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La globalizzazione del gas

di Massimiliano Viviani - 08/01/2009

    

"L'era del gas a poco prezzo sta finendo": ad affermarlo e' stato il premier russo Vladimir Putin, e queste sue parole hanno un che di sinistro e inquietante in epoca di recessione galoppante. E verrebbe da dire anche di globalizzazione galoppante: infatti in mezzo secolo di guerra fredda mai l'Urss bloccò le sue forniture ai suoi clienti europei, alleati o nemici. Con il libero mercato invece, la Russia la sta facendo diventare un'abitudine: l'ultima volta accadde nel gennaio del 2006.
Alla base dei dissidi tra Russia e Ucraina ci sono i due miliardi di dollari che la seconda deve alla prima in seguito alle forniture passate, e per questo Mosca, di rinnovare il contratto scaduto il 31 dicembre, non ha una gran fretta.
Già altre volte i due Paesi hanno affrontato crisi simili, a partire dal 1993. Tuttavia la Russia ha sempre ottenuto il denaro richiesto, anche perché appoggiava il governo ucraino in carica. Ma nel dicembre del 2004, con la rivoluzione arancione di Juščenko, inviso al Cremlino ma amico dell'occidente, il baricentro politico dell'Ucraina si è spostato sempre più verso l'Unione Europea. Fino alla richiesta di ingresso nella Nato.
Ovviamente la Russia non gradì: fino ad allora vendeva il gas agli ucraini al prezzo "politico" di 50 dollari ogni mille metri cubi. Quando però nel 2004 l'Ucraina ottenne dalla Ue lo status di economia di mercato, la compagnia russa Gazprom iniziò a tariffare il gas ai prezzi di mercato, arrivando fino ai 179,5 del 2008. Per il 2009 ne ha chiesti 250, sempre meno comunque dei 500 che pagano i Paesi dell'Ue, ma l'Ucraina ha rifiutato. Allora Putin ha rilanciato fino ai 418 dollari attuali. Avrà pensato: "avete voluto l'economia di mercato? Adesso vi adeguate. Se no chiedete il gas ai vostri nuovi alleati". Come dargli torto?
Così dal primo gennaio Mosca ha chiuso i rubinetti all'Ucraina. Per l'Europa ha garantito che il gas non subirà diminuzioni. Però intanto tutti i Paesi europei hanno segnalato dei consistenti cali nel gas russo, soprattutto quelli dell'est che ne dipendono totalmente. Gli altri - Italia compresa - ne dipendono solo parzialmente, e per loro ci sono per fortuna altri fornitori, quindi i rischi sono limitati.
Il problema però è che nessuno riesce a capire di chi sia la colpa di queste diminuzioni: i due Paesi si scambiano accuse, ma talvolta in passato l'Ucraina ammise che in caso di contratto non rinnovato con la Russia, sarebbe stata costretta a prelevare del gas diretto verso i paesi dell'Unione europea per garantirsi i costi di transito.
A noi non importa disquisire su chi delle due parti abbia la maggiore responsabilità in questo affare assurdo: la globalizzazione è la principale responsabile, poichè crea un mondo disperatamente instabile e tragicamente interconnesso, tale per cui basta una mancata firma su un contratto a far tremare un intero continente.