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Brzezinski: la lobby ebraica Usa opera un «maccartismo nei confronti dei critici d'Israele»

di Alessandra Farkas - 29/05/2008

 

L'ex consigliere di Jimmy Carter oggi vicino a Obama attacca i conservaotri dell'Aipac: non vogliono la pace

Era l'ultima cosa di cui Barack Obama aveva bisogno, dopo l'accoglienza glaciale riservatagli dagli ebrei della Florida e dopo la recente gaffe su Auschwitz, da lui scambiata per Buchenwald. In un'intervista all'inglese Daily Telegraph il suo consigliere in politica estera, Zbigniew Brzezinski, ha accusato l'establishment ebraico-americano di «maccartismo nei confronti dei critici d'Israele». Definendo la lobby ebraica Usa «troppo potente » e «troppo prona a tacciare d'antisemitismo chiunque osi criticare lo Stato Ebraico».

Nel mirino dell'80enne politologo di origine polacca è l'American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), la più grande e influente lobby ebraica statunitense (oltre 100 mila iscritti e un budget annuo che supera i 100 milioni di dollari), da lui accusata di «dettare legge alla politica mediorientale Usa». E di «intimidire chiunque, fuori e dentro il Congresso, non sposa i suoi dogmi». Che cosa hanno in comune l'AIPAC e Joseph McCarthy, il famigerato senatore repubblicano autore della caccia alle streghe anticomunista degli anni '50 che penalizzò soprattutto i «creativi» ebrei di Hollywood? «Entrambi usano la calunnia e la demonizzazione, al posto della dialettica», replica Brzezinski, che definisce «paranoia pura» l'abitudine dell'AIPAC di bollare come anti-israeliano «ogni tentativo di pace in Medio Oriente».

Le dichiarazioni sono piovute come una doccia fredda sul frontrunner democratico, da tempo in difficoltà con l'elettorato ebraico, critico della sua intenzione di dialogare con l'Iran e timoroso di un allentamento nel rapporto speciale degli Usa con Israele, se Obama verrà eletto. Brzezinski, ex-consigliere per la sicurezza nazionale di Jimmy Carter, da anni inviso agli ebrei neocon, ha mostrato ai critici di Obama il suo vero tallone d'Achille. «È il colpo di grazia che affonderà le sue sorti», punta il dito Ed Lasky, editore dell'influente rivista online American Thinker, «quest'ultima boutade dimostra quanto problematico è l'atteggiamento di Obama non solo verso Israele ma anche nei confronti del mondo ebraico Usa».

Non è la prima volta che l'intellighenzia ebraica Usa accusa Brzezinski di antisemitismo per le sue persistenti critiche anti-Israele, da lui accusata di «eccesso di forza» e «rifiuto del compromesso». Lo scorso anno Brzezinski difese John Mearsheimer e Stephen Walt, i due controversi studiosi americani che nel loro libro «The Israel Lobby» hanno osato mettere in dubbio il diritto d'esistere di Israele. Ma a spezzare una lancia in difesa di Brzezinski sono numerosi intellettuali ebrei di sinistra. A partire da Eric Alterman, docente universitario e membro del Center for American Progress di Washington, secondo cui, «le opinioni di Brzezinski sono condivise dalla maggioranza degli ebrei americani ». «Brzezinski ha ragione», gli fa eco il rabbino Michael Lerner, direttore della rivista liberal Tikkun, «l'effetto dell'AIPAC è stato molto più devastante di quella del maccartismo — incalza —. L'AIPAC promuove da sempre la politica del Likud e accusa di antisemitismo persino gli ebrei americani vicini al Labour. Soffocando un dibattito e un dissenso che in Israele sono all'ordine del giorno». «Il termine pro-Israele è stato scippato da una minoranza conservatrice la cui ideologia è osteggiata dalla maggior parte degli americani, ebrei e non-ebrei», teorizza Jeremy Ben-Ami, ex-consigliere del presidente Bill Clinton che di recente ha inaugurato J Street: «Una nuova lobby alternativa di ebrei illuminati — spiega —, decisi a promuovere un'agenda pro-Israele, pro-pace e progressista».