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Il Bacio di Giuda: Il pensiero complesso di Ingrid Levavasseur

di Michel Onfray - 30/01/2019

Il Bacio di Giuda: Il pensiero complesso di Ingrid Levavasseur

Fonte: Comedonchisciotte

Io, che sono uno intellettualmente incuriosito dal modo in cui il potere riesce ad sopraffare la parola del popolo, devo dire che, in questi giorni, sono stato servito proprio bene! St tratta dall’abile uso delle tecniche popolicide tanto note da tanto tempo: indottrinamento massiccio fin dai primissimi anni della scuola, proclamazione della cultura dominante come slogan  di propaganda, mobilitazione permanente dei mass media al servizio del potere, sovvenzioni pubbliche ai Catechisti di Stato, elezioni ideologicamente truccate, criminalizzazione dell’avversario, disprezzo del voto del popolo se non risponde a quello che deve essere.
Per sopraffare il movimento dei gilet-gialli, abbiamo visto di tutto e senza vergogna: il potere non sfuggito di mano. Il sottile pensiero di Giove ha bisogno della mano brutale della soldatesca per dimostrare che la sua natura è divina e non solo sottile. Il Presidente della Repubblica crede che il pensiero di Emmanuel Macron – troppo complesso per essere compreso – entrerà prima nel cervello della gente, con l’aiuto di qualche pallottola. Tutto è messo agli ordini della ragione di Giove, il potere  che rompe  denti e ossa rotte, che fa uscire gli occhi fuori dalle orbite, che frantuma mascelle,  strattona, crea invalidi e disabili, il potere che procura fratture e ferite. Poi arriverà un giorno che si dovrà valutare che ruolo avrà giocato la rigidità presidenziale nella morte, fino ad oggi, di undici persone che non sono certo state uccise dai gilet gialli …  Questa risposta armata ci mostra la parte che gioca il leone, quella di cui parla Machiavelli quando racconta che insieme alla volpe, i due si dividono la torta della politica. Macron questo non lo ignora e la stampa ci ha foderato le orecchie con un lavoro che avrebbe fatto invidia anche all’autore del “Principe”.

Il ruolo che gioca la volpe è l’inganno, che, ovviamente è stato usato. Nella dichiarazione del 10 dicembre, la stessa volpe in capo annunciava di avere in mano una grossa busta appena confezionata per distribuire un po ‘di soldi. Il modo di abbassare la tensione e per far rinunciare a lottare per la dignità, con pochi euro. L’elemosina è sempre stata l’opposto della giustizia. L’astuzia dei ricchi che comprano la rinuncia dei poveri, che comprano la loro dignità – con quegli stessi soldi che hanno appena sottratto a quegli stessi poveri – mentre proteggono la ricchezza di chi la possiede davvero, anche se non ne è degno. Questa è la solita, vecchia storia del piatto di lenticchie che si mette sul tavolo di un affamato, che, invece, potrebbe avere tutto l’impero.

Cosicché, il grande capo della Goupil annuncia che ci sarà un lungo dibattito tra metà dicembre e metà marzo. Quindi – si presupponeva – ci sarebbe stato un dibattito, cioè uno scambio, un dialogo, una  conversazione, un incontro, una discussione. Invece stiamo assistendo a una serie di monologhi davanti a un pubblico in cattività, scelto con molta cura dai prefetti che hanno il compito di portare il verbo presidenziale. I sindaci – che possono essere disprezzati e maltrattati grazie a una legge che nega l’umanità dei piccoli comuni e favorisce la proliferazione di comunità composte da comuni disumani – assistono ad uno spettacolo di mistificazione servile che viene continuamente trasmesso sulle reti dell’informazione. I sindaci  che danno fastidio non vengono invitati alle trasmissioni e, secondo il principio dell’ ago nel pagliaio, si invitano solo quelli che applaudono, che la pensano come il capo, che sono docili e che annuiscono, sorridono alle battute e, alla fine della pretesa  performance, si alzano in piedi per una ovazione: loro sarebbero il covone di paglia, infatti poi si prende un solo sindaco  – che sarebbe l’ago – e gli si permette di fare una sola domanda non in linea con le idee del capo e allora tutto il pubblico comincia a fischiarlo.

