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Silenzio sul CETA

di Francesco Marotta - 10/03/2017

Fonte: Il giornale del Ribelle

 

       

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Dal 15 febbraio, il Parlamento europeo ha ratificato il trattato bilaterale commerciale fra il Canada e l’Unione Europea (CETA). Questo accordo che consentirà il passaggio di gran parte delle istanze canadesi e statunitensi, delle multinazionali nordamericane e della filiera deregolamentata a regola d’arte, del libero scambio in Europa con tutto ciò che ne consegue, senza dubbio è la “ruota di scorta” del TTIP. Non riuscendo a far breccia con il trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico, ci sono riusciti con il secondo. I grandi mezzi di comunicazione non ne parlano, glissano sull’argomento, perché troppo impegnati sulle questioni che reputano importanti: il “parricidio renziano”, l’ex giocatore Armando Maradona che non si presenta alla trasmissione televisiva «Ballando», l’ipotetico closing della società di calcio Milan, “i funerali di Leone di Lernia tra lacrime e risate” e, continuando a sfogliare il sito del Corriere delle Sera, la priorità sembra essere un video dove si vedono dei granchi, mentre squarciano un polipo.

 

Insomma, della clausola Ics (Investment court system) che permetterà alle multinazionali canadesi ma anche a quelle americane, attive da anni all’ombra della «Foglia d’Acero», di citare in giudizio presso i tribunali privati ed internazionali le aziende europee, dell’abbattimento dei dazi doganali, nessuna notizia. Tutto tace. È meglio non contraddire i piani alti, parecchio sopra i vincitori della spartizione “politica” dell’informazione e delle telecomunicazioni, quasi tutta nelle mani della “Sinistra al Caviale”. In questo, come in tante altre cose, la destra fa spallucce. Sennò, che vaso comunicante è? L’accordo, composto da 1.500 pagine, è stato firmato da quasi tutte le componenti che provengono dai partiti italiani di Destra e di Sinistra, presenti al Parlamento europeo. Sul sito https://stop-ttip-italia.net, cliccando sull’articolo CETA i nomi e i cognomi di chi ha votato, accertiamo una trasversalità imbarazzante. Non c’è nessuna distinzione tra i Conservatori e riformisti di Fitto, i Popolari e i Social democratici. Sai che novità… Le uniche rappresentanze italiane che hanno avuto il coraggio di dire «No», sono quelle della Lega Nord, del Movimento 5 Stelle e la Lista Tsipras/Altraeuropa, nonostante Tsipras si sia dimostrato un bluff ancor più utile alla Troika. Ne fanno parte i verdi che pensavamo estinti, più una frangia minoritaria dei Socialdemocratici. È facile comprendere quanto molti degli slogan utilizzati dai due poli destra-sinistra per il consenso in Italia servano solo per nascondere le reali intenzioni e la soggezione a quei “poteri forti” che dicono di combattere. Intanto, lo sbarramento di fuoco contro la mobilitazione dei cittadini che non ci stanno ad essere impallinati da un trattato-beffa, continua. Implacabile. Lo conferma un articolo di Vincenzo Ferrante pubblicato sul sito http://www.ipsoa.it, dal titolo inequivocabile Tutela dei diritti dei lavoratori: verso la” globalizzazione?”.  Lo scritto del Professore ordinario di diritto del lavoro presso l’Università Cattolica di Milano non solo non convince ma pare la solita lezioncina contraddittoria sulle incantevoli nefandezze della globalizzazione. Rivisitando uno degli assunti dei sostenitori del libero mercato, scrive: “L’esperienza storica insegna, infatti, che l’abbattimento delle barriere doganali determina una convergenza nella regolazione del mercato del lavoro, in quanto i costi unitari della produzione tendono ad allinearsi”. Nulla di più tendenzioso: è in realtà l’esatto opposto. Lo scritto, è incentrato sulla delegittimazione delle categorie e/o organizzazioni e movimenti che si oppongono al trattato; tra queste, figurano quelle degli agricoltori, lavoratori e consumatori, definite “non governative” e pertanto di poca importanza. Le lodi al CETA di Ferrante, sono le stesse che abbiamo ascoltato dalla “Dichiarazione comune UE-Canada”, che indica tutte le qualità del libero movimento dei cittadini europei in Canada e viceversa, sbeffeggiando il timore dei cittadini europei che sicuramente vedranno ridursi la tutela delle aziende e quelle dei lavoratori, con la conseguente diminuzione dei salari. Il coro dei “liberi-scambisti” è unanime: dipingono un paradiso gestito dall’alto da pochi, dove le giurisdizioni dei singoli stati e dell’UE, vengono ridotti al rango di un accessorio non a passo coi tempi. Quel rivolgersi in tono perentorio contro la protezione delle leggi dei popoli e della pluralità degli stati che compongono l’Unione Europea, esaltando l’eguaglianza di mercato, è del tutto controproducente per le nostre qualità peculiari? Anzi siamo alla mercé di un’ “evangelizzazione” di una religione assolutistica. Una sorta di totemismo amplificato per ciò che si crede utile ma non necessario. Senza infingimenti, la convenienza di una sola parte fatta passare come l’unica strada per l’Eldorado delle piccole e medio aziende d’Europa.

 

Nel frattempo i sovranisti italiani continuano a ripetere le solite quattro banalità, duplicate in malo modo. Piuttosto che chiedersi, ancor meglio se chiedergli, cosa sia per loro la sovranità, senza ripetere uno spot pubblicitario. Ma questo è tempo perso. Vista poi la propensione a rientrare nei ranghi, appena compare all’orizzonte un appuntamento elettorale. […]