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aq, Fine del Movimento del Risveglio?

di Irdi Robert Dreyfuss - 08/10/2008



In una intervista esclusiva con The Nation, il comandante del Movimento del Risveglio a guida sunnita di Baghdad dice che gli attacchi da parte del governo iracheno e dei miliziani alleati del governo contro i leader e i membri del movimento potrebbero innescare un nuovo movimento di resistenza sunnita. Questa forza di resistenza – dice – compirà attacchi contro i soldati americani e l’esercito e le forze di polizia iracheni. "Guardati attorno", dice. "E' già tornato. Sta diventando più forte. Guarda quello che sta succedendo a Baghdad".

Il comandante, Abu Azzam, ha parlato con The Nation al telefono da Amman, in Giordania, la settimana scorsa, prima di tornare a Baghdad: ha esposto uno scenario per una nuova esplosione in Iraq - scenario che manderebbe in pezzi frantumi l'idea compiaciuta degli americani, secondo cui la "surge" di truppe statunitensi del 2007-08 avrebbe stabilizzato questo Paese devastato dalla guerra. Anche se l'incremento delle forze Usa è riuscito a reprimere alcuni degli scontri confessionali più violenti, è stato l’emergere del Movimento del Risveglio nel 2006 che ha schiacciato “al Qaeda in Iraq”, e ha portato l'ordine ad al Anbar e a Baghdad.
 
Il 1 ottobre è previsto che il governo iracheno assuma la responsabilità del Movimento del Risveglio, che comprende circa 100.000 combattenti, in maggioranza sunniti, nelle province di al Anbar, Salahuddin, e Diyala,  e nei sobborghi occidentali di Baghdad prevalentemente sunniti. Composto da  molti ex ba’athisti, ex ufficiali delle forze armate dell’epoca di Saddam Hussein, e da altri nazionalisti laici, il [movimento del] Risveglio - in arabo, sahwa, che le forze armate Usa chiamano anche “Figli dell’Iraq” - comprende migliaia di ex guerriglieri della resistenza irachena del 2003-07.

Il governo sciita confessionale del Primo Ministro Nuri al-Maliki considera il Movimento del Risveglio con estremo sospetto, e il sentimento è reciproco. Secondo parecchie fonti irachene intervistate per questo articolo, esiste una seria possibilità che la calma relativa che ha prevalso in Iraq nell’ultimo anno possa andare in frantumi, se il governo a guida sciita e la milizia sua alleata – le Brigate Badr del filo–iraniano Consiglio supremo islamico iracheno (ISCI), ingaggeranno una lotta di potere armata con le forze del [movimento del] Risveglio per il controllo di Baghdad ovest.

Finora, gli Stati Uniti stanno cercando di persuadere Maliki con le lusinghe a sostenere il [movimento del] Risveglio, offrendo dai 300 ai 500 dollari al mese per ogni membro della milizia sunnita. Al tempo stesso, ufficiali delle forze armate Usa in Iraq hanno promesso di garantire i pagamenti alle forze sunnite e di proteggere i [membri del] Risveglio da attacchi o rappresaglie da parte del regime. Ma fra i sunniti, compresi quelli intervistati per questo articolo, è diffusa la preoccupazione di essere lasciati a se stessi, e che gli Stati Uniti non abbandoneranno il governo di Baghdad, nonostante le sue tendenze confessionali, filo-iraniane.

In questo caso, dice un ex alto funzionario iracheno, molti sunniti potrebbero rivolgersi a una fonte di sostegno improbabile: la Russia. "I russi sono molto attivi", dice. "Stanno parlando con  molti iracheni, fra i quali leader della resistenza e membri del [movimento del] Risveglio, a Damasco, in Siria. Sono impegnati in discussioni con ba'athisti di grosso calibro". Secondo questo funzionario, ex ba’athisti, ufficiali dell’esercito, e membri del [movimento del] Risveglio a Damasco, Amman, e all’interno dell’Iraq starebbero guardando alla Russia per un appoggio, in particolare dato che la Russia sembra intenzionata a riaffermarsi in Medio Oriente. "I russi hanno intenzione di mettersi in gioco con forza con i sunniti", dice. "L’ho sentito dire da membri del sahwa a Damasco e ad Amman: 'Se gli americani ci abbandoneranno, andremo dai russi.'".

