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La battaglia dell’Amazzonia

di Andrea Muratori - 06/09/2017

La battaglia dell’Amazzonia

Fonte: Gli occhi della guerra

In continuo crollo nei consensi, sempre più delegittimato dal coinvolgimento di suoi alti papaveri in giganteschi scandali di corruzione e screditato dalla scoperta delle manovre sotterranee che, circa un anno fa, portarono alla defenestrazione para-golpista della presidentessa Dilma Rousseff, il governo brasiliano di Michel Temer non perde tuttavia tempo nel suo tentativo di imporre la sua agenda neoliberista e di controbattere alle imponenti riforme sociali messe in atto nel Paese dall’ascesa alla presidenza di Lula nel 2003 sino al 2016.

L’ultima, contestatissima manovra portata avanti dall’esecutivo dà  una misura adeguata della linea politica di Temer e dei suoi, totalmente focalizzata su un’ideologia neoliberista che a tratti assume caratteri estremi e su un’assoluta fiducia in strumenti come le liberalizzazioni e le privatizzazioni dei common goods e delle risorse pubbliche e naturali. Dopo aver annunciato la privatizzazione massiccia di 57 compagnie pubbliche nella giornata del 23 agosto, infatti, l’esecutivo ha deciso di sferrare un durissimo attacco al patrimonio naturalistico e alla biodiversità  del Brasile operando, attraverso un decreto approvato il 25 agosto, l’abolizione della riserva amazzonica di Renca, istituita nel 1984 al confine tra gli Stati federali di Amapa e Para su un’area di 46.000 chilometri quadrati, superiore alle dimensioni della Danimarca.Il governo ha motivato quello che il Senatore dell’opposizione Randolfe Rodrigues ha definito “il più grande attacco all’Amazzonia degli ultimi 50 anni” con l’obiettivo di attrarre investimenti esteri da parte di grandi compagnie multinazionali interessate a sfruttare a fini estrattivi il sottosuolo amazzonico, che secondo numerosi rilievi risulterebbe oltremodo ricco di materiali come oro, ferro, rame, tantalo, nichel e manganese. Tale mossa, che non abbiamo timore di definire assolutamente scriteriata, è stata successivamente bloccata dal giudice federale Rolando Valcir Spanholo, che ha chiarito come il Presidente non abbia alcuna possibilità di eliminare una risorsa naturale di tale importanza con un semplice decreto e ha richiamato alla necessità di proteggere non solo il grande polmone di biodiversità ma anche le istanze delle popolazioni indigene risiedenti in Amazzonia.
La volontà del governo Temer di sfruttare a fini economici il delicatissimo ecosistema amazzonico si scontra infatti con fortissime rivendicazioni da parte di movimenti indigeni e ambientalisti: mentre i rappresentanti dei primi, guidati dai rappresentanti Guarani del Mato Grosso del Sud, hanno viaggiato in Europa nel corso del mese di giugno per sensibilizzare l’opinione pubblica contro l’assalto di Temer e il land-grabbing, i secondi rimangono una categoria a rischio in Amazzonia e sono stati oggetto di minacce e aggressioni per i loro sforzi a difesa dell’ecosistema. Come riportato da TeleSurin Brasile nel solo 2016 sono stati assassinati 49 attivisti ambientali, l’87% dei quali lottava a favore della difesa dell’Amazzonia dal rampante neoliberismo del governo di Brasilia, principalmente nelle regioni circostanti la grande riserva Renca.

Ma l’importanza assegnata all’Amazzonia non è esclusivamente economica: negli ultimi mesi, la regione ha acquisito un’importante connotazione geopolitica in relazione al coinvolgimento brasiliano nei fatti venezuelani e alla sintonia venutasi a creare tra Brasilia e Washington nell’opposizione al Presidente Maduro: in questo senso, l’annuncio di esercitazioni militari congiunte tra Brasile e Stati Uniti nel nord dell’enorme foresta tropicale, di cui aveva parlato Lorenzo Vita, rappresenta un segno importante della capitale importanza strategica di un fragile ecosistema la cui tutela rappresenta una garanzia per gli equilibri climatici e naturali planetari.

Il lancio di un nuovo capitolo della guerra contro l’Amazzonia segnala quanto oramai la presidenza Temer sia arrivata al lumicino: la somma delle contestazioni sociali e popolari nei confronti di una presidenza che si appoggia esclusivamente sull’alto ceto imprenditoriale e finanziario ha oramai raggiunto un livello di guardia decisamente notevole. Sull’Amazzonia e sulle principali riforme economiche il principale fustigatore di Temer è l’ex Presidente Lula, ora più che mai in rampa di lancio alla guida dell’opposizione: nel corso delle scorse settimane, Lula ha avviato una “Carovana della Speranza”, imponente manifestazione itinerante che si ripropone di mostrare a Temer la generale insofferenza nei suoi confronti mostrata dalla popolazione. La sfida di Lula è solo agli inizi: tuttavia, le grandi ovazioni ricevute nei discorsi in cui ha attaccato direttamente Temer, accusato di voler svendere il Brasile agli interessi delle multinazionali e dei grandi industriali nazionali, testimoniano quali siano gli orientamenti dominanti in una popolazione brasiliana oramai giunta a mal sopportare la continua crisi politica ed economica del Paese.