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Rappresentazione delle società attraverso simboli

di Daniela Degan - 13/05/2009

Fonte: universitadelledonne

 


foto da slow food

“La filosofia è scritta in un grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico universo), ma non si può intendere se prima non si impara a intendere la lingua, e conoscere i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intendere umanamente parola, senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto” (G. Galilei, Il Saggiatore, 1623)

La Sibilla Barbaricina evocata da Joyce Lussu lo chiama “Il libro Perogno” …. Il libro del cielo e delle stelle. Le donne dell’Europa antica narrate dalle “sonore argille” di Maria Gimbutas e di luoghi ancora più lontani erano capaci di leggerlo …il libro dell’universo, del cosmo per tracciare, danzando alla Luna, un nuovo cammino.

In questi giorni turbolenti e di cambiamento non desiderato provo a disegnare attraverso i simboli geometrici cari a Galileo Galilei e mettere a confronto ipotesi di diverse strutture di società, con l’obiettivo di ritrovare un sentiero, magari in salita, del cammino che abbiamo intrapreso come donne ed uomini fiduciosi che la “terra è destinata a ricevere un nuovo modello di impulsi” (Doris Lessing, Briefing for a Descent into Hell, New York, Alfred A. Knopf, 1971).

Una moderna Cassandra si è impossessata di me e provo a dare una visione, una ipotesi di quel cambiamento senza sottrarci al nostro ruolo, in una nuova avventura, avendo profonda coscienza e conoscenza degli strumenti e dei metodi da utilizzare perché dentro di noi già forgiati dalla saggezza di Gea o Hera oppure Inanna , Iside: i nomi della Dea dell’Ocra Rossa.

La linea retta …. il cerchio ….. la spirale …. immaginate le loro forme, visualizzatene i contorni … lasciatevi trasportare dalla visione che vi viene da dentro ….. per istinto, non razionalizzate … ma interpretate … anzi azzardate nella interpretazione con fantasia, costruite intorno a questi caratteri, una dimensione, una società, un paradigma e poi confrontateli …. Allora la visione di un altro mondo possibile si paleserà con eleganza, con scatto femminino, con leggerezza e bellezza, con rinnovata consapevolezza.
La mia creatività mi ha spinto fin qui e ora provo a narrarveli.

La linea retta rappresenta il tempo lineare del sistema patriarcale, del dominio della spada , un simbolo che non nutre nuove idee, non emana un istinto di creatività, risulta statico, ripete i sui riti, quando ci sono, e li rinnova sempre, come la guerra. Da oltre cinquemila anni declina il tempo in una sola direzione e con una sola modalità organizzativa, quella gerarchica, verticale, militare …. Linee rette delimitano i contorni delle gabbie invisibili costruite per l’essere solo, per isolare l’individuo che impara a mordere l’altro e diventa cannibale. Una linea retta evoca la traiettoria di un proiettile, una lancia guerriera pronta ad essere l’arma dell’essere solitario globalizzato, sottomesso alla tecnologia del profitto, relegato in spazi chiusi, incapace di essere una nuova anima della Terra madre.

Il cerchio … la circolarità del tempo e dello spazio del pre-neolitico, i grandi vasi della cultura Cucuteni … le comunità come erano prima delle molteplici aggressioni, degli stupri, delle invasioni indoeuropee …rotonda evocazione delle modalità di dialoghi saggi e di accoglienza, di rispetto del ciclo naturale delle vite tutte, di cui parlano le pietre dei molti luoghi lontani nel tempo, ma riconquistati nello spazio e che ci narrano senza veli le storie delle donne di argilla, sepolte …ora ri-trovate dalla nostra anima selvaggia che non cancella, che non si cancella, nonostante i molti saccheggi, troppi, subiti dalle linee rette.
Nella visione del Cerchio immagino la individuazione di persone portatrici di un contributo autentico volto a realizzare non più una società competitiva, dove la sconfitta degli altri porta al successo di pochi, ma una nuova dinamica foriera di attività di qualità che generano completezza nell’essere di tutti, autostima di se e godimento delle molte azioni creative da intraprendere. (Gloria Steinem, Autostima, edizioni BUR, Milano 1997, p.250.)
Il cerchio, dunque, quale simbolo rappresentativo di un sistema alternativo sociale, economico, politico e immaginifico … creazione di luoghi altri, dove la mutualità, la condivisione, la solidarietà e la collaborazione provano a darsi una nuova forma. Esistono già, disseminati come macchie, nei nostri territori: embrioni di un passato che ritorna, ri-scoperto però in nuovi paradigmi, nei quali le caratteristiche al femminile si fanno strada. Le donne promuovendo idee, immagini e desideri di sostanza creativa, costruiscono un’altra città grazie ad una differente visione … disarmata. Anima che danza.

