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Siria e Russia: il successo di tre anni di guerra contro il terrorismo

di Silvia Vittoria Missotti - 06/10/2018

Siria e Russia: il successo di tre anni di guerra contro il terrorismo

Fonte: Opinione pubblica

Il 30 settembre è stato il terzo anniversario dell’arrivo del contingente di truppe russe in Siria. I russi sono entrati nel territorio siriano su invito del governo legittimo di Bashar Assad.

Pertanto, a differenza della coalizione americana, la cui esatta composizione è poco conosciuta anche dagli stessi americani, i russi operano in questo Paese dietro riconoscimento legale del governo. Inoltre, in termini di numero di forze coinvolte, i russi sono di gran lunga inferiori al contingente degli Stati Uniti e dei loro alleati, ma hanno usato le loro risorse in modo più efficiente.

Quando l’esercito russo è entrato in Siria tre anni fa, era stato accompagnato da previsioni cupe riguardo l’esito dell’impresa, persino da parte degli esperti russi. Tra i russi, soprattutto, si prevedeva una replica di quanto era avvenuto nella guerra in Afghanistan. Tuttavia, ciò non è accaduto.

Citiamo ora i dati annunciati dalle fonti militari ufficiali della Russia, il Ministero della Difesa e lo Stato Maggiore. Secondo questi, dal 30 settembre 2015, un totale di oltre 63.000 militari russi hanno preso parte alle operazioni in Siria. In Afghanistan, secondo i dati ufficiali, nel corso di sei anni di combattimenti, erano stati impiegati 6.20 mila soldati e ufficiali dell’esercito sovietico (esclusi gli ufficiali del KGB e le guardie di frontiera).

Le perdite dell’URSS in Afghanistan ammontavano a 15.031 persone (anche se alcune fonti affermano che le perdite reali fossero molto più numerose). Le perdite russe in Siria ammontano a 112 persone, quasi la metà delle quali sono rimaste vittime di due aerei precipitati – uno dei quali nel settembre di quest’anno quando, a causa delle azioni di Israele e del lavoro non professionale della difesa aerea siriana, è caduto l’aereo russo da ricognizione Il-20, con 15 persone a bordo.

Va notato, tuttavia, che molti esperti, sia russi che di altri Paesi, ritengono che, in realtà, le perdite della Russia in Siria siano molto più alte. Essi infatti contano anche i morti tra i dipendenti delle compagnie militari private. Nel mese di febbraio di quest’anno, a causa dei missili e degli attacchi aerei americani, sono stati uccisi, secondo varie stime, da 200 a 300 russi che facevano parte di compagnie militari private.

Tuttavia, anche prendendo in considerazione un numero più elevato di perdite, il bilancio delle perdite in Siria è ancora imparagonabile a quello delle perdite subite durante i nove anni di guerra in Afghanistan. In Afghanistan, i russi avevano combattuto frontalmente, mentre in Siria usano principalmente aviazione, forze speciali e consiglieri militari.

Le principali battaglie sono guidate dall’esercito siriano, dai volontari dall’Iran e dai reparti sciiti. Ma il cervello dell’esercito siriano e della guerra siriana sono i consiglieri militari russi: il loro aiuto è utile non solo alla Siria, ma anche alla stessa Russia, che sta sperimentando nuove strategie e tattiche di operazioni militari su questa gamma.

Secondo il Ministero della Difesa russo, la stragrande maggioranza dei piloti militari ha ricevuto esperienza di combattimento, in particolare il 90% degli equipaggi dell’aviazione militare e l’87% degli equipaggi operativi e tattici dell’aviazione. In condizioni reali, sono stati testati più di 200 tipi di armi, molte delle quali sono state ulteriormente sviluppate tenendo conto dell’esperienza siriana, che ha influenzato i programmi di addestramento degli ufficiali.

Quando i russi erano arrivati in Siria il 30 settembre 2015, il governo di Assad controllava una piccola percentuale del territorio del Paese. Nei pressi della stessa capitale, Damasco, vi erano potenti fortificazioni, città intere controllate dai jihadisti. Oggi, invece, solo ristrette aree desertiche e la regione di Idlib sono sotto il controllo dei jihadisti.

La differenza tra i territori controllati dall’ISIS nel 2015 e nel 2018 (in grigio)

In tre anni, l’ISIS è stato quasi totalmente distrutto, soprattutto grazie al contingente russo. Trump sta cercando di appropriarsi del titolo di vincitore dell’ISIS, ma persino tra gli stessi americani questa versione risulta poco credibile.

Viktor Bondarev, ex comandante in capo delle Forze Aerospaziali (VKS) russe e presidente del Comitato del Consiglio della Federazione Russa su difesa e sicurezza, ha detto che, in tre anni di operazioni in Siria, le VKS hanno eliminato 85 mila terroristi. Certo, si tratta di cifre quasi impossibili da verificare, ma non vi è alcun dubbio che il numero di terroristi eliminati sia molto elevato.

Oggi i militari russi, ad eccezione della regione di Idlib, conducono principalmente operazioni umanitarie in Siria, quali l’invio alla popolazione civile di cibo, acqua, medicine e libri di testo per le scuole.

Inoltre, i russi si occupano dell’organizzazione del ritorno dei rifugiati siriani nella loro terra d’origine. Secondo il Centro per la riconciliazione delle parti in lotta in Siria, istituito dalla Russia, al momento vi sono più di 6.5 milioni di cittadini siriani rifugiati in 45 Paesi, tra cui circa 2 milioni di donne e 3.500 bambini. Quasi 1.48 milioni di persone sono già tornate nelle loro case, tra cui circa 244.000 dall’estero. Il numero dei rimpatri potrebbe ancora salire: secondo il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, la Siria è infatti pronta a ricevere dall’estero almeno un milione di cittadini. Pertanto, ora vi è una speranza più concreta che i siriani possano finalmente fare ritorno alle loro case.

Sebbene i jihadisti non siano interessati a questo, essi tentano di creare cellule dell’ISIS in altri Paesi: infatti, mentre da un lato le operazioni militari russe in Siria hanno distrutto la maggior parte di cellule terroristiche, altri membri dell’ISIS sono fuggiti all’estero, provocando l’allerta della sicurezza internazionale. Tuttavia, il successo russo in Siria ha seriamente danneggiato l’immagine dell’ISIS e dei jihadisti, che solo tre anni fa terrorizzavano il Medio Oriente e non solo.

Silvia Vittoria Missotti