Riecco Donald Tusk. Perchè l'oligarchia della UE non sa e non può correggersi
di Maurizio Blondet - 12/03/2017
Fonte: Maurizio Blondet
E così, la UE ci ha dato di nuovo Donald Tusk come presidente del consiglio europeo: 27 voti di altrettanti ministri degli esteri, contro un NO: quello della Polonia. Il governo polacco del PiS (Prawo i Sprawiedlywosc, Diritto e Giustizia, il partito il cui leader è Jaroslaw Kaczynski, esponente storico della destra patriottica e cattolica) non voleva Tusk, che era stato capo del governo che ha perso le elezioni in Polonia contro il PiS.
Donald Tusk con la Mogherini, tutti allegri.
Un atto di arroganza e cecità ideologica, che mostra come il sistema oligarchico europeo non sia capace di correggersi, e si getti a corpo morto ad una politica faziosa e di parte (alla faccia delle neutralità tecnocratica) a rischio di darsi la zappata fatale sui piedi. Infatti, come risposta a questo schiaffo, il governo polacco eletto, per voce della prima ministra Beata Szydlo, ha rifiutato di pubblicare il testo delle decisioni del vertice europeo, che contiene decisioni presunte vincolanti sull’immigrazione (ben sapendo che l’intero gruppo di Visegrad non le applicherà); ed ha fatto capire che si opporrà al progetto della “Europa a due velocità” (qualunque cosa voglia dire), elaborato senza consultare gli altri da tre fantasmi: Hollande e Merkel, che fra poco non ci saranno più, e Gentiloni, che non è mai esistito. “Nulla può essere deciso senza il nostro consenso”, aveva detto Beata Szydlo.
I tre spettri sono riusciti a farsi seguire dai loro satelliti mettendo la Polonia in così solitaria minoranza.. Vittoria di cui vedremo le conseguenze al cosiddetto vertice di Roma del 25 marzo, quando gli spettri celebreranno i sessant’anni della “Unità Europea” sulla base del disprezzo ideologico, ormai aperto, della volontà popolare e delle elezioni libere, e l’opposizione senza scrupoli all’emergere di nuovi leader diversi da loro, contro cui l’oligarchia UE ad egemonia tedesca è scesa in lotta senza infingimenti.
Un esempio, che riguarda appunto la Polonia. Gli oligarchi (e i media) vi ripeteranno che il governo del PiS di Kaczynski e la sua premier violano il principio della divisione dei poteri, pretendendo di scegliere i giudici della corte costituzionale; è dunque antidemocratico, e sarà punito con sanzioni.
La verità è un po’ diversa: è che il partito che ha perso le elezioni, appunto quello di Donald Tusk (Piattaforma Civica), prima di doversene andare e lasciare le leve del potere, ha nominato in anticipo cinque giudici costituzionali (gente sua), che avrebbero dovuto rimpiazzare la altrettanti giudici ….il cui mandato scadeva nell’ottobre 2015, ossia dopo le elezioni che hanno sconfitto Tusk e i suoi. La UE, dunque, esige dal governo di Varsavia di lasciar insediare qui giudici scelti di Tusk, con una forzatura come minimo, per non dire una illegalità evidente. Da che parte sta la “legalità”?
Ovviamente il PiS ha risposto alla forzata imposizione burocratica con altre forzature, 6 leggi in un anno sulla Corte suprema: ma la costituzione polacca dice che è il parlamento a scegliere i giudici costituzionali, e nel parlamento il PiS ha la maggioranza assoluta.
L’oligarchia europea ha reagito verso il governo Kaczynski nello stesso modo in cui l’oligarchia americana reagisce verso Trump: “Come un intruso che non merita di governare”; e non merita perché non condivide la loro ideologia, e per di più è stato votato, un metodo di scelta che l’oligarchia disprezza apertamente.
Anche in Italia preferisce infatti i non-votati-da-nessuno, da Monti a Gentiloni.
