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Gli animali: veri maestri di vita per tutta l’umanità

di Maria Gulino - 17/11/2006

Fonte: scriptamanent.net

Un mondo naturale osservato attraverso il cuore e gli occhi. Abbandonarsi
alle piccole cose per riscoprire la purezza e la semplicità di gesti quotidiani


Quando l’essere umano è troppo preso da se stesso si lascia sfuggire le piccole cose che assieme a lui ruotano nell’universo, ma che sono talmente nascoste da apparire prive di significato. Ciò nonostante, quando proviamo ad osservarle, acquistiamo la consapevolezza che non molto lontano da noi c’è un mondo che vive, e che pur senza farsi notare, pur senza parlare e fare rumore, riesce intensamente a fare sentire la sua presenza.
Luciano Radi – già parlamentare e uomo di governo per la Dc, oggi docente di Statistica e autore di numerosi volumi di Politica, Sociologia e Storia economica – sembra essersi abbandonato all’ascolto di una dimensione esterna a quella umana, ma comunque confinante con essa: la sfera naturale degli animali, che fanno riscoprire all’uomo la purezza di cuore e la semplicità dei piccoli gesti. Indossando in qualche caso le vesti del racconto autobiografico, Memorie di una lumaca (Rubbettino, pp. 104, € 7,00) è la storia di movenze quotidiane del pensiero, del lavorio e dei sentimenti insiti in alcune tipologie di animali, quali il cane, la cicogna, la mosca, il pettirosso, il rospo, la talpa, il topo e, naturalmente, la lumaca.
Quello che spesso sfugge all’occhio, talvolta egoistico, dell’uomo ha un significato talmente profondo che se per un istante dessimo ascolto a pochi frammenti di sentimento, capiremmo che da soli non si è nulla di fronte all’infinito. Ma quello che l’autore innanzi tutto vuole provare a sfatare è che per comunicare e trasmettere non sono necessari la parola e la ragione. Gli animali possiedono un linguaggio certamente espressivo e ricco, pertanto ciò che non siamo in grado di vedere, toccare o udire, non è detto che non esista.

La tenacia della lumaca
Procedendo nella lettura, è possibile “mettersi nei panni” dell’animale che di volta in volta viene descritto, perché dai comportamenti e dai pensieri esposti sembra che, in particolari momenti, parli in prima persona.
A un certo punto è la lumaca che interviene: «Il mondo che mi circonda ha fretta, non ama la quiete, mal sopporta il mio passo lento. Ma io continuo ad amare la mia lentezza, la mia solitudine, il mio silenzio, seguendo l’impulso interiore che è l’eco di un misterioso infinito».
Dunque rimane fedele alla sua natura. Del resto una lumaca, se manifestasse caratteristiche nuove, diverse dalle proprie, quali ad esempio l’aggressività e il veleno, non sarebbe più una lumaca. Chi tradisce il proprio essere, infatti, corre spesso il rischio di andare incontro a grosse delusioni, appunto perché non è in grado di sostenere comportamenti e iniziative altrui.
Dell’animale sono descritti: atmosfere, azioni, pensieri, solitudini, a testimonianza della componente “spirituale” che sembrano mostrare. I parallelismi con i sentimenti dell’uomo sono palesi: come questi, l’animale ama, soffre e prova emozioni. Per quanto insignificante possa apparire, vive in maniera analoga, “sente” con l’anima, fa parte dell’unico universo.
«Se ad una lumaca fosse consentito di esprimere un desiderio, esprimerei quello di voler morire non sul campo, ma nelle mani del bambino che un giorno con amore mi raccolse. Sono sicura che conserverebbe per sempre la mia conchiglia tra le piccole cose dell’innocente tesoro che ha nascosto nel suo giardino [...]. Quando un giorno, per rivedermi, vorrà ritornare nei luoghi della sua infanzia, sollevato il vetro, ricorderà con commozione i giorni felici, quando la sua vita era ancora un gioco e una lumaca accendeva la sua curiosità e gli inteneriva il cuore».
A parlare è l’autore naturalmente, che raccontandosi attraverso il pensiero e le parole di una lumaca appunto, in qualche modo ci induce a carpire qualcosa di autobiografico, nonché profonde verità che in generale hanno riguardato la vita di molti, adulti e bambini.

Il cuore oltre la ragione
Il “libricino” prosegue con una serie di narrazioni che assumono una valenza fortemente etica.
Spesso i comportamenti degli animali possono fungere da prototipo per la vita dell’uomo; la loro tenacia nel sostenere personali valori, di cui tra l’altro danno l’esempio, è lodevole. E allora ecco il cane fedele e la cicogna monogama, i cui sentimenti per l’altro vivono oltre la morte, esempi altresì di un senso di attaccamento alle proprie radici, tipico di chi non vuole perdere se stesso.
In queste righe si sente l’armonia del creato, ma pure la drammaticità di alcune dimensioni che a volte si sottovalutano, quali la crudeltà anche erotica della mantide e le morti strazianti; ma proprio in tali realtà l’autore sembra sottolineare che «il cuore ha la capacità di far conoscere quello che la ragione non può», e in questo modo dona alimento e punto forte a quello che secoli fa Pascal anticipava nell’esprit de finesse, ovvero lo “spirito di finezza”, espressione con la quale il filosofo indicava le ragioni del cuore e dell’intuito, che la ragione “non può comprendere”.