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Un tipo qualunque in una esercitazione diventata realtà?

di Webster G. Tarpley - 30/11/2009

 

Dopo il massacro di Fort Hood in Texas, sono emerse due principali teorie per spiegare la condotta dell’autore accusato della sparatoria, identificato dall’esercito USA come il Maggiore Nidal Malik Hasan, uno psichiatra dell’esercito con origini giordano-palestinesi.

Una di queste teorie è accolta dai liberali di sinistra e dagli altri sostenitori e seguaci del regime di Obama, e sostiene che il Maggiore Hasan sia un musulmano sincero e devoto, che è stato vittima di una tragica contraddizione tra la sua fede religiosa e la logica delle guerre in Iraq e in Afghanistan, entrambe retaggio del ripugnante regime di Bush-Cheney. Secondo questa versione, Hasan deve essere visto come un individuo agitato e tormentato che è “scattato”, crollando psicologicamente sotto lo stress della sua orribile situazione. Ecco come Obama ha riassunto questo approccio: “persino tra gli straordinari militari che abbiamo – e penso che tutti comprendano quanto siano eccezionali i giovani uomini e le giovani donne in uniforme in situazioni di stress estremo – ci saranno sempre casi in cui un individuo crolla”. (New York Times, 10 novembre 2009). Definire il Maggiore Hasan un terrorista sarebbe, secondo questo punto di vista, razzismo e pregiudizio vendicativo.

Nella foto: Nidal Malik Hasan

L’altra teoria è quella sostenuta dall’assortimento di neocon, reazionari, islamofobi ed altri generalmente ostili ad Obama. Questa teoria ritiene che il Maggiore Hasan fosse un terrorista islamico americano autodidatta, che ha annunciato la sua devozione alla jihad e agli attentati suicida, cercando di stabilire un contatto con “Al-Qaeda”, e generalmente pieno di odio per l’America, la libertà e per i suoi commilitoni. Da questo punto di vista, è stata solo la pervasiva correttezza politica e l’ossessione multiculturale del regime di Obama, debole contro il terrorismo e infiltrato dai sovversivi ad aver impedito che il Maggiore Hasan fosse neutralizzato prima che potesse agire, e che impedisce ad Obama e ai suoi alleati democratici di dire la verità dopo i fatti avvenuti.

Queste vedute sono entrambe superficiali, ingenue ed inadeguate. [1] Altro non sono che i due forconi di un’articolata campagna di isterismo mediatico e di manipolazione delle masse pensate da un lato per spingere il vacillante burattino di Wall Street, Obama, che nutre dubbi sulla sua stessa sopravvivenza politica – a prendere presto una decisione in favore di un’escalation massiccia della guerra in Afghanistan allo scopo di accelerare lo sfacelo del Pakistan, minacciando quindi la Cina. Dall’altro lato il delirio dell’odio islamofobo usato contro il Maggiore Hasan dal solito cast radio di orchi reazionari (Limbaugh, Beck, Hannity, Levin) tenta di accentuare e rafforzare gli elementi razzisti e xenofobi dell’opposizione militante anti-Obama, in particolare all’interno del Tea Party Movement. La decisione di mettere sotto processo l’infame Khalid Sheikh Mohammed insieme ai suoi complici a New York City, oltre al sequestro di numerose moschee e di altri edifici in America da parte del governo per il motivo che sono asset iraniani, contribuisce ulteriormente al crescente umore di isterismo antimusulmano. Questa atmosfera è accentuata dalle azioni scellerate e irresponsabili di alcuni gruppi di musulmani che sono sovvenzionati dalle istituzioni, e devono pertanto essere considerati parte integrante dell’apparato di controllo sociale nazionale americano.

La narrativa dei media che viene ora consolidata una settimana dopo le sparatorie è piena di contraddizioni, silenzi imbarazzati e di assurdità. È quindi necessario un terzo e distinto approccio a questo caso, uno che consideri Hasan una vittima manipolata nel contesto di un’operazione relativamente sofisticata messa in scena da forze all’interno della comunità di intelligence americana, usando metodi e asset che dovrebbero ormai essere ben conosciuti. Il Maggiore Hasan può essere visto come un misto di Lee Harvey Oswald, il leggendario “pilota-suicida” del 9/11, Mohammed Atta, e Cho Seung-Hui (presunto artefice della sparatoria della Virginia Tech nell’aprile del 2007). Ha anche alcuni elementi [in comune] con il presunto assassino di Robert Kennedy, Sirhan Sirhan, e con John Hinckley Jr., che fu coinvolto in un attentato contro il presidente Reagan, entrambi sono sopravvissuti alle operazioni in cui erano implicati. Quindi [Hasan] rappresenta un nuovo cocktail di ingredienti di vittime. Fino ad ora, i terroristi islamici erano venuti in gruppi collettivisti, e non da soli. Il Maggiore Hasan in contrasto è una persona agitata e solitaria nella tradizione di Oswald, e al tempo stesso incarna il fanatismo religioso di Atta, oltre ad alcuni dei suoi peccati veniali. Hasan è questa novità, un solitario e agitato fondamentalista islamico, anche se questo sembra un po’ una contraddizione in termini. Come Cho, il Maggiore Hasan emerge dalla clinica psichiatrica, nel suo caso come psichiatra praticante, ma come uno strizzacervelli con gravi sintomi propri. Come tutte le vittime, Hasan combina la vistosa e ostentata proclamazione del suo credo personale ad un’apparente immunità dalle contromisure burocratiche che normalmente gli avrebbero fatto chiudere automaticamente la bocca. Hasan viene rivelato come un fanatico, un disadattato e un vero e proprio caso di semi-psicosi o psicosi mentale che non poteva sussistere senza protettori nelle alte sfere della comunità dell’intelligence americana.