Il vice- presidente della Commissione europea, l’olandese Frans Timmermans, incaricato nella UE (orwellianamente) del “Miglioramento della legislazione, delle relazioni inter-istituzionali, dello stato di diritto della carta dei diritti fondamentali” (sic) ha deferito Varsavia al Consiglio della Ue per l’applicazione di sanzioni (al solito). Il lato paradossale è che l’Olanda, di cui Timmermans è stato ministro degli esteri tanto tempo fa, non ha nemmeno una Corte Costituzionale, e dunque il suo parlamento può permettersi quegli atti ed arbitri che Timmermans rimprovera al parlamento polacco, considerandoli strappi alla legalità.
Inglobati paesi dalle storie inconciliabili
Da qui appare plasticamente uno degli effetti collaterali della oligarchia burocratica, che ha voluto con ingordigia allargare la UE a 28 paesi, unendo a tavolino – in forza della sua ideologia non si sa se illuminista o demenziale – paesi con storie troppo diverse e istituzioni profondamente differenti, e anche inconciliabili concezioni del diritto. Hanno voluto inglobare la Polonia, Ungheria e Slovacchia, Romania e Bulgaria invadendo il vuoto di potere dell’ex Patto di Varsavia, creando senza necessità una situazione di ostilità geo-politica alla Russia? Ecco una delle conseguenze. Si pensi che gli oligarchi volevano (e ancora vorebbero) integrare nella UE la Turchia, oggi sotto il sultano Erdogan, e si tremi. Ma pensate che l’oligarchia riconosca i propri errori, sia disposta a fermarsi nella discesa verso la rovina? Se avete visto la presunzione con cui la Mogherini, qualche giorno fa, ha ingiunto a Serbia e Albania di entrare nella Ue (e NATO) perché “il futuro dei Balcani è questo”, capite che questi signori sono degli automi che agiscono secondo un programma predeterminato negli anni ’50, quando Jean Monnet attuò i primi organi dell’Europa sovrannazionale da realizzare all’insaputa dei popoli.
Si aggiunga che Timmermans, l’accusatore della Polonia, è un socialista, quindi anche lui uno spettro di un sistema di potere e un’ideologia di parte, che le elezioni olandesi – vinca o no Wilders – sta per spazzare via. Ciò che non ha impedito a Timmermans che lui agisce per il bene della società polacca: tipica arroganza degli oligarchi che ormai dovremmo riconoscere, pretendono di sapere quale sia il bene dei popoli meglio dei popoli stessi, che ovviamente sbagliano.
Noi italiani abbiamo sopportato, anzi accettato volentieri, questa arroganza. Invece il ministro degli esteri polacco Witold Waszczykowski, al vertice di Monaco del 17-19 febbraio, ha risposto a Timmermans che il parlamento polacco rispettava la costituzione polacca, e non l’idea di tale costituzione che s’era fatto Timmermans, il quale non conosce la lingua, non ha letto la Costituzione polacca in lingua originale, e ignora le sottigliezze del dibattito interno sul conflitto giudici-governo. Magari avessimo avuto noi un ministro così, la nostra economia non sarebbe stata devastata dall’egemonia e concorrenza tedesca. Invece abbiamo avuto Gentiloni: il genio che ha fatto la campagna per Hillary, ed ora si aggrappa come parente povero alla Merkel e a Hollande, obbedendo loro perché poi lo fanno mangiare in cucina e chiudono un occhio sui suoi debiti cresciuti.
Ma quale è stata la reazione UE alla risposta di Waszczykowski? Ha mandato come rappresentante della Commissione europea a Varsavia Marek Prawda: ossia la persona che era rappresentante della Polonia alla UE per conto del governo di Tusk che ha perso le elezioni (bisogna continuare a ricordarlo), e che il nuovo governo aveva gentilmente licenziato solo due mesi prima, come logico in quanto Prawda era un esponente dell’opposizione sconfitta. Non è solo uno schiaffo in faccia ad uno stato membro; è l’insediamento a Varsavia, da parte della UE, di un oppositore politico attivo al governo in carica, con evidenti intenti di provocare una “primavera colorata” e ovviamente “democratica” per rovesciare il PiS. Ingerenza e sovversione di cui anche noi italiani conosciamo qualcosa, vedi il golpe contro il governo Berlusconi grazie alla Banca Centrale e Mario Draghi.