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Relazione sul salvataggio dell'industria dell'auto americana

di Ralph Nader - 16/12/2008

Le Tre Grandi sono in un grande impiccio, ed esse devono ringraziare se stesse per questo.
Ford e General Motors hanno riportato perdite sostanziali nel secondo trimestre che ammontano a $ 15,5 miliardi, e $ 8,7 miliardi, rispettivamente, mentre Chrysler, che fu salvata lo scorso anno da un "private equity firm, (Cerberus) rifiuta di rivelare la sua condizione finanziaria.
Non ci sorprende perché i loro lobbisti furono visti a trattare con i Congressisti alle Convenzioni Nazionali Democratiche e Repubblicane, e banchettare nelle loro suite eleganti e alle feste private mentre creano il loro caso per avere prestiti governativi diretti che, se approvati, probabilmente si aggiungeranno al nostro deficit federale.
A dicembre, il Congresso approvò un prestito di $ 25 miliardi ai fabbricanti di auto e ai loro fornitori nella Legge su Sicurezza e Indipendenza Energetica, ma essa non è stata ancora finanziata.
Quella legge chiede modestamente ai fabbricanti di auto di incrementare la loro efficienza media dei veicoli nel consumo di carburante a 35 mpg -- un obbiettivo che andava centrato decenni fa; la legge permette alle imprese di trovare un modo virtuale per non fare vigilanza o essere responsabili.
Non ci si aspetti da un Congresso corporativo che escano richieste serie, che ponga condizioni dure, o regole strette alle fabbriche di auto per assicurare che i lavoratori abbiano una paga giusta e i diritti, e che eviti la fuga dei dirigenti "gatto - grasso" mentre le loro imprese sono nei "casini".
Simili tradimenti manifesti sono divenuti la norma a Washington da quando lo strangolamento corporativo di Congresso e Casa Bianca ha soffocato le energie di chi si appella al lavoratore, al consumatore e alla giustizia ambientale.
Ma questo esempio recente non ridimensiona la nostra lunga storia di salvataggi dei fallimenti corporativi fatti in vari modi pubblici ed effettivi più di quanto lo fa il dare miliardi per soddisfare qualche capriccio di una grande corporazione.
Nel 1979 quando la Chrysler era sull'orlo della bancarotta, i fabbricanti di auto reclamarono dal Congresso un salvataggio (che solitamente ottenevano) ma il Congresso non fu persuaso.
Prima di allora, almeno i condottieri corporativi erano "arrostiti" dal Congresso e dovevano dare qualcosa in cambio per essere salvati da Zio Sam -- buoni lavori e pensioni per i loro lavoratori ed auto più efficienti per ridurre la dipendenza dal petrolio straniero e i prezzi alla pompa.
Oggi i CEO non devono nemmeno lasciare Detroit e loro ottengono molto più denaro senza dare nulla in cambio all'America, nel frattempo subappaltano i lavori e inquinano il nostro ambiente.
Durante la discussione su una legge di prestito proposta per salvare Chrysler nell'ottobre del 1979, il Senatore William Proxmire (D-WI) che presiedeva la commissione bancaria del Senato si oppose alla richiesta della Chrysler e disse:
"Lasciammo fallire 7000 imprese lo scorso anno -- non le salvammo. Oggi diciamo che se un'impresa è grande abbastanza… noi non possiamo farla andare giù."
Egli chiamò il prestito proposto "un precedente terribile".
Mentre promuoveva la domanda del governo per i livelli di performance, William Miller (ministro del tesoro del Presidente Carter) disse ai dirigenti di Chrysler, "sarà molto terribile, quando desidererete di non realizzare l'intero affare."
Oggi, sentiamo raramente una così candida opposizione agli ordini corporativi urlati ai servi del congresso che mancano della forza per mettere limiti e condizioni serie al grande affare mal amministrato e spericolato e ai CEOs strapagati che cercano la salvezza del contribuente.
Come parte dell'affare Chrysler negli anni settanta, il governo ottenne il rilascio di certificati azionari privilegiati e, dopo che l'impresa riuscì a ristrutturarsi e a ripagare il suo prestito in sette anni, tutto finì con l'ottenimento di $ 400 milioni di guadagno azionario.
E il Congresso chiarì alla Chrysler che poneva condizioni specifiche alle quali essa doveva conformarsi prima di avere la garanzia del prestito.
Costrinse l'impresa a contribuire per $ 162.500.000 al fondo azionario chiuso per i dipendenti costituito a beneficio di almeno il 90% di loro; la costrinse a progettare auto che risparmiassero carburante per ridurre il consumo di petrolio straniero e proibì che salari e indennità scendessero sotto il livello stabilito 3 mesi prima che la legge fosse approvata.
Oggi, le azioni del congresso per dare prestiti multi miliardari alle corporazioni difettano di quella reciprocità che si chiedeva in Congresso 30 anni fa.
Il Congresso irresponsabile prima di immergersi dentro la sporca banca pubblica, dovrebbe questa volta avere la saggezza di guardare indietro come sistemò quella volta il caso Chrysler, richiedere obiettivi chiari da porre ai nuovi dirigenti, migliorare l'efficienza energetica e guadagnare sull'investimento, non solo con monete, ma anche nella viabilità di lungo periodo della flotta dei veicoli a motore domestici.
Il Congresso deve chiedere all'industria dell'auto di innovare il loro modo di uscire dall'acquitrino in cui essi si sono impegnati ad entrare.
Una strategia giusta sarebbe di emettere garanzie azionarie per il governo, come negli anni settanta, che creerebbe uno stimolo per il Congresso a spingere l'industria dell'auto a migliorare se stessa.
Le udienze congressuali pubbliche sono un dovere.
Farà il Congresso l'eco alle sue azioni di 30 anni fa quando vagliò le domande corporative, "arrostì" i dirigenti dell'impresa e impose condizioni per dare il giusto compenso e la sicurezza ai lavoratori?
O il Congresso continuerà a scendere la strada della servitù corporativa, rifiutando di tutelare i lavoratori, i consumatori, i contribuenti e l'ambiente nel fuggi fuggi di fine legislatura lontani dalle responsabilità dell'industria dell'auto?

Tradotto il 15/12/2008 da F. Allegri per Futuroieri
http://digilander.libero.it/amici.futuroieri