I giornalisti del regime, e sto pensando a Patrick Cohen, che recentemente mi ha attaccato su France 5, contribuiscono a questo indottrinamento. Su un canale di servizio pubblico, per lui basta dedicare una ventina di secondi nelle sei ore complessive di un compiacente dibattito e commentare scene di questo genere, per  poter dire, con una ingenua falsità: “Allora, sono truccati questi dibattiti? Qui si può dire quello che si vuole”.  È evidente che montando la trasmissione in questo modo, andremo a cercare e ad analizzare solo l’ago e non tutto il pagliaio della torta politica! Questo falso Grande Dibattito è un vero Falso Dibattito: è solo lo stratagemma messo in scena da un retore e sofista saccente che in questo modo può ridimensionare e svilire persone che non padroneggiano né la lingua né la retorica, né i sofismi né la dialettica né le  idee, né concetti, né  le notizie né quelle tecniche che, invece, lui padroneggia. Sa già che riuscirà a mantenere la sua credibilità in un dibattito che si capisce fin dall’inizio dove andrà a finire: si parlerà certo, ma senza cambiare di una virgola la linea politica . Tutto viene detto: e allora chi è che può arrivare alla conclusione che il dibattito non sia stato equo? Certamente non lo diranno quei giornalisti allineati con la linea di Maastricht,  quegli stessi che portano questa cattiva recita in tournée nelle sale polifunzionali di tutta la Francia, come se fosse un pezzo del grande repertorio francese.  Ai bei tempi antichi i cortigiani non dicevano a Nerone – quando recitava malamente i suoi brutti versi, con la sua brutta voce e suonando la sua lira stonata – che era un cane  …

Dopo l’inganno di chi compra con il denaro o il trucco di chi compra con i sofismi e c’è anche l’inganno di chi compra con il simbolismo –  cose che però non escludono automaticamente il denaro …

E’ la solita vecchia tecnica della volpe che si compra i leader dei movimenti di protesta: quanti rivoluzionari che vestivano la pelle del coniglio sulle barricate del maggio ’68, sono diventati dei simpatici cagnolini del giornalismo e della politica, appena gli hanno offerto una bella auto con autista e fragole fresche ad libitum [1] ? Quanti leader delle lotte studentesche che hanno cominciato con barba e capelli lunghi, hanno imboccato una carriera nei ministeri o in qualche ben pagata commissione, dopo che gli hanno  messo a disposizione un comitato direttivo per valutare la fattibilità dei loro progetti?

Passare da un’esistenza oscura alla luce dei raggi del sole,  a prezzo dell’abbandono delle proprie convinzioni, è una storia vecchia come il mondo, quando si tratta di comprare un’anima in vendita. È l’inganno di quello che si vede e che si riconosce che permette di comprare quello che non si conosce o che si conosce poco, offrendo – come prezzo –  un po’ di visibilità mediatica e di luce simbolica. La divisione tra ricchi e poveri esiste tanto quanto la separazione tra chi ha cultura e chi ne è privo. Ma c’è anche una divisione tra coloro sui quali viene esercitato il potere – che io chiamo semplicisticamente popolo – e coloro che invece esercitano il potere sul popolo e qualche volta bastano solo delle briciole di popolo per comprarsi il potere. Come quando un poveraccio va dal macellaio e si compra solo le frattaglie.

La frattura esiste anche tra quelli che godono una visibilità mediatica fatta in casa – io direi: “per conto dell’autore”- che è la visibilità dei social network. Dall’altra parte ci sono quelli che godono della visibilità mediatica sulle reti ufficiali, quella dei canali dei notiziari e delle reti TV che “dibattono continuamente”.

