Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Gli stati di fronte alle tre opzioni brutali del 2010: Inflazione, pressione fiscale o insolvenza

Gli stati di fronte alle tre opzioni brutali del 2010: Inflazione, pressione fiscale o insolvenza

di GEAB - 22/11/2009


Così come anticipato da LEAP/E2020 nel febbraio scorso, in mancanza di una rifusione generale
del sistema monetario internazionale, il mondo è prossimo ad entrare nella fase di smembramento
geopolitico mondiale della crisi sistemica globale. Per l'anno 2010, sulla base della depressione
economica e sociale, e dell’aumento del protezionismo, quest'evoluzione condannerà un grande
numero di Stati a scegliere tra tre opzioni brutali, cioè: l' inflazione, il forte aumento della pressione
fiscale o insolvenza. Un numero crescente di paesi (USA, Regno Unito, Eurolandia (1), Giappone,
Cina (2),…), avendo sparato tutte le cartucce di bilancio e monetarie nella crisi finanziaria del
2008/2009, non può infatti più offrire altra alternativa. Tuttavia, per riflesso ideologico e per tentare
di evitare con tutti i mezzi di assumere scelte così dolorose, tenteranno di lanciare nuovi piani
d'incentivazione economica (spesso sotto altre denominazioni) allorché è diventato ovvio che gli
ardui sforzi pubblici di quest'ultimi mesi miranti a rilanciare la crescita non saranno sostituiti dal
settore privato. Infatti, il consumatore così come lo si conosce da più decenni è bello che morto,
senza speranza di resuscitarlo (3). E poiché quasi il 30% dell’economia dei paesi occidentali è oggi
costituita da “zombies economici„ - istituzioni finanziarie, imprese o gli stessi stati di cui l'aspetto
vitale è dovuto alle inondazioni di liquidità iniettate ogni giorno dalle banche centrali, l'ineluttabilità
della “ripresa impossibile„ (4) è dunque confermata. Il ciascun per sé internazionale e sociale (in
ogni paese) è così programmato come l'impoverimento generalizzato dell’ex-occidente, Stati Uniti
in sommo grado. E in realtà si assiste in diretta ad un affondamento dell’Occidente, con decisori
incapaci di affrontare la realtà del mondo del dopo crisi e che si ostinano a riproporre i sistemi del
mondo di ieri di cui, tuttavia, tutti possono constatare l' inefficienza.
In questa GEAB N°39, il nostro gruppo ha dunque scelto di sviluppare le sue anticipazioni
sull’evoluzione generale dell’anno 2010 che sarà caratterizzata da questa scelta dei principali stati
limitata alle tre opzioni brutali che sono l' inflazione, la forte pressione fiscale o l’inslvenza, ed i
loro tentativi inutili di evitare queste scelte dolorose. Una delle cause di questo impasse dei piani di
rilancio è la morte del consumatore così come lo abbiamo conosciuto da una trentina di anni a
questa parte, noi analizziamo tale fenomeno in questo numero del GEAB e le sue conseguenze per
le imprese, il marketing e la pubblicità. In materia geopolitica, sviluppiamo anche in questa GEAB
N°39 le anticipazioni del LEAP/E2020 che riguardano la Turchia all’orizzonte del 2015, tanto
riguardo alla NATO che all’Ue. E naturalmente, presentiamo le nostre raccomandazioni mensili e i
risultati dell'ultimo GlobalEuromètre.
