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Israele e i suoi sottomarini anti-Iran nel Mar Rosso con l'assenso egiziano

di Aldo Baquis - 13/07/2009

 


Quando il 29 giugno i bagnanti di Eilat (Mar Rosso) hanno visto levarsi dalle onde la sagoma di un sottomarino israeliano, hanno pensato ad un miraggio. La sua fotografia, subito rilanciata su un sito di questioni militari, é stata inizialmente ritenuta un fotomontaggio. Ma poche ore dopo sarebbe venuta la conferma: un sottomarino israeliano aveva effettivamente lasciato il porto di Haifa, era passato dal canale di Suez con l'assenso egiziano ed aveva partecipato ad esercitazioni nel Mar Rosso, per poi rientrare alla base.

L'episodio ha destato un grande interesse a livello internazionale. Alcuni analisti hanno affermato che esso dimostrerebbe un crescente coordinamento israelo-egiziano, in funzione anti-Iran. In un eventuale conflitto fra Israele e Iran proprio i sommergibili, secondo gli esperti, potrebbero svolgere un ruolo di primo piano. Ieri, in un incontro con la stampa estera nella base della marina militare di Haifa, un'alta fonte militare ha detto che quell'attraversamento del canale di Suez non è stato il primo. E cosa poteva dire di altre informazioni secondo cui di recente anche una corvetta lanciamissili Saar 5 era stata avvistata nel mar Rosso? "Il Mar Rosso - ha risposto, in termini generali - é per noi un'area di operazione che dobbiamo studiare e dove svolgiamo attività di routine".

La marina israeliana, afferma il Centro di studi strategici di Tel Aviv (Inss), dispone di tre sottomarini di produzione tedesca: 'Dolphin' (delfino), 'Leviathan' (balena) e 'Tkuma' (risurrezione). Ad essi se ne aggiungeranno in un prossimo futuro altri due, pure di produzione tedesca. La consegna dei primi tre, avvenuta nella seconda metà degli anni Novanta, fu vista come un gesto di riparazione della Germania verso Israele per aver assistito l'industria bellica del presidente iracheno Saddam Hussein.

Si tratta, viene spiegato a Haifa, di sottomarini 'high-tech' che uniscono il meglio delle conoscenze marine accumulate dall'industria tedesca con le più recenti elaborazioni israeliane nei sistemi di navigazione, di comunicazione e di Esm (mezzi di sostegno elettronico). Nascosto dietro ad occhiali da sole in cui si rispecchiano il porto di Haifa e il monte Carmelo, il comandante di uno dei sottomarini spiega che, se necessario, il Dolphin può procedere a centinaia di metri sotto il livello del mare. Ne va molto fiero: ha partecipato ad esercitazioni con altre marine militari, dando sempre ottimi risultati. Accenna ai due sommergibili che spuntano dall'acqua, lunghi 60 metri, ne decanta i "sonar eccellenti", i sofisticati periscopi, il tubo "shnorkel" per il rifornimento di aria pura. Per un mezzo da combattimento così formidabile occorre un equipaggio fuori dal comune: una cinquantina di uomini, volontari, addestrati per un anno in specializzazioni diverse come elettronica, navigazione, ingegneria, utilizzazione delle armi. L'aspetto psicologico è prioritario: "Devono essere - elenca - intelligenti, tranquilli, non aggressivi". Accade che per settimane non vedano la luce del sole. Entrare nel sottomarino non è possibile. Fotografarlo, nemmeno. E le informazioni della stampa estera sulle sue asserite capacità non convenzionali ? "Abbiamo missili Harpoon americani e torpedini tedesche" risponde l'ufficiale, per poi sprofondare in abissi di discrezione.