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Isis e Israele, due facce della stessa medaglia

di Amani Sadat - 19/05/2015

Fonte: Il Faro sul Mondo





”Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle terre e l’eliminazione di ogni servizio sociale per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba”, David Ben-Gurion, Maggio 1948, agli ufficiali dello Stato Maggiore. Oggi l’opinione pubblica, grazie alla manipolazione dei media, si è abituata ad associare il radicalismo all’Islam al punto che la collettività ha cominciato a considerare la fede islamica come l’espressione per eccellenza d’integralismo, terrorismo ed estremismo. I media quotidianamente mettono in luce eventi e fatti critici che avvengono per mano di terroristi ed estremisti “musulmani” che hanno un unico scopo: islamizzare e terrorizzare il mondo. Tutto ciò comunque non tiene in considerazione che queste realtà (Isis, Al-Qaeda ecc..) sono realtà fantoccio che servono per giustificare nuove guerre e nuovi massacri.

Non vi è nulla di islamico nello Stato Islamico, o Isis. In realtà è una massa di criminali asserviti, arrabbiati e assetati di sangue che dell’Islam capiscono poco. L’Isis è una realtà apparsa dal nulla, fornitissima di armi e mezzi ultramoderni. Tuttavia lo svarione islam uguale terrorismo, discriminazione ed ignoranza è assolutamente sbagliato ed ignorante. In questo modo si svaluta l’enorme contributo, che l’Islam in quanto civiltà millenaria, ha apportato a tutta l’umanità. Per millenni cristiani provenienti da tutta l’Europa, scappando dall’inquisizione e dalle discriminazioni, si rifugiavano in Paesi di fede islamica, liberi di professare la loro fede. Queste persone colpite da miseria, ingiustizie e inquisizioni fuggivano dall’Europa per andare nei Paesi del nemico per definizione, per vivere sotto le regole e i precetti della religione islamica.

La storia è ricca di esempi di tolleranza da parte dei Musulmani nei confronti di altre religioni: quando il califfo Omar entrò a Gerusalemme, nell’anno 634, l’Islam concesse libertà di culto a tutte le comunità religiose della città. Per secoli l’Islam e gli imperi arabi o semplicemente islamici (come quello ottomano) hanno esportato in tutto il mondo progresso e conoscenza, arte e cultura. Per secoli i popoli islamici hanno vissuto un’età d’oro di un Islam progressivo che ha buttato giù le basi del rinascimento Europeo. Tutto ciò quando ancora i Paesi occidentali vivevano nell’arretratezza e nell’ignoranza. Gli ebrei per esempio non sono mai stati perseguitati dagli arabi, vivevano liberi di professare il proprio credo e soprattutto liberi di lavorare. Una convivenza pacifica, non senza problemi e scontri, ma comunque senza che una parte opprimesse l’altra. La Legge Islamica consentiva anche alle minoranze non musulmane di stabilire una propria corte di giustizia con regole specifiche per le diverse minoranze.

Mentre, se pensiamo ad oggi e pensiamo alla fondazione dello “Stato” d’Israele troviamo una nazione basata su un esclusivismo etnico con una base prettamente religiosa. Uno Stato frutto del pregiudizio e dell’intolleranza. Oggi il sionismo è presente al pari dell’estremismo in nome dell’Islam, ed è un ideologia che comporta e afferma l’annientamento di un intero popolo, quello musulmano. L’assorbimento della Palestina da parte dei sionisti è solo il primo passo verso l’ascesa della “grande Israele”. Criticare Israele è divenuto un tabù socio-politico tanto che l’opinione pubblica non riesce più a vedere la verità.

Israele è diventata tanto radicale, intollerante ed estrema quanto l’Isis. L’Isis e il sionismo condividono non solo gli stessi valori ma soprattutto ideologie identiche. Anzi forse l’Isis è proprio una creazione del sionismo programmata a servire i suoi interessi egemonici nel Levante ovvero per la nascita della grande Israele, una nuova realtà politica ed istituzionale. Theodor Herzl, il padre fondatore del sionismo diceva: “L’area dello Stato ebraico si estende dal Nilo sino all’Eufrate”. Fin dal suo emergere in Europa nel XIX secolo, i sostenitori del sionismo hanno ambito e fatto pressione per ricreare quel che consideravano una loro eredità politica e religiosa, il loro diritto di nascita: il ristabilimento di uno Stato ebraico, esclusivo per il popolo d’Israele, entro il territorio designato come “Terra promessa” nelle Scritture.

Per quanto riguarda il problema palestinese, Israele ha da sempre operato in modo sistematico per sradicare e negare l’identità nazionale dei palestinesi, puntando a ripulire lentamente la terra che concepisce come propria. Quindi tutto ciò che è Israele, è l’esatto opposto di democrazia o tolleranza, una nuova forma di imperialismo. Per questo Israele può essere definito come un accampamento di coloni, una conseguenze del colonialismo e dell’imperialismo europeo. Se la Palestina non fosse caduta sotto il mandato britannico forse sarebbe stato molto più complesso per i sionisti occupare la Palestina. L’esempio per eccellenza di antidemocratico, di intolleranza, di discriminatorio e terroristico è di per sé la nascita d’Israele. Se si vuole seriamente sradicare il fondamentalismo dal Medio Oriente, la comunità internazionale deve guardare ad Israele, poiché è lì che si trova la fonte del terrorismo.

Israele ed Isis sono pressoché identiche anche e soprattutto nella violenza. Se l’Isis si è dimostrato rivoltante, con le sue uccisioni di civili innocenti e il suo gusto per le macabre esecuzioni pubbliche, lo stesso si può dire di Israele. Ricordiamoci solo i massacri di Sabra e Shatilla ordinati da Ariel Sharon nei quali vennero uccisi migliaia di civili palestinesi. Oppure la scorsa estate quando Israele prese di mira bambini su una spiaggia di Gaza. Ed è Israele a giustificare l’uccisione di donne e bambini nel nome della propria sopravvivenza. Oggi le popolazioni arabe vivono nell’arretratezza, nella guerra e in un contesto destabilizzato non per l’Islam ma per le politiche corrotte dei regimi che non fanno altro che gli interessi delle potenze egemoni.

Purtroppo nei nostri giorni vengono rese sacre solo le innegabili sofferenze degli ebrei dell’olocausto e non quelle, altrettanto innegabili, di altri popoli. Si pretende la perenne espiazione di colpe mai commesse da parte di popoli assoggettati a sensi di colpa che non dovrebbero avere. I palestinesi non hanno colpe riguardo alla tragedia ebraica del secondo conflitto mondiale, così come non ne hanno i cittadini europei d’oggi, nati nel dopoguerra. Con questo ricatto e con questi falsi sensi di colpa Israele si è potuta permettere per oltre sessant’anni di agire impunita compiendo i peggiori crimini contro l’umanità, uccidendo, rubando, espropriando, imprigionando, rendendo la vita impossibile alla popolazione indigena arabo-palestinese, come a tutti i popoli confinanti. L’arroganza e la disumanità che guida le menti dei capi e dei gregari sionisti, è questo il vero terrorismo e il vero estremismo. Non vi è alcun nesso fra le sofferenze degli ebrei europei e la punizione collettiva della popolazione indigena palestinese. I veri terroristi sono quelli che mascherandosi sotto lo stendardo di una falsa democrazia agiscono impuniti con arroganza e disumanità.