Evolution du budget fédéral allemand (1991 – 2010) (les estimations pour 2009 et 2010 n'incluent pas les baisses
d'impôts annoncées récemment par Angela Merkel) - Source : Financial Times / Thomson Reuters, 02/11/2009
Le ricette del mondo di ieri senza effetto sulla crisi sistemica globale
La possibilità per gli stati di sfuggire alle tre opzioni brutali si riassume dunque in due speranze
molto semplici: che il consumo riprenda o che l'investimento privato riparta. Senza l'una o l' altra di
queste dinamiche positive, gli stati non avranno infatti altra scelta nel 2010 che di aumentare
fortemente le imposte per fare fronte ai loro enormi disavanzi pubblici, di lasciar correre l'inflazione
per diminuire il peso del loro indebitamento o ancora di dichiararsi insolventi. Alcuni tra loro, come
gli Stati Uniti, il Regno Unito, l'Irlanda, l' Argentina, la Lettonia, o anche la Spagna, la Turchia,
Dubaï o il Giappone, potrebbero dover assumere due o le tre opzioni allo stesso tempo. Ma, sul
fronte del consumo come su quello dell’investimento, le tendenze sono molto negative. Il
consumatore è colpito da tutti i lati da pressioni ad economizzare, rimborsare i suoi debiti e, più
generalmente, rifiutare (volontariamente o no) il modello di consumo occidentale di quest'ultimi
trent'anni (5) che ha portato la crescita, in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito, a
dipendere quasi interamente da lui (6). Quanto alle imprese, la loro mancanza di visibilità (per
essere positivi) o le loro previsioni negative causano un ribasso dell’ investimento che le restrizioni
di credito organizzate dalle banche non fanno che accentuare (7). L' investimento pubblico tocca da
parte sua i suoi limiti di bilancio poiché i piani di rilancio non potranno essere prolungati o
rinnovati significativamente salvo aumentare ancora di più i disavanzi pubblici e condannarsi, da
qui alla fine del 2010, a dovere assumere simultaneamente due delle tre opzioni brutali (8). Infatti,
gli stati devono far fronte a pressioni crescenti (opinione pubblica, organi di controllo, operatori
privati) (9) per riequilibrare le loro situazioni di bilancio che sono al meglio inquietanti e spesso
pericolose. Ciò significa che gli investimenti pubblici per il 2010/2011 sono condannati a ridursi
come una pelle di zigrino. Per quanto riguarda la domanda estera, si assiste ad una saturazione
completa: tutti vogliono ormai esportare per trovare il consumatore avido o l' impresa investitrice
nel vicino, in mancanza di trovarla in casa propria. Il mito dominante è quello che l' Asia, e la Cina
in particolare, fornirà questo “nuovo consumatore alla occidentale„. In aggiunta ci saranno molti
chiamati e poco eletti non cinesi o non asiatici per approfittare del mercato della regione,
immaginare che egli sarà così avido come il consumatore occidentale ormai moribondo significa
fare poco caso alla natura sistemica della crisi attuale. L' industria del lusso ed i suoi disinganni
attuali in Asia ne forniscono tuttavia una buona illustrazione.
Evolution comparée du PNB britannique au cours des principales récessions depuis la crise des années 1930 (en mois
depuis le début officiel de chaque récession) - Source – National Institute of Economic Review, 10/2009
Allora cosa rimane?
L' “économia-zombi„ rappresenta ormai una parte considerevole dell’economia mondiale
Banche centrali che continuano ad approvvigionare i mercati finanziari di liquidità sperando che, a
un certo momento, questo immenso sforzo quantitativo causerà un salto qualitativo verso
l'economia reale. Sostenendo sempre che la crisi non riflette un problema d'insolvibilità
generalizzata delle banche, dei consumatori, degli enti pubblici e di numerose imprese, in
particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito, attendono Godot creando le condizioni di una forte
inflazione e di un crollo delle loro rispettive valute e delle loro finanze pubbliche. Stati, che
assumono senza aggrottare le ciglia tutti i difetti delle banche e seguono tuttavia ancora e sempre i
consigli dei banchieri, che si sono dunque indebitati eccessivamente al di là del ragionevole, quindi
al di là del tollerabile, e che oggi si preparano a tagliare drasticamente le spese pubbliche (10) pur
aumentando fortemente le imposte, allo scopo di provare ad evitare la bancarotta (11). Degli
“zombies economici„ (12), privati o pubblici, che compongono ormai una parte considerevole delle
economie occidentali e cinesi: Stati in insolvenza oggettiva (come il Regno Unito o gli Stati Uniti)
ma che nessuno tecnicamente dichiara come tali, imprese in fallimento ma che continuano ad
operare come si trattasse di niente per evitare una disoccupazione ancora più massiccia (13), banche
insolventi (14) per le quali si modificano le norme contabili e che si fanno crescere per nascondere
meglio i loro attivi ormai senza valore, al fine di ritardare la loro inevitabile implosione (15).