Ne trovo traccia in ogni passaggio dei miei sogni, in ogni scritto amato, sopra gli oggetti di antichi splendori, sopra le tombe, sulle colonne di vita …
La spirale, l’evoluzione del cerchio, la Spirale quale forma del cerchio in condizioni dinamiche: la matrice creativa, l’energia luminosa, astrazione simbolica del serpente dinamico. (Marija Gimbutas,
Il linguaggio della Dea )
E’ il movimento, il divenire, la rappresentazione di una società che si può declinare con un approccio differente, grazie alla “teoria della trasformazione culturale”
1. E’ da questa energia intelligente, dinamica e creativa, che genera lo spazio, il tempo e i mondi, che potrebbe emergere una nuova società, finalmente trasformata e che trasforma. Le particelle subatomiche, gli atomi, i pianeti, le galassie nascono dal movimento roteante e spiraliforme, tipico di ogni energia elettromagnetica.
Un processo generativo simile può allora essere ripreso per progettare e immaginare un modello, anzi più modelli di società …oso immaginare differenti decrescite, definite dai territori, dalle tradizioni, dalle culture e dai desideri dei popoli.
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Grazie a questo movimento, dal nulla centrale, si estende e si espande nella complessità, per poi riprendere di nuovo questo percorso , e poi ancora una volta, dal dentro al fuori, dal fuori al dentro, come una scala a chiocciola 3. La spirale nelle sue differenti forme è uno dei simboli più comuni e ricorrenti che l'umanità nel suo divenire riconosce, spesso incisa sulle pareti di roccia o dipinta nei luoghi sacri, rappresenta quel ciclo che l'essere umano primitivo osservava ogni primavera, quando dal ramo nudo apparivano i germogli e da essi le foglie e soprattutto i fiori: i petali disposti a spirale. Questo simbolo noto deve allora essere immagine stessa del divenire della trasformazione urgente e necessaria che non dovrà più basarsi su “mappe cognitive culturali di dominazione” ( Riane Eisler) e di distruzione, ma relazioni profonde e sentite in modo autentico e non coercitivo, specie per noi donne 4 .

La nuova società potrà essere finalmente guidata da un uso alto e altro della creatività umana nel suo potenziale divenire nella realizzazione di “un futuro arcaico” (Mary Daly, Quintessenza – Realizzare il futuro arcaico, Venexia), come la natura ci ha sempre mostrato, in quel movimento ondulatorio delle particelle elementari da cui deriva l'intera esistenza fisica, poiché la spirale rappresenta la scaturigine, il cerchio ha formulato pensieri che possono dissolvere la prigione delle linee … “la spirale è il cerchio che si svolge, una perfezione che si perfeziona, un infinito che si genera da sé.” (Raffaele K Salinari).

 

NOTE

1. Riane Eisler: “La teoria della trasformazione culturale ipotizza che un mutamento da una direzione gilanica a una androcratica abbia alterato radicalmente il corso della civiltà occidentale durante un periodo caotico di disequilibrio dei sistemi nella nostra preistoria. Ipotizza inoltre che, nel nostro tempo di crescente disequilibrio di sistemi, si abbia una forte spinta verso un altro mutamento fondamentale, questa volta dall’androcrazia a gilania.  (...) “Forse il punto essenziale è che, a differenza di approcci convenzionali che si concentrano quasi esclusivamente su ciò che è stata chiamata giustamente la “storia dell’uomo”, la teoria in questione attinge a una serie di dati che comprende l’umanita’ in entrambe le sue due componenti, femminile e maschile”. Tratto dal Il testo nascosto della storia: gilania, androcrazia e le scelte per il nostro futuro. Si veda anche della stessa autrice Il calice e la spada, Edizioni Frassinelli.

2. Serge Latouche: “Osare percorrere la strada della decrescita nei Sud (mia correzione) del mondo significa tentare di avviare un movimento a spirale per collocarsi nell’orbita del circolo virtuoso delle otto “R”. Questa spirale orientata verso la decrescita potrebbe organizzarsi secondo altre “R”, al tempo stesso alternative e complementari, come rompere, riannodare, ritrovare, reintrodurre, recuperare, ecc. Rompere con la dipendenza economica e culturale nei confronti del Nord. Riannodare il filo di una storia interrotta dalla colonizzazione, lo sviluppo e  la globalizzazione. Ritrovare e riappropriarsi una identità culturale. Reintrodurre i prodotti tradizionali dimenticati o abbandonati e i valori “antieconomici” legati al passato di questi paesi. Recuperare le tecniche e i sapere tradizionali.” –Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, Torino 2008, p. 73.

3. Raffaele K. Salinari, da uno scambio di mail: “La scala a chiocciola ne è una delle rappresentazioni più estetiche, ma anche funzionale ad una iniziazione alla consapevolezza di questa molteplicità  senza inizio né fine. Salire la scala a chiocciola significa in realtà salire dal piano infero – l’inizio della scala è sotterraneo ed accessibile solo ai Costruttori – sino al cielo – in ogni caso determinato come l’essere stesso- e ipoteticamente più in alto ancora verso la liberazione della contingenza manifestata

4. Luciana Percovich: “Stiamo imparando a non considerare più automaticamente una visione immanentista e olistica come un impedimento e uno strangolamento della coscienza del sé. Non condividiamo più lo stereotipo sull’impossibilità di individuarsi – e quindi di esistere liberamente in quanto soggetti – nella “simbiosi” con la natura e abbiamo cominciato a percepire e a rappresentare la consapevolezza di portare dentro di noi l’alterità, il diverso da noi, l’altro-da-sé e a ri-cercare il senso dell’unità profonda dietro alla molteplicità delle forme manifeste.”  Oscure madri splendenti, le radici del sacro e delle religioni, Venexia, p. 261