Raccontare i fatti propri davanti una dozzina di amici è una cosa; ben altro è raccontarla a presentatori come Cyril Hanouna o David Pujadas, su BFMTV o su  CNews … Ci vuole una spina dorsale da intellettuale e un pensiero ben strutturato per non soccombere alla malattia dei media.  “Passare in televisione” non è privo di effetti collaterali! Ricordo che un giorno il fornaio sotto casa mi disse: “Ah dottore, ora abbiamo due celebrità a Argentan: Monsieur  X, e Lei.”   Questo certo Monsieur X aveva effettivamente partecipato a Questions pour un champion – una trasmissione in cui – a proposito –  Macron si sarebbe fatto male, perché la trasmissione è fatta proprio per fare danni …

Questi effetti collaterali sono di due tipi: quelli di chi guarda, e quelli di chi si espone. Per chi si espone, l’essere riconosciuto dà l’impressione di essere una persona famosa, quindi di essere importante e questo spiega l’ardore dimostrato da quelli che si vogliono assolutamente far vedere in TV, dietro a un giornalista che fa un pezzo dal vivo, all’aperto. Qui possiamo notare diversi comportamenti: c’è chi passa con falsa indifferenza, come se si trovasse, per caso, proprio dietro al giornalista e finge di guardare altrove; poi c’è chi  fa le smorfie come un bambino, o fa le corna, o mette le dita a forma di V, oppure fa la linguaccia o gesti isterici per farsi notare; poi c’è chi si mette al telefono e chiama gli amici perché guardini che sta in televisione, in diretta, anche se sta solo sullo sfondo, come un’automobile qualsiasi, una busta di spazzatura o un orinatoio; Poi c’è chi passa, torna indietro, passa e ripassa, poi fischietta. Questo è per parlare del terribile effetto di inebetimento di chi si trova davanti a una telecamera!

Per chi guarda, tutto quello che passa davanti allo schermo di una TV diventa vero, perché nella nostra era pixelata, dove si confonde il reale con il virtuale, il vero esiste solo se viene mostrato in uno schermo. La follia dei selfie fatti davanti ai monumenti lo testimonia: IO e le piramidi, IO e il Partenone, IO-me stesso e il Colosseo, IO e le noci di cocco … il mondo esiste solo se serve come sfondo per ritrarre la mia persona – le piramidi mi stavano aspettando –  … Lo schermo è il rivelatore fotografico dell’essere qualcosa che, altrimenti, IO non sarei o che, almeno,  IO credo di non essere.

L’obiettivo della macchina fotografica che fotografa o filma trasfigura l’essere che, una volta uscito dal proprio corpo in modo virtuale, potrebbe benissimo non riconoscersi mai nel suo vero corpo, se non dovesse comprendere la natura fittizia della sua immagine che vede proiettata, della sua parola che è stata montata o strumentalizzata.

Ma questa televisione può anche prendere i gilet-gialli per metterli su un  vassoio: come? In che modo? Chi è il produttore è responsabile del casting? Secondo quali criteri li sceglie e perché? Perché proprio  questo qui, che è si un gilet-giallo ma che, per tutta la trasmissione, non si leverà quel passamontagna che tiene abbassato fino agli occhi, anche se sta dentro uno studio televisivo, o perché quello studentello che è andato da Hanouna e che,  a quattordici anni, portava un cravattino a farfalla, con la stessa disinvoltura con cui io oggi porto una tuta da jogging?

Questa televisione fa lo stesso lavoro con tutti i gilet gialli quando li intervista per strada, quando passano davanti a un microfono-aperto falso: sappiamo molto bene che, per per scegliere chi andrà in onda, si prende almeno un gruppo di quindici persone per trovare chi sarà quello che porterà il messaggio che il capo vuol sentire – perché questo Capo non sta lì, scelto da chi lo paga, per il suo bel modo di pensare, non sta lì così ben pagato e con tanti vantaggi, per concedere la parola a chiunque! Così i giornalisti – sulle  rotatorie, sulle strade, nelle manifestazioni, nei punti di blocco – stanno a caccia di quel piccione che farà buon gioco per sostentare sia il giornalista che tutti i dipendenti che dipendono dal potere. Quale giornalista ci farà vedere come fanno, dietro le quinte, a creare opinione con la televisione?

