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Ma chi avrà votato per Donald Trump?

di Enrico Galoppini - 15/11/2016

Ma chi avrà votato per Donald Trump?

Fonte: Il Discrimine

Sulla vittoria di Donald Trump (o la sconfitta di Hillary Clinton) alle elezioni presidenziali americane grava un dubbio pesante come un macigno.

Come mai “le donne” non hanno votato in blocco per “la prima donna candidata alla Casa Bianca”? Che è successo a quelle che non l’hanno votata? Sono sottomesse ai loro mariti? Non erano convinte che la Clinton fosse una “donna”? Forse non è vero che tutte le donne si sentono “donne”? Il problema è che votano anche gli uomini? E come la mettiamo con quelli che hanno votato sperando nel “primo presidente donna”? Le donne che hanno votato Trump sono “sessiste” anche loro? Figuriamoci allora gli uomini che l’hanno votato!

A sostenere, in percentuali bulgare, “la prima donna candidata alla Casa Bianca” dovevano essere, secondo i “sondaggi” e i detentori della Morale Universale, altre “categorie” particolarmente avverse ad uno sporco “razzista” e “sessista”,  ma particolarmente in sintonia con il curriculum di una signora che può vantare la devastazione pianificata di interi Stati come la Siria e la Libia.

Che fine ha fatto, così, il voto dei “neri” e degli “ispanici”? Porca paletta, ci dicono che a breve (se non è già successo) lo Spagnolo sarà la lingua più parlata negli States, e questi benedetti “ispanici” ignorano la Clinton e, peggio che mai, votano anche per Trump?

E i “gay”? Chi dovevano votare gli omosessualisti militanti se non una “donna” capace di comprendere le loro “rivendicazioni”? Mica possono votare un impenitente donnaiolo.

hispancs_for_trumpFatti due rapidi calcoli, tolta tutta questa “gente troppo giusta”, restavano con Trump solo i bianchi maschi e per giunta benestanti. Un po’ pochino per farlo vincere, no?

Ma ci sono anche altri dati che fanno riflettere un po’: se gli elettori di sesso femminile hanno optato, in lieve maggioranza, per la candidata democratica, quelli di mezza età, maschi e femmine, per non parlare dei vecchi, hanno votato per Trump. Eppure, secondo i suddetti monopolisti del moralmente corretto, non va bene anche questa cosa qui, perché loro – in America, non in Italia! – sono dalla parte dei “giovani” (altra “categoria” immaginaria) che ora “fanno bene” a protestare e a spaccare tutto (stavolta come in Italia, quando al governo c’è “la destra”). Qui in Italia i vecchi con pensione assicurata, già fidelizzati col PCI, votano in maggioranza per il PD, cascasse il mondo, anche se il capo del PD è un “giovanotto” che dovrebbe attrarre, con la sua “verve” leopoldiana frotte di neo-elettori.

Si potrebbe andare avanti ancora po’, rilevando le incongruenze e le contraddizioni di certi commentatori ed “esperti”, ma questo basta e avanza per rendersi conto del livello di manipolazione raggiunto da questa infame genia. Manipolazione che non gli è servita a nulla per il semplice fatto che una cosa è la realtà, un altra sono i loro desideri frustrati. Ovverosia quelli che, con una definizione che ben descrive i processi mentali di chi scambia realtà e fantasia, gl’Inglesi chiamano wishful thinking.

servier_utopiaEssi sono, né più né meno, che gli ultimi esponenti di un filone di pensiero ben studiato da Jean Servier, che in Storia dell’utopia. Il sogno dell’Occidente da Platone ad Aldous Huxley (1967 – trad. it. Edizioni Mediterranee 2002), qualora venisse aggiornato, dovrebbe riportare in appendice – come case of study – tutto quel che è stato detto e scritto da una legione di gente che, a forza di voler costringere la realtà nelle loro fantasie, una mattina s’è svegliata non con “Bella Ciao”, ma col miliardario trionfante e la “prima donna candidata alla Casa Bianca”, pallida in viso, a passeggiare nel bosco.

Servirà questa débacle a far riprendere questi inguaribili “utopisti” dalla loro malsano abito mentale? Credo di no, perché come scrive Gianfranco De Turris nell’introduzione al suddetto libro, il passaggio dal “sogno” all’incubo (imposto tatticamente con la “democrazia”) è un processo ineluttabile per una determinata forma mentis imbevuta di odio per il Reale. Questo spiega perché, una volta che le cose non vanno come desiderato, dall’illusione si passa rapidissimamente alla delusione cocente, insopportabile ed intollerabile. Al punto che non si trova affatto contraddittorio rimangiarsi tutti i propri pretesi “principi” per attaccare e tentare di sovvertire, con altri mezzi, il risultato sgradito e dipinto, senza tema di scadere nel ridicolo, esattamente come un incubo, quando l’incubo vero (quello in cui sfocia l’utopia vittoriosa), per una volta, è stato fortunatamente sventato.