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Quello che dei flussi migratori non vogliamo vedere

di Alessandro Lauro - 29/04/2015

Fonte: Movimento decrescita felice


Soltanto persone con sguardo piccolo e mente piccina possono pensare che i flussi migratori si potranno attenuare o fermare. Sicuramente potranno essere gestiti e governati meglio. E questo non solo è auspicabile ma anche urgente.

C’è da dire che questo fenomeno non è soltanto recente ma è in atto da diversi anni, decenni oramai e non solo nel nostro mediterraneo, e con molte sfaccettature. A metà ottobre del 2003, le nostre autorità italiane individuarono una nave diretta in Italia che trasportava profughi provenienti dall’Africa. Tale imbarcazione era rimasta alla deriva per più di due settimane senza combustibile, cibo ed acqua e aveva perso molti dei suoi “passeggeri”. All’inizio i cadaveri erano stati gettati in mare ma col passare dei giorni, indeboliti, non avevano più le forze per sollevarne i corpi. Così che vivi e morti hanno condiviso lo stesso viaggio. Stiamo parlando del 21 ottobre 2003.

In tutti questi anni le vittime sono tremendamente aumentate e la cosa più scandalosa umanamente è che pochi sono stati gli atti per cercare di capire e di risolvere questa situazione.

Oggi sappiamo che queste persone fuggono per motivi politici, economici ed ambientali. Basti pensare a Stati oramai dimenticati come la Somalia, che producono profughi di tutte e tre le categorie. Questo stato è un caso ecologico disperato, è sovrappopolata, sfruttata all’inverosimile e la desertificazione che avanza ha distrutto quasi tutta la sua economia basata sulla pastorizia.

Molti dei profughi somali sono diretti verso lo Yemen che è altrettanto in declino. I dati dei richiedenti asilo raddoppiano di anno in anno. Ovviamente spostamenti di questo tipo finiscono per aggravara inevitabilmente la già critica situazione ambientale e territoriale delle popolazioni “ospitanti”, accelerandone il tracollo.

Il 30 aprile del 2006 52 uomini provenienti dal Senegal forse diretti alle Canarie restano alla deriva per troppo tempo. Dei 52 ne restano solo 11, di corpi, mummificati. Nelle mani di uno di questi giovani fu trovato un biglietto con su scritto: ” Vorrei inviare soldi alla mia famiglia a Basada, in Senegal. Per favore scusatemi, arrivederci”. Tali flussi sono sempre in attività.

Non solo l’Europa con le coste Italiane o spagnole ma anche il centro America, come Honduras, Guatemala, Nicaragua ed El Salvador sono punti di partenza verso il Messico che altro non è che una porta verso gli Stati Uniti. In questi casi non si usano navi ma binari sui quali treni merci diventano mezzi di trasporto presi al volo. Innumervoli sono i casi di incidenti nei quali gli immigrati perdono arti nel tentativo di prendere al volo il treno.

Nuovi poveri. Il flusso sulle nostre coste e su quello di altri Paesi europei e mondiali ci deve dire qualcosa di più importante della semplice emergenza da risolvere. Emergenza poi, mi sembra un termine abusato, visto che il fenomeno avviene da almeno dodici anni con regolarità.

Tuttavia questi fenomeni ci dicono che stiamo eludendo il problema principale. Il grande assente: Il problema ambientale e le conseguenze che esso comporta e comporterà.

E’ stato calcolato che entro il 2050 avremo un aumento di 2.4 miliardi di persone e che questi andranno a nascere in zone dove le falde idriche sono già in calo. Ciò significa, che oltre ai profughi di guerre (sempre in atto), avremo profughi dell’acqua che per necessità si sposteranno altrove. India, Cina, Messico e naturalmente l’Africa del nord,  le principali Nazioni interessate. Dove andranno? Ovviamente dove c’è acqua, pubblica o privata che sia. Il fenomeno è in realtà già in atto. Basti pensare ai numerosi villaggi dell’Iran che costantemente vengono abbandonati proprio per questa ragione.

Anche i così detti Paesi emergenti quali Brasile, vivono questa difficoltà. Basti pensare che sarebbero circa 66 milioni di ettari colpiti dalla desertificazione che avanza. Stessa situazione per il Messico che è colpito nella misura di almeno 59 milioni di ettari di terra desertificati. Tutto ciò, è di facile intuizione, indurrà le persone a spostarsi per sopravvivere.

Ma non è tutto qui. Se la desertificazione muove e muoverà sempre più persone, l’innalzamento del mare che sarà causato dal cambiamento climatico già in atto, ne sposterà molti di più.

I flussi di poveri migranti che muoiono nei nostri mari sono quindi solo il macabro assaggio di quello che potremmo assistere nei prossimi anni. Non solo le guerre causate da un occidente mai sazio di se stesso e dei suoi stili vita, sono la causa di spostamenti enormi di persone. E’ l’emergenza ambientale che spingerà sempre più persone a muoversi in massa in cerca di vita!

E chi ha causato l’emergenza ambientale? chi ha sfruttato la terra considerandola proprietà privata per il “benessere” di pochi? Chi ha avuto la cecità di non pensare alle future generazioni? La risposta non è molto complessa.

Sicuramente e senza alcun dubbio le società che hanno perseguito e ancora ciecamente perseguono la crescita economica come unica possibilità di salvezza e benessere hanno grosse responsabilità in tal senso.

Avremo sempre di più fenomeni complessi e contemporanei da dover affrontare e tali fenomeni sono il frutto amaro e marcio dell’illusione della crescita come unica via di benessere. L’aver escluso l’ambiente e la sua tutela dalla partita economica è stata ed è la scelta più sciagurata che si possa attuare.

Ancora dubbi sull’importanza di una vera decrescita felice?