IL NUOVO PIANO DIFESA
All’indomani della strage di Parigi ed in vista del prossimo intervento militare in Siria, il Primo Ministro inglese David Cameron ha presentato il nuovo piano di Difesa Nazionale (Strategic Defence and Security Review) che prevedel’investimento di 178 miliardi di sterline (oltre 250 miliardi di euro) per il prossimo decennio. Il piano prevede l’ammodernamento delle Forze Armate e un più articolato programma d’investimento per le agenzie d’Intelligence (con ulteriori 2,5 miliardi di sterline rispetto a quelli già stanziati) per incrementare di quasi 2000 unità il personale e rafforzare il network di esperti di contro-terrorismo dal Medio Oriente al sud-est Asiatico.
Rispetto al piano 2010, questo attribuisce un ruolo strategico meno marcato al cosiddetto Soft Power (rete diplomatica, istituzioni culturali e media): le crisi internazionali e la minaccia del terrorismo globale impongono più attenzione sulla Sicurezza e sugli apparati militari.
Nel complesso, il programma prevede un aumento di spese per la Difesa del 5% per il 2020/21 dopo il taglio di quasi il 10% avvenuto dal 2010 a oggi.
LE FORZE ARMATE
Nel piano è previsto un rafforzamento del sistema aereonavale attraverso la dotazione di nove P-8 Poseidon, i potenti aerei da pattugliamento marittimo dell’americana Boeing; un settore, questo, dove Londra si è mostrata particolarmente vulnerabile, visto che nell’ultimo anno, per ben due volte ha dovuto chiedere aiuto alla Nato per individuare sospetti sommergibili spia russi nelle acque scozzesi.
Sarà ampliato l’acquisto di F-35 nei prossimi dieci anni e allungato oltre il 2040 l’uso dei caccia Eurofighters la cui flotta sarà aumentata di due squadroni; raddoppiato il numero dei droni e incrementati nuovi sistemi di difesa antimissilistica.
La Marina vedrà quattro nuovi sottomarini nucleari Vanguard per il trasporto dei missiliTrident e otto nuove navi da combattimento del tipo Type 26.
La formazione di due nuove brigate d’attacco di pronto impiego, e il raddoppio dei Reparti Speciali, è il principale investimento per le forze terrestri.
UNA STRATEGIA GLOBALE
Ma ciò che è interessante, nelle novantaquattro pagine del documento, è il quadro strategico individuato dal governo britannico. Londra vede se stessa come una potenza globale che sceglie “di investire nella progettazione del proprio potere, della propria influenza e dei propri valori”.
Nel documento si ricorda che la Gran Bretagna è l’unico, tra i grandi paesi del mondo, a soddisfare gli impegni di spesa militare (2% del proprio Pil secondo le direttive Nato) e quelli umanitari e di sviluppo (0,7% del Reddito Nazionale secondo il parametro Onu).
Londra ribadisce la fedeltà all’alleanza occidentale ma privilegia in maniera evidente il rapporto con due nazioni: Stati Uniti e Francia. Visto da Londra, l’Occidente è essenzialmente un gioco a tre con Washington e Parigi; gli altri stanno un passo indietro.
Le minacce sono essenzialmente due: ovviamente il terrorismo internazionale che ha nell’Isis il nemico principale, ma anche quello che è chiamato “il risorgere della minaccia basata sugli Stati”. Il riferimento è alla Russia, vista come un pericolo per la stabilità europea e per la sicurezza degli alleati.
SENTINELLA ANTI-RUSSA
Londra si pone come principale rivale di un presunto espansionismo di Mosca, la cui ossessione è una costante della politica estera britannica dai tempi dell’Impero e degli Zar; e segue quella dinamica geopolitica disegnata da Carl Schmitt nella contrapposizione ancestrale tra potenze di mare e di terra.
Nel documento si specifica che attualmente non ci sono minacce dirette da parte di altri Stati all’integrità territoriale inglese e quindi il rafforzamento dell’apparato militare dev’essere visto in un’ottica di deterrenza e di preparazione ad una crisi più ampia che qualcuno sta preparando da tempo.
La Gran Bretagna, con il suo più stretto alleato francese, sta ritagliandosi il ruolo di custode di un’Europa a guida americana che estenda le sue aree di influenza verso Est e punti ad alzare il conflitto con la Russia anche in Medio Oriente. Mentre gli Usa concentreranno il loro sforzo egemonico nel sud-est asiatico per contrastare la Cina.
Insomma, come ha scritto Il Guardian, “la Gran Bretagna non batte in ritirata”; anzi fa di più, affila le armi per una futura e per certi versi prevista, guerra globale.