Abu Azzam, che ha contribuito a fondare il [movimento del] Risveglio nell’area di Baghdad, ha la sua base ad Abu Ghraib, un sobborgo della capitale, ed è il comandante della regione. Negli ultimi mesi, dice, “centinaia” di suoi combattenti sono stati assassinati dai miliziani del Badr, oppure uccisi in battaglie con le forze di polizia irachene controllate dalle Brigate Badr dell’ISCI. Il mese scorso, la polizia ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti, ma Maliki lo ha annullato dopo un breve periodo di confusione. "In Iraq il ministero della Giustizia e la polizia sono controllati dai partiti religiosi", dice Abu Azzam. "Non era un vero mandato di arresto". Tuttavia, è stato inquietante per il movimento, ed è stato generalmente considerato come un segnale di ciò che verrà.

Secondo il New York Times, il governo Maliki ha ordinato di arrestare 650 leader del [movimento del] Risveglio nella zona di Baghdad, e centinaia di altri a nord della capitale, nella provincia di Diyala. Secondo quanto riferito dal Times, Jalaladin al-Saghir, un alto funzionario delle Brigate Badr dell'ISCI, avrebbe detto: "Lo Stato non può accettare i [membri del] Risveglio. I loro giorni sono contati".

Il governo iracheno si è impegnato a reclutare il 20 % delle forze del [movimento del] Risveglio nell'esercito e nella polizia. Tuttavia, questo impegno è considerato dalla maggior parte dei sunniti come una azione da parte di Maliki per far contenti gli americani – anche se Maliki non ha alcuna intenzione di mantenere la sua promessa.

"Maliki dice agli americani quello che pensa vogliano sentirsi dire", dice a The Nation un leader del [movimento del] Risveglio. "Io dico continuamente agli americani che si tratta di un trucco, ma non lo capiscono. Gli americani sono così ingenui: presuppongono buona volontà da parte di Maliki. Noi non riusciamo a capire: gli americani sanno che Maliki sta lavorando a stretto contatto con gli iraniani, dunque: perché gli credono? Perché lo ascoltano?"

Secondo Abu Azzam, il fatto che l'80 % delle forze del [movimento del] Risveglio verranno tenute fuori dai servizi di sicurezza significa che non avranno un lavoro, e saranno arrabbiati. "Il piano del governo è di prendere il 20 %, inserirli nelle forze di sicurezza, ma togliendoli dai quartieri nei quali hanno la loro base", dice. Questo, aggiunge, è sciocco, perché queste milizie conoscono i quartieri, e sanno moltissimo sugli estremisti fondamentalisti filo-al Qaeda e filo-sunniti, casa per casa. "Se li si sposta, tutta questa conoscenza va perduta", dice. "E poi li sostituiranno con unità dell'esercito iracheno composte in maggioranza da forze sciite confessionali". E' una formula per il disastro, e una nuova guerra civile.

La scorsa settimana, il Parlamento iracheno ha approvato una legge imperfetta ma fattibile per regolare le elezioni provinciali, che dovrebbero tenersi agli inizi del 2009. Abu Azzam sta formando il suo partito politico, il "Fronte iracheno della dignità", per presentarsi per lo più nei sobborghi di Baghdad. In altre province, ci sono altri partiti che stanno emergendo dal [movimento del] Risveglio, fra i quali il "Fronte nazionale per la salvezza dell'Iraq", che ha la sua base ad al Anbar. Si prevede che la maggior parte dei partiti collegati al [movimento del] Risveglio facciano man bassa del voto sunnita ad al Anbar, Salahuddin, Diyala, e nei sobborghi occidentali di Baghdad, assestando un KO all'Iraqi Islamic Party, la formazione religiosa sunnita legata ai Fratelli musulmani che a volte ha fatto parte della coalizione di Maliki. L'Iraqi Islamic Party è stato eletto con solo il 2% del voto sunnita, quando quasi tutti i sunniti avevano boicottato le elezioni manipolate del 2005. Lo sceicco Ali Hatim, leader del "Fronte nazionale per la salvezza dell'Iraq", ha detto a un giornale in lingua araba:

Stiamo combattendo una battaglia decisiva contro l'Islamic Party. Al Qaeda non costituisce più alcun pericolo per l'Iraq, ed è finita: il vero pericolo sono coloro che ci combattono in nome della legittimità e della religione: intendo dire l'Islamic Party. Se non fosse stato per l'intervento del governo e delle forze Usa, questo partito non sarebbe durato due giorni ad al-Anbar.