Succede che, su queste famose reti televisive, all’inizio avevamo visto apparire Ingrid Levavasseur. Una giovane piuttosto carina che parla bene, occhi blu-verdi e capelli rossi, madre single con due figli, che fa la badante in provincia nell’Eure, in Normandia. Se ci si attiene solo alla registrazione della moralina, fa impressione per come parla sul set di David Pujadas, “La Grande Spiegazione, la voce di tutta la (sic) Francia” di fine novembre. Dice di non seguire particolarmente la politica,  e non non essere una come quelle che vanno in televisione da Karine Le Marchand per cercare gloria raccontando la sofferenza di una donna con un gilet-giallo che, tra l’altro – ha  divorziato, ha due bambini, vive da sola, ha un lavoro tanto mal pagato, che quasi sarebbe meglio l’assistenza pubblica, ma che per questo ha rifiutato,  che arriva fatica a fine mese e che riesce a tener testa al “capo dell’EDF”: è il trionfo della moralina e del grado zero della genealogia. Ecco quello che basta concettualmente ai media che vivono (non di principi morali ma) solo di infusi di moralina, soprattutto perché quello che dice non si basa su nessuna analisi politica. Con lei, non si  rischia una prospettiva che potrebbe mettere la sua miseria in relazione con l’abbandono della classe politica, con le responsabilità dello stato di Maastricht,  con l’indottrinamento fatto di collusione della stampa e del liberalismo europeo, lei è perfetta. Da allora, i media se la stanno contendendo, è apparsa su un incredibile numero di articoli sulla stampa e, ciliegina sulla torta, la  BFM-TV le ha proposto di diventare una delle sue croniste!  Abbiamo il sospetto che la stessa proposta non sia stata presentata anche al citoyen Drouet ( il capo dei gilet-gialli) … Ci chiediamo perché!

Al citoyen Drouet o al citoyen Cauchy. Perché un dibattito sulla rete LCI ha messo di fronte i due gilet-gialli : Ingrid Levavasseur, che ha votato alle presidenziali Macron, e Benjamin Cauchy, che è uno strutturato politicamente – Aphatie sicuramente riuscirà a creare ancora una volta qualche fake-news che racconterà che lui ha votato Le Pen  …  comunque in diretta Benjamin Cauchy fa sapere che Tapie – quello  che sostiene l’iniziativa della signora Levavasseur di presentare una lista per l’Europa e che, le ha messo a disposizione dei locali per la sua sensibilità politica dimostrata, – è stato condannato per corruzione, evasione fiscale, abuso di beni aziendali e avrebbe potuto aggiungere anche per corruzione di testimoni, contraffazione, ricettazione e falso, per abuso di fiducia e che è attualmente è sotto inchiesta per frode organizzata e appropriazione indebita di fondi pubblici …  Crediamo che Madame Levavasseur non lo sapesse prima, così Benjamin Cauchy glielo dice in diretta, sul set. E cosa gli risponde lei? “Monsieur Tapie è un supporto morale (sic)”! E uno …

” Come se questo non bastasse, mentre Benjamin Cauchy continua a parlare e le dice che lei sta raccontando solo affari suoi personali, senza portare in televisione nessuna delle rivendicazioni dei gilet gialli, lei ingenuamente confessa che in realtà lei non ha nessun programma e che avrebbe chiesto agli altri quali sono i punti da difendere! L’importante è andare in Europa, non importa per quale progetto. E due …

Benjamin Cauchy gli fa la domanda più importante, quella che uccide: dato che Ingrid Levavasseur si lancia alle Europee con una lista dei gilet-gialli, cosa che potrebbe portarla al Parlamento europeo, le chiede che tipo di Europa sarà, quella che lei difenderà, in quale gruppo siederà, quali saranno le sue proposte: sarà  una “Europa federalista” e liberale insieme a quelli di Maastricht, quella stessa che ha provocato tante disgrazie a Ingrid Levavasseur? O sarà una “Europa delle nazioni” che si riprendono la loro sovranità e che potrebbe quindi condurre a una politica come vorrebbero i gilet-gialli? Lei non lo sa. E’ Vero: lei non lo sa! Benjamin Cauchy le chiede: “Tu sei il Numero Uno nella lista per le europee 2019 e non hai una convinzione politica?” e lei risponde con un gran sorriso: “Assolutamente …” Dirà tutto quello che le diranno di dire, è questo il suo progetto. Tapie va in sollucchero e anche Macron. E tre …

