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Auto(distruzione)

di Massimiliano Viviani - 16/12/2008

    

I dati di novembre sulla vendita delle automobili americane hanno confermato che il settore è entrato in una spirale spaventosa: a uscirne meglio è la Ford, le cui vendite sono calate "solo" del 31%, assai peggio General Motors (41%), mentre Chrysler ha quasi dimezzato le vendite (47%). A questi livelli la bancarotta non sarebbe lontana, e se si avverasse trascinerebbe gli Stati Uniti (e forse il mondo intero) verso la depressione.
I tre giganti di Detroit non potevano fare altro che andare a batter cassa dal governo, il che induce subito una riflessione. Perchè i profeti del capitalismo quando le cose vanno bene predicano il libero mercato con annesse "ristrutturazioni" (leggi licenziamenti) e delocalizzazioni (ossia chiudere qui e riaprire in Cina e India), ed esigono che lo Stato non debba intervenire mai (paventando il comunismo), mentre quando il vento cambia vanno a chiedere aiuto proprio allo Stato centrale? Perchè, cari paladini del libero mercato, non formulate adesso la nota "legge" reaganiana per cui lo Stato non è la soluzione ma il problema?
Peraltro la stessa Ford si dice interessata al salvataggio dei suoi concorrenti perché il loro fallimento rischierebbe di tirare a fondo l'intero settore dell'auto. Il che fa capire bene in cosa consista la "concorrenza" nel sistema capitalistico: quando si comincia a sentire puzza di bruciato i "grandi" fanno subito quadrato. Mentre invece si mettono a farsi la concorrenza per finta quando il clima si rasserena, perchè tanto i fallimenti si sa che li pagano sempre o i lavoratori o i cittadini. E oltrettutto fallire con i propri conti correnti svizzeri ben grassi non è mai stata una condanna per nessuno.
Ma il quadretto non è completo. Quando i manager delle tre grandi di Detroit si sono presentati ai delegati del governo per batter cassa non avevano nemmeno lo straccio di un piano di rilancio aziendale: loro volevano 34 miliardi di dollari sull'unghia e a fondo perduto. Ma al deciso no del governo, che invece un piano lo esigeva, hanno cambiato rotta e hanno deciso di metterla sul patetico: il numero uno della General Motors si è ridotto lo stipendio a un dollaro (peccato non sia retroattivo...), e i vertici delle società sono andati a Washington niente meno che a bordo di piccoli veicoli ecologici!! Sembra però che stavolta dei piani li abbiano preparati. Sono "verdi", come i dollari che il contribuente americano dovrà sborsare per salvare le tre compagnie dalle negligenze dei loro manager. Infatti il governo americano sta valutando se stanziare 15 miliardi di dollari in prestito a patto che i signori dell'auto convertano la produzione delle auto attuali in auto "ecologiche". Noi ci permettiamo di dubitarne.
In ogni caso, noi sappiamo che l'esigenza dell'automobile è un bisogno indotto dal sistema. Questa è l'occasione buona perchè tutti lo capiscano definitivamente.