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Patria e matria

di Roberto Priora - 12/05/2015

Fonte: IlTalebano


Nel  precedente  articolo abbiamo trattato la figura di Gualtiero Ciola (1925-2000), padre dell’identitarismo padano-alpino e sulla base di una riflessione sulla sua opera (libri,articoli, testimonianze di chi l’ha conosciuto) abbiamo ritenuto che in essa sussistono insegnamenti di interesse comunitarista.

Uno di questi è senza dubbio lo spirito di appartenenza. Quest’ultimo non va inteso come un rifugio di falliti che cercano un etichetta per “sentirsi importanti” nella vuota società dell’immagine, ma al contrario una concezione della realtà che parte dal presupposto che la persona, in senso cristiano, e non l’individuo è parte del territorio che ci ospita e come tale, per reciprocità e responsabilità, noi dobbiamo prenderci cura di esso. Sotto questo presupposto la Patria è sia terra dei padri luogo della nostra origine e delle nostre radici, ma anche, per usare un termine del leader econazionalista insubrista  Lorenzo Banfi, la nostra “Madre Terra” che ci accoglie e sostiene, includendo con essa anche tutto l’ambiente naturale. Si tratta della ripresa di una concezione olistica, che, guardando oltre l’orizzonte individualistico antropocentrico, guarda ad un orizzonte tradizionale e coniuga a una antropologia che rivaluta l’homo religiosus di eliadiana memoria un paradigma culturale che reinserisce l’essere umano nel suo contesto ambientale opponendosi alla disgregazione individualistica.Sotto questo aspetto il comunitarismo può considerare il concetto di Patria non solo in relazione alla nostra origine biologica che ha nella famiglia la sua cellula (da qui terra dei padri), ma anche in relazione alla sua dimensione  per così dire femminile di ciò che ci accoglie e ci sostiene.

La Patria è anche Matria, per usare un termine di Sergio Salvi. Questo duplice aspetto attivo e passivo sono due parti inscindibili di una medesimo aspetto. Come diceva in un precedente articolo, trattasi di concezioni che hanno un origine molto antica, molto più antica della concezione moderna di nazione. Infatti nel mondo indoeuropeo, quello della “cristianità” e nel mondo tradizionale in generale abbondano esempi in tal genere.

Arrivando ai nostri giorni e riprendendo il discorso sul pensiero di Gualtiero Ciola, in una sua intervista il nostro consigliava ai giovani identitari di prendere come modello il movimento dei Wandervogel, che nella Germania guglielmina, auspicava in reazione dialettica all’urbanesimo industrialista un ritorno alla terra con connotazioni non prive di risvolti ambientalisti e identitari, che guardavano ad una antica cosmogonia naturale indoeuropea. Questo tipo di influenza si trova nel mondo insubrista ( Terra Insubre,Doma Nunch movimento econazionalista), ma ha trovato interessanti affinità con la galassia intorno all’Arianna editrice di Eduardo Zarelli, alcuni confronti tra mondo ambientalista ecologista e Nuova destra e radici nella letteratura della Crisi e nell’opera di Julius Evola ed ovviamente nel  suo “maestro senza pari” Renè Guenon.  Volendo sintetizzare i punti secondo noi da valorizzare per una elaborazione comunitarista essi sono:

  1. superamento dell’individualismo antropocentrico versus una concezione eliadiana di homo religiosus
  2. paradigma olistico fatto di responsabilità,reciprocità,condivisione,partecipazione
  3. sovranità collegata ad una visione federalista ed una correlata visione di un grande spazi shmittianamente parlando euroasiatico ed euroasista
  4. creazione di un fronte identitario politico,sociale e culturale.

Riguardo a quest’ultimo aspetto, l’intento è raccogliere vari filoni e spunti e svilupparne una nuova sintesi comunitarista oltre le vecchie categorie ideologiche otto-novecentesche