Jean-Michel Aphatie che ha preso parte allo spettacolo, dove lo hanno invitano a venire qualsiasi giorno lo desideri, beveva un bicchiere di latte! Non avrebbe mai immaginato che gli avrebbero portato su un piatto d’argento la testa dei gilet-gialli! Con l’indulgenza di un gatto che tiene il sorcio tra i denti, ha gentilmente invitato Cauchy a passare alla Levavasseur qualcuna delle idee che le mancavano: questa televisione ha messo di fronte una donna dei gilet-gialli con un gran bel sorriso che non sa nulla di niente dell’Europa, ma che vuole fare una lista per le europee con i gilet-gialli, et un gilet-giallo che conosce a fondo il problema e che vuole mettere in relazione le miserie di cui parlano i gilet-gialli con i pieni poteri del regime di Maastricht. Per questo motivo, la Levavasseur e  Aphatie si ritrovano come un sol-uomo – non è che sorprendente questa cosa? – hanno rimesso Cauchy al posto suo:  in mezzo agli effluvi nausebondi del Rassemblement National, dei Debout La France et dei Républicains che hanno avuto la cattiva idea di avvicinarsi ai gileet-gialli … ( anche se è vero che sarebbe stato meglio se la Levavasseur non avesse detto di aver votato Macron qualche mese prima.) E quattro …

Poi Benjamin Cauchy ha parlato di una proposta che Ingrid Levavasseur aveva ricevuto in un altro programma, quando aveva detto e che era necessario “integrare il sistema”! Allora le avevano offerto di diventare lei stessa giornalista su quella rete – la BFM TV – in modo che non ci sarebbero state mal interpretazioni … Lei sostiene di aver rifiutato perché i gilet-gialli l’avrebbero dissuasa con le minacce. Con questa lista, si prende la sua vendetta – nel peggiore dei casi. E cinque.

Alla cellula delle comunicazioni con l’Eliseo, a quella del Ministero degli Interni, della residenza parigina di Bernard Tapie, in uno dei tanti appartamenti di BHL, a Parigi o a Tangeri, a Marrakech o a New York, ma anche a Libé, a Obs, a Le Monde o a France-Inter, da Jean-Claude Junker e Angela Merkel,  da Daniel Cohn-Bendit e da Giscard d’Estaing, c’è stata ovunque una grande esplosione di risa e di gente che si è sbellicata, a sentire Ingrid Levavasseur!  A Joffrin e Quatremer gli si sarà addirittura slogata la mascella! Macron ha cominciato a ballare facendo segno di Vittoria con le dita, mentre girava tutto intorno al tavolo del suo ufficio, alla BFM-TV avranno fatto saltare i tappi dello champagne! Certo che la aiuteranno tutti a mettere in piedi la sua lista!

Non è sicuro d’altro canto che i gilet-gialli  abbiano preso questa specie di carica della polizia contro una di loro, con la stessa esultanza: i cinque proiettili che gli hanno sparato contro da una macchina della rete LCI hanno ferito in modo significativo i Gilet-gialli che non volevano – loro – integrare il sistema, ma  cambiarlo. Con questa lista battezzata molto cinicamente RIC come Ralliement d’Initiative Citoyenne e non, dal momento che ora è contraria, Référendum d’Initiative Citoyenne, Macron ora è sicuro di arrivare primo e di distanziare nettamente tutti gli altri. Macron adesso può sognare con più legittimità di continuare a maltrattare i gilet-gialli – solo quelli veri però.

Questo pesciolino crede che riuscirà a entrare nella vasca degli squali di Maastricht e che ci sarà un posto per lei … Certo che ce ne sarà uno, un posto nello stomaco di uno di questi grandi squali! Nel primo dibattito televisivo della campagna elettorale europea, che si terrà sui programmi di  David Pujadas o di Léa Salame, di fronte a  Cohn-Bendit o a  Moscovici per esempio, squali della politica e della stampa le faranno la a pelle in un batter d’occhio. Un altro modo per far scorrere il sangue dei gilet-gialli.

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[1]  Sarebbe utile leggere la lettera aperta di Guy Hocquenghem indirizzata a coloro che sono passati da Mao Pass al Rotary, (Seuil), un libro del 1986 che  avrebbe meritato merita di essere completato … Ma ahimè, Guy Hocquenghem non è più dal 1988
Fonte: https://michelonfray.com

Link : https://michelonfray.com/interventions-hebdomadaires/le-baiser-de-judas


Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte  comedonchisciotte.org  e l’autore della traduzione Bosque Primario