Mercati finanziari che nutrono i loro rialzi con le liquidità offerte gentilmente dalle banche centrali
(16) interessate a ridare al consumatore/operatore di borsa la sensazione di ricchezza affinché egli
ricominci ad essere sé stesso e a consumare in maniera massiccia mentre tutte le categorie di risorse
(17), come l'oro ad esempio, sono ugualmente in rialzo (e spesso ancora più forte), segno di
un'inflazione già ben vigorosa. Disoccupati che si accumulano per decine di milioni dentro e al di
fuori delle statistiche ufficiali, garanzia di un anno 2010 socialmente brutale e dal punto di vista
commerciale messo sotto il segno del protezionismo per la salvaguardia dell’occupazione (via
barriere tariffarie, ambientali o sanitarie, o via semplici svalutazioni competitive), mentre i governi
si chiedono per quanto tempo potranno ancora accollarsi il costo complessivo della compensazione
di questa disoccupazione massiccia, senza alcuna ripresa all’orizzonte (18).
Evolution du taux de chômage dans l'Euroland et aux USA (1991 – 2009) - Sources : Eurostat, Bureau of Labour
statistics, Morgan Stanley
LEAP/E2020 aveva scritto in febbraio e marzo del 2009 che senza una rifusione completa del
sistema monetario internazionale prima dell’estate 2009, il mondo si orienterebbe inevitabilmente
verso questa situazione di smembramento geopolitico globale, tipo “grande depressione„ su scala
planetaria, centrata sul crollo del pilastro americano del mondo di ieri. Ci siamo (19). Dietro le cifre
che, anche adulterate (20), non riescono più a nascondere il deterioramento della situazione
economica e sociale mondiale, e la continuazione della discesa agli inferi dell’economia e della
società americana, c' è questa realtà che si profila chiaramente ora e che diventerà un'evidenza per
tutti da qui all'inizio del secondo trimestre 2010. In questa GEAB N°39, il nostro gruppo prova,
come ogni mese, ad anticipare queste principali evoluzioni affinché ciascuno, personalmente o nelle
sue funzioni, possa al massimo prepararsi al contesto molto difficile dell’anno 2010: l' anno in cui le
ricette del mondo di ieri mostreranno definitivamente la loro inefficienza di fermare la crisi
sistemica globale.
----------
Notes:
(1) Parmi les grands pays, seule l'Allemagne d'Angela Merkel peut encore le faire et va d’ailleurs le
faire puisque la chancelière allemande a décidé de mettre en oeuvre un nouveau plan de relance
fondé sur … des baisses d'impôts. On peut difficilement faire plus idéologique et déconnecté de la
réalité de la crise que cela ! L'Allemagne doit donc s'attendre d'ici la fin 2010 à une forte
dégradation de sa situation budgétaire et … à de fortes hausses d'impôts pour tenter de pallier la
débâcle fiscale. Pour notre équipe, l'aveuglement idéologique des dirigeants occidentaux en matière
fiscale en cette fin 2009 n'a d'égal que celui des dirigeants communistes dans les premiers mois de
1989 : aucune compréhension du fait que les vieilles recettes ne fonctionnent plus. Tout comme le «
bon sujet communiste » n'était plus disposé à obéir passivement, désormais le « bon consommateur
occidental » n'est plus disposé à consommer activement. Mais, il est vrai que personne n'a jamais dit
qu'Angela Merkel, Nicolas Sarkozy ou Barack Obama comprenaient quelque chose à l'économie.
(2) La Chine peut encore s'offrir un plan de stimulation économique mais le problème chinois,
comme déjà analysé par LEAP/E2020, tient à la lenteur de l'émergence d'une demande interne
suffisante pour pallier l'effondrement des exportations. Et, en l'occurrence, aucun stimulus ne peut «
acheter » ce temps manquant, cette décennie nécessaire pour que les Chinois développent une forte
demande interne. L'année 2010 va illustrer ce fait, une fois que l'écran de fumée généré par la
hausse stimulée de la production se sera dissipé et que tout le monde constatera que cette production
n'a pas été écoulée … faute d'acheteurs.
(3) Ce vidéo-clip illustre parfaitement et avec humour le changement radical du mode de
consommation en train de prendre place aux Etats-Unis.
(4) Voir GEAB N°37
(5) Nous développons cette analyse dans un autre chapitre de ce GEAB N°39.