Tuttavia, i partiti favorevoli al [movimento del] Risveglio sono assai più preoccupati della minaccia proveniente da Maliki e dalle forze del Badr legate all'ISCI che non dell'Iraqi Islamic Party, che non possiede una milizia di una qualche consistenza. E non esiste alcuna garanzia che si accontenteranno di partecipare a un processo politico che li limiti alle elezioni ad al Anbar e in poche altre roccaforti sunnite ma li escluda dal potere a Baghdad e nel governo centrale – specialmente se la campagna di violenze e omicidi contro i loro combattenti continuerà.

Secondo fonti irachene, gli assassinii di leader sunniti di primo piano vengono commessi da squadroni della morte collegati alle Brigate Badr, spesso con il sostegno diretto di unità dei servizi di intelligence iraniani, che lavorano a stretto contatto con le forze del Badr. Dal 2003, le Brigate Badr e i servizi di intelligence iraniani hanno assassinato migliaia di ex ba'athisti, ufficiali dell'esercito e dell'aeronautica, intellettuali e professionisti sunniti, e altre persone contrarie all'influenza iraniana in Iraq.

Molti esperti di Iraq a Washington non credono alla la possibilità che i russi diano il loro appoggio a una nuova forza di resistenza in Iraq, ma non la escludono del tutto.
 
Questo mese, qualche tempo fa, un ex alto funzionario del Ba'ath ha chiesto apertamente aiuto a Mosca. Salah Mukhtar, che è stato un collaboratore di Tariq Aziz, l'ex ministro degli Esteri iracheno sotto Saddam, nonché ambasciatore iracheno in India e in Vietnam, ha detto che "la mossa preventiva della Russia in Georgia è una azione formidabile dal punto di vista strategico quanto a tempismo, obiettivi, e tattica", e ha invitato la Russia a rivolgere la sua attenzione all'Iraq:

Il tallone di Achille degli Stati Uniti è l'Iraq.... Il progetto colonialista Usa per un controllo assoluto del nostro pianeta può essere seppellito in Iraq.
Solo appoggiando la resistenza patriottica irachena e rafforzando le sue capacità militari possiamo accelerare la fine del colonialismo Usa in tutto il mondo .... La chiave per sconfiggere gli Stati Uniti nel mondo e isolarli in un angolo è che la Russia fornisca sostegno, direttamente o indirettamente, alla resistenza irachena.
La chiave per liberare il mondo mettendo il bavaglio agli Stati Uniti necessita il coinvolgimento della Russia nella battaglia in Iraq.

Nonostante la spavalderia di questa dichiarazione, non è impossibile che la Russia possa stare giocherellando con l'idea di confrontarsi con gli Stati Uniti in Medio Oriente in modo più diretto. Con tutta probabilità, questo dipenderà da un ulteriore deterioramento significativo dei rapporti fra Usa e Russia riguardo alla Georgia, all'Iran, e ad altri punti di contenzioso. Nel frattempo, tuttavia, è probabile che agenti dei servizi segreti russi stiano stabilendo contatti discreti con gli iracheni.

In ultima analisi, malgrado la calma ingannevole in Iraq, il Paese rimane sul punto di esplodere. Non solo è possibile che la guerra fra sunniti e sciiti possa riaccendersi, ma nel nord e nel nord-est dell'Iraq si sta sviluppando un altro focolaio, che riguarda le aspirazioni dei kurdi ad allargare il proprio territorio. Gli arabi iracheni, sia sunniti che sciiti, si opporrebbero a qualsiasi ulteriore espansionismo kurdo, specialmente al desiderio dei kurdi di prendere il controllo di Kirkuk e della provincia di Ta'amim, zone ricche di petrolio. Inoltre, c'è tuttora la possibilità che le forze dell'esponente religioso ribelle Muqtada al-Sadr possano riaffermarsi, con il sostegno iraniano, se Maliki dovesse capitolare di fronte alle pretese Usa per un "accordo sullo status delle forze" e un trattato fra Stati Uniti e Iraq che ceda una parte eccessiva di sovranità irachena alle forze di occupazione americane.
 
 
Robert Dreyfuss, collaboratore di The Nation, è un giornalista investigativo di Alexandria, Virginia, specializzato in politica e sicurezza nazionale. E’ autore di Devil's Game: How the United States Helped Unleash Fundamentalist Islam e collabora di frequente con Rolling Stone, The American Prospect, e Mother Jones.


(Traduzione di Ornella Sangiovanni)
The Nation

Articolo originale