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I cinghiali che assaltano le città ci ricordano la potenza della Natura

di Alfredo Incollingo - 09/06/2017

I cinghiali che assaltano le città ci ricordano la potenza della Natura

Fonte: Barbadillo

Sono sempre di più gli avvistamenti di cinghiali nelle nostre periferie cittadine. Perfino nelle pià grandi città è facile imbattersi in questi animali irruenti. Sono sì erbivori, ma sono comunque pericolosi. C’è certamente una nostra responsabilità nella cattiva gestione della fauna, se questi animali si sono moltiplicati repentinamente. L’aumento di ungulati comporta una maggiore scarsità di cibo e queste mancanze li spingono a cercare del nutrimento nelle aree umanizzate, dove è più facile trovarlo.

La paura è evidente, perché è un animale robusto e violento. Dietro il timore per l’ungulato si nasconde però la perdita di quel legame profondo e genuino con la natura: assuefatti dalla tecnica e dal cemento sentiamo come estranei gli elementi naturali, che invece sono parte integrante del nostro essere. Probabilmente un nostro avo avrebbe vissuto in maniera differente questi incontri.

Come afferma lo storico francese Bernard Marillier, “in questo mondo razionalizzato, uniformato e tecnicizzato, composto da individui che hanno abdicato alla propria libertà e indipendenza per un illusorio benessere materiale e intellettuale, sottomettendosi alla falsa guida di pastori ambigui e al consenso dell’ovile. [Il cinghiale e con lui tutti gli animali] non [potevano] trovar posto nel mondo moderno, che ha assoggettato la natura – o almeno lo crede – e ripudiato l’autentica libertà creativa in nome di un volgare materialismo e di un assurdo conformismo. A un altro livello, nella distruzione fisica [della fauna] è possibile quindi vedere chiaramente il sintomo dell’oscuramento della luce e della trascendenza, di cui gli uomini sono privi ormai.”

Questo brano è tratto da un suo saggio sulla metafisica del lupo e l’eclissi del simbolismo animale è applicabile anche al cinghiale. Abbiamo paura di lui anche perché non comprendiamo il suo ruolo nel paesaggio umanizzato.

Solo recuperando la dimensione metafisica della natura è possibile dare un senso a ogni cosa. Che cos’è quindi il cinghiale? E’ un erbivoro, lo abbiamo scritto, ma è anche un serbatoio semantico di antichissima origine: già i Celti lo annoveravano nella propria tradizione religiosa. In generale nel mondo indoeuropeo il cinghiale, come il cervo o il lupo, occupa un posto rilevante.

Nella tradizione celtica era un animale molto venerato e la sua carne era così apprezzata da essere considerata una ricchezza. Era un simbolo di guerra, temibile come la sua stazza, e quindi un elemento di forza, di coraggio e di caparbietà. Per questa ragione veniva associato alla dea Arduinna, la Diana celtica, la quale si avvicina agli uomini sotto forma di cinghiale. Accanto all’elemento guerriero, ne presentava uno divino, emblema della casta dei Druidi. Questi infatti era soliti cibarsi delle sue carni per assorbire la sapienza divina. Si compiva così un ritorno simbolico all’origine, alla Tradizione Primordiale, all’Isola Bianca.

Per spiegare questa strana associazione d’idee, è necessario ricorrere al sanscrito, l’antica lingua sacra degli Indù. Nella tradizione indiana, la più antica e integra tra quelle indoeuropee, l’attuale ciclo cosmico è la cosiddetta “Era del Cinghiale Bianco”, che prende inizio da Iperborea o Isola Bianca o, in sanscrito, Varahi, cioè “Terra dei cinghiali”. L’archeologo e lo storico delle religioni Marco Polia afferma a riguardo: “La forma sanscrita del nome del cinghiale deriva dalla radice “var-/vrin-” che ha il senso di “occultare”. Dalla stessa radice, discende il nome di Varuna, aspetto immanifesto della divinità suprema inconoscibile e invincibile. Vishnu sotto le sembianze di un cinghiale diede origine al presente ciclo facendo emergere la terra dalle acque e ordinandola.” Allo stesso modo nella mitologia norrena troviamo il cinghiale Sahrimnir, che viene continuamente smembrato per essere servito a tavola agli eroi caduti in battaglia con l’Idromele.

La peculiarità dell’animale è la sua perenne rigenerazione, immagine metaforica della Tradizione Primordiale che senza sosta dona linfa spirituale all’umanità. Questa breve rassegna simbolica sul senso metafisico del cinghiale ci ha introdotto in un argomento fin troppo bistrattato. Parlare di indoeuropei, di sanscrito e di antiche simbologie è fin troppo marginale nell’alta cultura. Eppure riscoprendo questi antichissimi significati del mondo animale, potremmo trarre maggior giovamento per una reintegrazione dell’uomo nella natura.