(6) En 2008, la consommation des ménages représentait 70% du PNB américain et 64% au
Royaume-Uni contre 56% en Allemagne et 36% en Chine.
(7) Sources : MarketWatch, 09/11/2009 ; IrishTimes, 27/10/2009
(8) Selon LEAP/E2020, l'amère ironie de la situation est en effet que les Etats qui refusent, en cette
fin 2009, d'envisager frontalement la perspective des trois options brutales, se donnant ainsi les
moyens de naviguer au mieux entre les trois, se condamnent à devoir affronter simultanément deux
des trois d'ici la fin 2010. C'est reculer pour moins bien sauter.
(9) Ainsi, du fait de son impopularité, le « second stimulus US » (qui sera en fait le troisième si on
se souvient du plan de réductions d'impôts de G. W. Bush en 2008) est en préparation sous une
forme « indétectable ». Il s'agira d'un train de mesures disparates que l'administration Obama
évitera de présenter dans un plan unique afin de cacher sa vraie nature. Dans la même catégorie, on
trouve aussi le « grand emprunt » du gouvernement français que Nicolas Sarkozy essaye de faire
passer pour un investissement de long terme mais que Bruxelles va probablement réintégrer dans la
dette française comme un simple plan de stimulation économique de court terme. De politiques
inefficaces assumées on passe ainsi à des politiques inefficaces cachées … quelle grande victoire
sur la crise ! Sources : TheKatyCapsule, 22/10/2009
(10) L'OCDE est claire sur ce point : pour s'en sortir, les pays occidentaux vont devoir couper
vigoureusement dans les dépenses d'éducation, de santé, de programmes sociaux, … L'Irlande,
modèle parmi les modèles de ces mêmes OCDE, UE ou FMI il y a encore à peine deux ans,
s'apprête à donner l'exemple : première dans la frénésie consommatrice ultra-libérale, première dans
l'austérité ultra-libérale. Pas étonnant que des manifestations massives envahissent les rues des
grandes villes du pays. Sources : FinancialTimes, 22/09/2009 ; RTENews, 06/11/2009
(11) Sources : EUObserver, 10/11/2009
(12) Il est intéressant de lire la définition très détaillée de l' « économie zombie » proposée par PA
Consulting Group le 10/11/2009.
(13) Il faut en effet se promener aujourd'hui dans les rues des grandes villes nord-américaines ou
européennes pour constater que nombre d'enseignes continuent à briller pour attirer l'acheteur, mais
qu'en fait elles ne sont que les apparences trompeuses d'entreprises en faillite maintenues
artificiellement en vie à coup d'argent public ou de restructurations à l'avenir incertain, comme CIT,
GM, Chrysler, Saab, Opel, Karstad, Quelle, Iberia, Alitalia, … En apparence, cela bouge comme si
tout était normal mais, en fait de santé économique, c'est une maladie qui frappe de plus en plus
profondément tout le tissu des entreprises, peuplé de vraies zombies. En Chine, les zombies sont les
usines qui tournent sans clients grâce aux subventions de l'Etat. Tous ces « morts-vivants
économiques » représentent le passage progressif dans l'économie réelle des 20.000 à 30.000
milliards USD d'actifs-fantômes analysés dans les GEAB précédents.
(14) Source : Bloomberg, 02/11/2009
(15) Le terme de « zombie bank » a même désormais sa définition dans Wikipédia.
(16) Source : Financial Times, 22/10/2009
(17) Sauf l'immobilier.
(18) A près de 324.000 USD par emploi créé (selon les chiffres de la Maison Blanche), on peut se
demander en effet combien de temps ce type de politiques inefficaces peut être poursuivi. Source :
Global Economic Trend Analysis, 31/10/2009
(19) Pour ceux qui doutent encore de la formidable accélération de l’Histoire que génère la crise
actuelle, il est utile de lire l’article de Michael Klare paru dans TomDispatch le 26/09/2009 qui
montre comment les pronostics de déclin des Etats-Unis prévus pour 2025 dans les prospectives de
la CIA parues il y a un an sont pour l’essentiel déjà en train de se concrétiser sous nos yeux.
(20) Même CNBC est désormais obligé de mentionner ce fait, largement analysé dans des GEAB
précédents. Source : CNBC, 09/11/2009