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Tre centesimi e sette

di Miguel Martinez - 21/11/2018

Tre centesimi e sette

Fonte: kelebek

Penso che le notizie più brutte dell’anno siano quelle che vengono dalla Francia in queste ore.

Perché riguardano qualcosa che va alla radice stessa della nostra vita.

Riassumiamo.

Gli scienziati ci dicono che siamo sull’orlo di una catastrofe planetaria, indotta dai cambiamenti climatici, a loro volta indotti da come la specie umana sta trasformando il pianeta, e che l’unica speranza sia prendere subito misure drastiche.

Le previsioni e le statistiche precise su un argomento come il sistema climatico del pianeta Terra lasciano il tempo che trovano, e spesso si rivelano errate: le correzioni che arrivano peggiorano sempre le previsioni. Da cui possiamo dedurre che probabilmente il rischio è più alto di quanto previsto dal più pessimista degli scienziati.

Questo è un fatto che prescinde dalle opinioni personali di ciascuno di noi sui grandi temi della vita. Possiamo credere ai matrimoni gay o alla purezza della razza, il rischio è uguale.

Per affrontare questo inaffrontabile mostro, il governo francese ha avuto una geniale pensata: salviamo il mondo aumentando di sette centesimi il prezzo al litro del gasolio e di tre quello della benzina.

Sette e tre centesimi.

Lascio immaginare l’impatto che ciò potrà avere sulla trasformazione del clima planetario.

Ma la gente non è scema, ed evidentemente intuisce che questa ridicola mossa va contro il senso intero della vita cui siamo stati educati sin da piccoli.

Vi ricordate le vignette di Charlie Hebdo, e la gente di apparente buon senso che diceva ai musulmani, “ma basta non guardarle, che male vi fanno?”

Il male che fanno è che minano alla base un consenso sul significato del mondo.

E i francesi hanno reagito contro i Sette e i Tre Centesimi, esattamente come alcuni musulmani hanno fatto contro le vignette di Charlie Hebdo.

Mettere in dubbio che gasolio e petrolio siano un bene significa mettere in crisi l’intera base della nostra civiltà.

E tra l’altro, un’intera struttura urbanistica basata sulla creazione di zone con funzioni distinte collegate tra di loro da linee auto.

Basta girare per il centro di Parigi, dove vedi solo Uomini Rosa, e prendere poi il treno e attraversare le periferie, dove vedi invece Uomini Bruni e Uomini Neri.

Senza trasporti non c’è globalizzazione.

La misuretta di Macron offende poi immagino quel ceto medio che si è fatto la casetta suburbana sul modello statunitense.

Leggo che il 73% dei francesi si schiera dalla parte dei manifestanti.

E probabilmente hanno ragione: bisognerebbe studiare a lungo questa storia, con molti più dati di quelli che ho io – sospetto che dietro ci sia una storia di prevaricazione della città sulla provincia, e tanti risentimenti che esplodono insieme, che a prima vista non hanno a che fare con il prezzo della benzina.

Un fatto interessante è che nessun politico ha osato contestare la misura di Macron: Marine Le Pen e la destra si sono messe a cavalcare la protesta dopo, e nemmeno con troppa convinzione. E questo ci dà un’idea del curioso ruolo di ciò che chiamiamo Destra, che si trova a difendere il motore, l’essence stessa della globalizzazione.

E’ chiaro che qui c’è qualcosa che sta succedendo in tutto l’Occidente, per cui le esplosioni popolari non hanno bisogno di essere innescate da qualcuno: e colpisce, nel vedere le foto dei manifestanti, la grande prevalenza di capelli bianchi, il simbolo supremo dell’Occidente oggi (a partire da chi scrive, ovviamente).

Sicuramente è stato un genio a inventare il simbolo della protesta, ma sarà stato dimenticato nel caos generale.

Nella protesta, una tragica ironia.

Un morto e quattrocento feriti, quasi tutti provocati da automobilisti che volevano farsi strada lo stesso e non sopportavano di essere bloccati da gente che solidarizzava con loro.

L’Uomo Medio a Rotelle non ha amici.

Gilles Châtelet:

“Il fatto è che c’è bisogno di molto spazio, di tanti sacrifici ed energie, di mutilazioni e di cadaveri affinché l’”uomo medio” diventi auto-mobile e si ritenga nomade. E’ per questo che tutte le amministrazioni che si pretendevano fedeli alla voce della modernità […] si sono sempre considerate le vestali zelanti della carretta, dell’uomo medio a rotelle, considerato l’incarnazione del “dinamismo” della società civile. Così, ogni autostrada è anzitutto un’autostrada sociale, e ciò che si può definire il petrol-nomadismo della carretta si trasforma spesso in petainismo a rotelle: l’automobile è anzitutto il lavoro, la famiglia, e l’idiozia montata su quattro ruote.

Immaginate i nostri milioni di piccoli rinoceronti stipati in uno dei grandi budelli del reverendo Moon [che aveva proposto un sistema di tunnel e autostrade intercontinentali]! Sbraitano forse la loro “libertà”, e da vicino hanno l’aria un po’ ringhiosa delle loro carrozzerie, ma visti dall’alto del “grande alambicco”, formano una massa fluida perfettamente docile, che chiede solo una cosa: avanzare senza problemi.”

E’ come in Germania, dove tutti sono bravi a mettere la plastica nel contenitore giusto (senza avere la minima idea della fine che farà dopo), ma la grande maggioranza si schiera con l’industria automobilistica.

Il guaio è che il cambiamento climatico non è causato da qualche specifica attività, che si possa modificare.

Cioè, non è che tu passi dall’automobile Euro 5 alla categoria Euro 6, ma fai gli stessi chilometri, e abbiamo risolto.

La catastrofe incombente non è l’esito di invasioni di Unni o di pesti bubboniche.

Anzi, la cosa terrificante è che la prima volta da qualche centinaio di milioni di anni che si rischia l’estinzione, è nel momento in cui gli esseri umani hanno pensato di poter organizzare razionalmente il mondo, con miriadi di illuminati progetti.

La catastrofe incombente non è contro la nostra civiltà; è anzi l’effetto dell’intero modo in cui è impostata la civiltà in cui viviamo, e quindi ogni tentativo di affrontare il disastro – sette centesimi alla volta – porta inevitabilmente a rivolte che i governi basati sul consenso elettorale non sono in grado di affrontare.

Ma a pensarci, nemmeno quelli dittatoriali hanno alcun interesse a farlo.

E’ un secolo e mezzo – niente sul piano storico, ma molto più della memoria di qualunque essere umano – che sappiamo che il senso della vita è la crescita, e l’unico dubbio è se bisogna spartirsi la cuccagna subito – la Sinistra – o se bisogna meritarsela con la fatica – la Destra.

Ci hanno fatto una testa così sui Nimby quelli che osavano dire che loro non volevano accettare nel proprio orticello i rifiuti prodotti dall’arricchimento degli altri.

Ma oggi assistiamo a un fenomeno inverso.

La Decrescita c’è e non si scappa; ma nessuno vuole essere il primo a smettere di crescere.

Nemmeno di sette centesimi.