La verità del “Tutto è Uno” tra Oriente e Occidente
di Guido Dalla Casa - 02/05/2024
Fonte: Guido Dalla Casa
Dobbiamo ringraziare Gloria Germani per averci consentito in un solo libro di conoscere il pensiero e di cogliere la profonda trasformazione di visione del mondo del grande giornalista-filosofo Tiziano Terzani, che ha attraversato un Oriente non soltanto geografico, ma soprattutto spirituale: un percorso dall’Occidente all’intera Asia. E’ passato dal socialismo (anche nelle sue manifestazioni più estreme), che possiamo considerare l’ultima illusione di un Occidente in disfacimento, alla percezione profonda che noi siamo Natura e siamo immersi nell’Uno, dove avremmo dovuto restare.
E’ un percorso completo che troviamo nel libro, a partire da un Occidente ultra-materialista (comunismo) fino alla negazione del materialismo, o ad un suo superamento in una sintesi eccezionale, per arrivare a una forma di Ecologia Profonda fra le montagne himalayane: tutta una vita senza paura di cambiare idea, sempre con riflessioni molto profonde.
Il libro è un excursus completo sia del viaggio reale durato 30 anni sia del viaggio spirituale-intellettuale: da Firenze alla follia illusoria di Mao-Tse-Tung, completamente antropocentrica e lontanissima dalla Natura, fino all’addio descritto in Buonanotte signor Lenin e poi al grande insegnamento del “Tutto è Uno” del Vecchio sull’Himalaya, cioè fino a quel profondo Oriente che gli ha reso accettabile anche la morte. E’ questo uno dei grandi pregi del pensiero di Terzani: avere modificato l’intera visione del mondo in modo limpido e motivato, ma “sul campo”…ed essere pervenuto a idee più attuali che mai, 20 anni dopo il suo ritorno all’Infinito.
Il testo è scorrevole e di facile lettura: questo è un pregio non da poco data la profondità degli argomenti. Dal libro:
Nel lungo racconto registrato, che sarà pubblicato postumo con il titolo “La fine è il mio inizio”, Terzani ci consegna il suo testamento spirituale, racchiuso in due grandi moniti: «Questa nostra civiltà moderna è una civiltà andata matta, andata matta per l’economia”. “Questa secondo me sarà la grande battaglia del futuro: la battaglia contro l’economia che domina le nostre vite, la battaglia per il ritorno a una forma di spiritualità – che puoi chiamare anche religiosità – a cui la gente possa ricorrere…” Terzani parlava così nella primavera del 2004, quando ancora la crisi ecologica non era così evidente come oggi. E più avanti:
Volendo essere schematici, Terzani giunge in Asia all’inizio del 1972 e di qui fa esperienza in prima persona di eventi cruciali della storia moderna. In sintesi, tali esperienze sono riassumibili in sei diversi passaggi: la fase finale della guerra del Vietnam che si conclude con la vittoria dei comunisti di Ho Chi Min sulle truppe statunitensi; la presa di coscienza del fallimento dell’esperimento comunista in Vietnam; gli orribili esiti della rivoluzione cambogiana di Pol Pot con lo sterminio di oltre due milioni di persone; il fallimento del comunismo maoista in Cina; la disumanità e il disastro esistenziale del moderno liberalismo in Giappone e infine il crollo del comunismo in Unione Sovietica insieme all’insorgere del fondamentalismo islamico come ideologia antisistema.
Ma il libro non è un “riassunto”, vi si legge la completa partecipazione dell’Autrice in ogni pagina e questo rende il testo più vivace e piacevole. Data l’importanza e la chiarezza del testo, vale la pena riportarne ancora qualche brano:
Qualche anno più tardi chiarirà: «Sia il marxismo che il capitalismo si basano sulla fondamentale nozione “scientifica” che esista un mondo materiale separato dalla mente e dalla coscienza, e che questo mondo può essere conquistato e sfruttato al fine di migliorare le condizioni di vita dell’uomo. Il sistema fondato sul marxismo è fallito, l’altro pur vittorioso sta mostrando segni di crisi». Questa coraggiosa presa di coscienza sulla modernità come frutto della visione materialista e scientifica della realtà che si impone a miliardi di persone, ha un’immensa importanza. Credo che questo sia uno dei contributi più innovativi che Tiziano Terzani ci regala. Egli giunge a individuare il tipo di conoscenza che ha generato la Modernità, ovvero il pensiero dualista che separa mente e materia, io e mondo, che trasforma la Natura in materia inerte, manipolabile «per soddisfare i bisogni umani». Il grande esploratore la definirà più volte come una visione e un progetto “sacrilego”.
Terzani si riferisce al Ragno cosmico, e poco dopo al Sogno di Vishnu: due grandi miti indiani della creazione. Lì non c’è un dio separato che crea il mondo in modo dualistico, o che agisce in un certo momento del tempo, come siamo abituati a pensare fin dalle origini giudaiche della tradizione occidentale. È una creazione che avviene continuamente, immanente, fuori dal tempo lineare, molto più simile alle moderne teorie della “creazione continua” di Fred Hoyle che alla divulgata sempre-presente teoria del Big-Bang.
“Provate una volta, a stare in cima a una montagna per osservare i fili d’erba, provate ad ascoltare i bisbigli del vento che passa tra le foglie di un albero, e sentirete che la vostra vita è la vita delle foglie, che la vostra vita è la vita dell’erba, è la vita delle formiche. È la stessa cosa, meravigliosamente la stessa cosa».
Tutto questo avrebbe potuto scrivere anche Arne Naess, il filosofo-alpinista norvegese fondatore dell’Ecologia Profonda.
L’ultima parte del libro è dedicata a una indovinata scelta di brani tratti integralmente dagli scritti di Terzani. Eccone alcuni:
Abbiamo convinto gli asiatici che solo a essere moderni si sopravvive e che l’unico modo di essere moderni è il nostro: il modo occidentale! Ci sono alternative? Nessuna. Tutti i tentativi di percorrere altre vie sono finiti male! Proiettandosi come unico, vero, rappresentante del progresso umano, l’Occidente è riuscito a dare a chi non è “moderno” a sua immagine, un grande complesso di inferiorità e l’Asia sta buttando a mare tutto quel che era suo per acquisire tutto quello che è occidentale.
Singapore mi irritava sempre di più. Non sopportavo questa società di bottegai arricchiti che potevano permettersi di tutto tranne che di pensare. Mi dava noia la loro grettezza, la loro mal riposta arroganza, il loro confondere il Prodotto Nazionale Lordo con il Quoziente d’Intelligenza, il reddito medio pro capite con il progresso, il kitsch con il bello, la quantità con la qualità.
Pensa agli aborigeni. Gli aborigeni vivevano in questo continente straordinario che è l’Australia con una loro civiltà, per noi oggi incomprensibile, non sappiamo più nemmeno cos’era. Una civiltà che a quello che raccontano loro, e c’è da crederli, aveva un modo di comunicare al di là di quello che noi conosciamo, al di là delle parole. Quando moriva un grande capo aborigeno da qualche parte, la gente già partiva per il funerale perché sapeva che era morto, sentiva che era morto, così che arrivavano in tempo per il funerale.