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Siria e Grande Gioco Mediorientale

di Gulam Asgar Mitha - 12/10/2015

Fonte: Aurora sito

1028050272È finita! Il grande gioco per le acque calde dell’Oceano Indiano è stato vinto economicamente dalla Cina, che ne ha avuto l’accesso dal Pakistan dopo le perdenti avventure militari di Gran Bretagna, Unione Sovietica e Stati Uniti. Ora il Grande Gioco in Medio Oriente inizia con l’ingresso della Russia nella regione. Chi saranno i vincitori e i perdenti avrà risposta in futuro. Tuttavia l’analisi del gioco è dovuta. Hezbollah s’è illustrato contro la potenza nucleare mediorientale Israele sostenuta dalla sola superpotenza globale, nel luglio 2006, ed ha vinto. L’Iran è sopravvissuto a 15 anni di sanzioni paralizzanti imposte da Stati Uniti ed Europa, ed ha vinto tanto che è stato riconosciuto da Stati Uniti ed alleati quale potenza regionale. L’Iraq si riprende con l’aiuto dell’Iran. La Siria, sostenuta da Hezbollah e Iran, combatte una guerra civile da oltre 4 anni impostagli da Arabia Saudita ed alleati tra cui il famigerato Stato islamico, e dal membro della NATO Turchia, sostenute da Stati Uniti ed Europa. E’ la potente alleanza Hezbollah-Siria-Iran-Iraq che la Russia accetta ed è disposta a sostenere. In questo articolo, ci si astiene dal parlare di sciiti e sunniti in quanto danno una connotazione etnica, esattamente ciò che Stati Uniti e sauditi vogliono.

Dopo lo stallo con l’occidente sulla questione ucraina, la Russia ha deciso di diventare soggetto attivo nel grande gioco. Putin, maestro degli scacchi, ha fatto la mossa in Siria, dopo aver riconosciuto l’alleanza iraniana e la debolezza dell’alleanza saudita. Putin ha calcolato ogni possibile mossa sulla scacchiera e deciso che ora può ripagare l’occidente dell’umiliazione sofferta in Afghanistan. Il terreno e gli attori in Medio Oriente sono significativamente diversi dall’Afghanistan. Alcuni esperti sono del parere che la Russia abbia aspettato la firma dell’accordo nucleare Stati Uniti-Iran prima di lanciarsi nel supporto completo alla Siria, dimostrando ancora il buon senso diplomatico e politico di Putin.
Primo, l’intero mondo islamico aveva speso risorse umane e finanziarie contro i sovietici in Afghanistan, sostenuto dall’intelligence statunitense. Questa volta il mondo islamico è diviso tra l’alleanza guidata dall’Iran e l’alleanza sostenuta dall’Arabia Saudita. Tra le due alleanze musulmane, l’alleanza iraniana si è dimostrata più forte, senza alcun supporto estero. Quindi Putin ha puntato al sostegno della Siria di Bashar al-Assad e quindi sull’alleanza dell’Iran.
Secondo, la Russia ha forti interessi militari, strategici e geopolitici in Siria per via del “Punto di supporto tecnico-materiale” navale attivo dal 1971 nella città sulle coste mediterranee della Siria di Tartus. La struttura è l’unico punto di riparazione e rifornimento della Marina russa, permettendo alle navi da guerra russe di viaggiare da e per le basi del Mar Nero attraverso gli stretti turchi dei Dardanelli, sul Mar di Marmara e sul Bosforo. La Russia non può permettersi di perdere questa struttura. Ora vi sono rapporti confermati che la Russia ha costruito e gestisce un base aerea sulla città costiera siriana di Lataqia, a sud di Tartus, bastione alawita di Assad. La Russia vi basa 34 aerei ad ala fissa: 12 Su-25, 12 Su-24M2, 4 Su-30SM, e 6 Su-34. La base di Lataqia ha permesso ai russi di monitorare e consigliare i siriani sulle operazioni di volo statunitensi dalla base aerea turca di Incirlik. La base aerea serve anche da monito alla NATO a non impegnarsi nello spazio aereo siriano.
Terzo, Putin non solo mira contro Stati Uniti e loro alleati in Medio Oriente per l’umiliazione in Afghanistan, ma ora persegue una preda ancora più grossa, l’Arabia Saudita. Se il supporto della Russia all’alleanza iraniana può comportarne l’eventuale vittoria sull’alleanza saudita, gli Stati Uniti potrebbero essere costretti ad abbandonare l’Arabia Saudita. La Cina s’è già assicurata l’Eurasia attraverso Iran e Pakistan e il successo della Russia in Medio Oriente garantirà la pace non solo in Medio Oriente, ma anche in Eurasia e resto dell’Asia.
Infine, la peggiore minaccia posta all’Unione Sovietica non c’è più. Il Pakistan, il Paese nemesi dei sovietici, responsabile della debacle in Afghanistan, ora è un alleato russo-cinese. Inoltre il Pakistan, attraverso la sua struttura militare, comprende che deve eliminare le minacce terroristiche che affliggono il Paese da più di due decenni e alcuna corruzione politica e finanziaria può spingerlo a sostenere l’alleanza saudita, come dimostra il rifiuto a partecipare alla coalizione dell’Arabia Saudita contro lo Yemen.
Invece di utilizzare il palco delle Nazioni Unite nel settembre 2015 per dichiarare solo il sostegno alla Siria, Putin ha dichiarato l’opposizione della Russia allo Stato islamico (SI) e invitato gli Stati Uniti a rinsavire moralmente eliminando il male dello SI dalla regione. Stati Uniti ed alleati arabi vogliono che Assad ceda il potere, ma Russia e l’Iran non vogliono creare le circostanze per il vuoto di potere in Siria. La peggiore minaccia del vuoto nelle circostanze attuali, sarebbe di gran lunga più devastante non solo per la Siria, ma anche per l’intera regione, in quanto consentirebbe allo SI e altri gruppi e alleanze anti-Assad e filo-sauditi di soffiare sul fuoco del terrorismo nel mondo musulmano. Il terrorismo è un affare che avvantaggia il mondo occidentale, ma danneggi i musulmani molto di più, in vite umane perdute. E’ anche l’uomo nero che demonizza l’Islam attraverso SI e il wahhabismo saudita. La guerra civile siriana si trascina ormai da oltre 4 anni. Non è per nulla come Libia e Iraq. Ci sono troppi attori con interessi costituiti e troppo in gioco, ma il sostegno della Russia è destinato a essere il punto di svolta. In un articolo piuttosto interessante pubblicato su Oriental Review dal titolo “L’operazione russa di Humaymim in Siria: spolette attivate“, l’autore Vladimir Kozin scrive che il “Cremlino non nasconde l’obiettivo principale dell’operazione militare in Siria: preparare il terreno per l’offensiva dell’esercito regolare siriano e delle forze alleate siriane sperando di riprendere il controllo dei territori infestati dallo SI e ristabilire pace e stabilità nel Paese”. La lettura dell’articolo di Kozin aiuterà a comprendere gli obiettivi dell’intervento russo in Siria._85957922_syria_us_russian_airstrikes_624Gulam Asgar Mitha è un ingegnere della sicurezza tecnica. Ha collaborato con diverse compagnie petrolifere e gasifere nordamericane e internazionali. Ha lavorato in Libia, Qatar, Pakistan, Francia, Yemen ed Emirati Arabi Uniti. Attualmente Gulam vive a Calgary, in Canada e ama leggere e seguire le attuali questioni politiche globali. Le opinioni espresse sono sue e non coincidono necessariamente con quelle del Comitato di Redazione.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora