aver ancora maturato tutti i requisiti per andare in pensione – in situazioni di crisi aziendale o altro, che da allora si trovano senza reddito o con sussidi insufficienti per poter campare. Un vero e proprio eccidio, temperato da appena qualche decina di migliaia di “salvaguardati”.

La differenza fra la proposta Boeri, così come la conosciamo, e l’ignobile “legge Fornero” è che la complice di Monti ha colpito quelli che si trovavano a “metà del guado”, non più pensionabili per il cambio dei requisiti, mentre lo sciacallo-economista Boeri vuol colpire i già pensionati, con pensioni superiori ai duemila euro lordi mensili! In pratica, soprattutto quelli nella fascia fra i duemila e i tremila lordi, che sono i più numerosi.

Secondo il concetto che ha dell’”equità” Tito Boeri – allineato con gli interessi del grande capitale finanziario – un netto di mille e seicento o mille ottocento euro mensili è troppo elevato, addirittura offensivo per il resto della popolazione (opportunamente impoverito), e quindi bisogna ridurlo drasticamente, imponendo un sostanzioso “contributo”. Naturalmente, le vere pensioni d’oro, come quelle degli apparatchik della magistratura – che sappiamo essere veramente alte e ingiustificate – blindate come sono non saranno toccate, o lo saranno solo marginalmente.

Tito Boeri, complice di Renzi alla guida dell’Inps, fa astutamente la proposta del reddito minimo (per ora mediaticamente), a beneficio di coloro che hanno almeno cinquantacinque anni, sono senza lavoro e in condizioni di povertà. Reddito che potrà essere addirittura di seicento euro mensili. I beneficiari dell’elemosina potrebbero essere qualcosa di più di duecento mila e si dovrebbe stare comodamente entro il miliardo e mezzo di spesa. E’ chiaro che i suddetti continueranno a essere poveri e senza lavoro, con l’acqua alla gola, nonostante la “generosa” oblazione per simulare “equità”.

Sull’altro versante, si dovranno colpire i pensionati “ricchi”, scampoli di ceto medio risalenti all’era keynesiana dello stato sociale, che possono ancora permettersi duemila euro lordi mensili! O addirittura di più! Stando però bene attenti – e questo ovviamente non si dice – a non irritare con l’imposizione del contributo i nobili magistrati o gli alti dirigenti pubblici.

Pesa sulla testa dei pensionati anche la svalutazione degli assegni pensionistici, retaggio dell’infame “riforma Dini”, che prevede il collegamento fra la capitalizzazione dei contributi maturati dal soggetto all’andamento del Pil nel quinquennio precedente. Ora, se l’andamento è negativo, con segno meno, non ci sarà una rivalutazione degli importi versati proporzionale a una crescita, nel quinquennio precedente, che non c’è stata, ma al contrario, la loro svalutazione in termini reali. Così probabilmente sarà nel concreto, anche per gli anni venturi. La verità è che l’Inps di Boeri – che deve fare “proposte” sulle pensioni al governo Renzi, con lo scopo evidente di ridurre la spesa pensionistica – è orientata verso la svalutazione dell’assegno pensionistico per quelli che andranno in quiescenza dal 2015.

Poco importa, viste le intenzioni, se si proporrà – come va cianciando il massacratore sociale Boeri – di pagare tutte le prestazioni (pensioni e indennità di accompagnamento) il primo di ogni mese e non più in date differenti in rapporto alla prestazione e al fondo di gestione.

Se si svaluterà l’assegno pensionistico per coloro che andranno in quiescenza dal 2015 e si diminuiranno forzatamente le pensioni dei rimasugli di ceto medio, con la scusa del “contributo di solidarietà”, moltissimi – non ricchi e per niente privilegiati – lo piglieranno in culo, nonostante la conclamata e “egualitaria” unificazione dei pagamenti a inizio mese! Ciò che non si dice è che ai veri privilegiati si concederanno le solite scappatoie, per evitare che le loro lussureggianti pensioni siano ridotte alla metà dall’applicazione del contributo.

In teoria, si afferma di voler colpire solo le pensioni alte e, nello stesso tempo, quella parte della pensione “d’oro” non giustificata dai contributi versati, in ossequio alla legge riforma del 1995 che ha stabilito il cosiddetto sistema contributivo (cioè la differenza fra la pensione effettivamente intascata e quella, più bassa, che si sarebbe intascata con il sistema contributivo). Per il sostanzioso contributo, si pensa a tre aliquote scaglionate in funzione del reddito: il 20% da duemila e tremila euro lordi mensili, il 30% da tremila a cinquemila e il 50% oltre i cinquemila. In progressione sempre per ragioni d’“equità”!

I pensionati da colpire con l’imposizione del contributo sarebbero “soltanto” un milione e settecentomila, in pratica ex lavoratori dipendenti, del privato e del pubblico. Una vera bazzecola, visti i numeri! E’ chiaro che la maggior parte delle future vittime del contributo-Boeri si posiziona fra i duemila e i tremila euro lordi mensili e la maggioranza della maggioranza fra i duemila e i duemila e cinquecento. Il che vuol dire che tanti non arrivano, già oggi, a duemila netti il mese e altri superano di poco questa soglia. Ecco i “privilegiati” gonfi di danaro che Boeri, Renzi e la troika vogliono colpire! Si punta, in ossequio agli interessi della grande finanza, a impoverire definitivamente i rimasugli di ceto medio, specie se anziani e perciò del tutto inutili per la creazione di nuovo valore finanziario.

In questa sporca operazione che colpirà i pensionati, si usano spesso le espressioni propagandistiche “privilegiati” e “pensioni d’oro”, senza che vi sia una reale intenzione di castrare i veri abbuffoni, che vivono una quiescenza dorata e assolutamente ingiustificata, come ad esempio i magistrati (il riformatore di pensioni Giuliano Amato è ancora attivo e membro della corte costituzionale!) o i politici con tanto di vitalizio.

Cari pensionati, che gravate come macigni sulla spesa pubblica e sulla “ripresa”, siete pronti a prenderlo, ancora una volta, selvaggiamente in culo?