Nel mio libro del 2005 “9/11 Terrorismo Sintetico” ho sostenuto che gli attentati del 9/11 ed altri recenti attacchi terroristici sono state delle provocazioni cinicamente orchestrate da reti criminali controllate dai privati operanti all’interno delle agenzie di intelligence americane per fini di manipolazione politica di massa. Iniziando con un’analisi d’insieme delle azioni terroristiche partendo dalla Congiura delle Polveri del 1605 fino al 9/11, ho sviluppato un metodo di analisi del terrorismo sotto falsa bandiera sponsorizzato dallo stato che distinguesse i ruoli delle vittime fanatiche, ingannate o psicotiche come Oswald, di talpe sovversive nascoste come ufficiali all’interno delle agenzie governative, e dei tecnici o killer professionisti che realmente creano gli effetti osservati, tutti comandati e coordinati dall’esterno del governo, e tutti operanti entro l’atmosfera di lavaggio del cervello di massa fornita dai media di Wall Street. Ho inoltre messo in luce il ruolo delle esercitazioni militari che vengono dirottate e trasformate in reali attacchi terroristici. Per comprendere il massacro di Fort Hood, è indispensabile applicare questo metodo anche in questo caso.

LE TRUPPE CREDEVANO CHE FOSSE UN’ESERCITAZIONE: ANCHE IL MAGGIORE HASAN LO PENSAVA ?

Nelle investigazioni come questa è generalmente un grosso errore fissarsi sul capro espiatorio sfornato dai mass media. Più noi ci concentriamo sull’Oswald del momento, meno capiamo quello che è realmente successo. Lasciamo da parte gli esperti della tv, e ascoltiamo invece le testimonianze dei testimoni oculari delle truppe che erano presenti durante le sparatorie. Molti di loro sono d’accordo, stando alle cronache che gli eventi del 5 novembre sono stati inizialmente interpretati da coloro che erano presenti sulla scena come un’esercitazione. Sarà aggiunta enfasi per far risaltare questo fatto centrale.

Dalla ABC News abbiamo ottenuto la seguente testimonianza: il soldato Keara Bono ‘ha detto a “Good Morning America” oggi che inizialmente pensava che la scena di Hasan in piedi, che loda Allah ed inizia a sparare fosse un’esercitazione. Non credeva che fosse reale nemmeno quando ha sentito il proprio sangue, ha detto. “Poi ho guardato alla mia sinistra e alla mia destra e ho visto persone che sanguinavano,” ha aggiunto. È a quel punto che la Bono si è resa conto che la furia di Hasan non era un’esercitazione’. (ABC News GMA) [2]

Nel Milwaukee Journal Sentinel del 9 novembre 2009 troviamo: “Pfc. Amber Bahr di Random Lake [Wiscounsin] ha sentito qualcuno urlare e si è abbassata quando ha sentito il rumore degli spari, ma ha detto di aver pensato che i supervisori stessero facendo un’esercitazione lo scorso giovedì. Non ha saputo di essere realmente sotto il fuoco finché non ha sentito la gente urlare.” [3] Questa storia è stata basata su un’intervista rilasciata al programma NBC Today Show.

La CBS News ha riportato: “due giorni dopo essere scampata alla morte per miracolo a Fort Hood e solo dopo alcune ore dalla sua dimissione dall’ospedale, il Caporale Nathan Hewitt ancora non riesce a credere che quello che è successo era reale. Il sopravvissuto ha parlato al corrispondente della CBS News Don Teague di quei minuti fatali. Anche dopo essere stato colpito dagli spari, Hewitt non credeva ai suoi occhi. Credeva che gli spari fossero un’esercitazione e di essere stato colpito da un proiettile di gomma. Ha detto che anche altre vittime avevano pensato la stessa cosa”. [4]

Il giornalista della ABC Bob Woodruff ha trovato altre conferme di questa impressione generale quando gli hanno consentito di intervistare le vittime della sparatoria mentre erano in via di ripresa in ospedale: “per molte delle 43 persone ferite quando lo psichiatra dell’esercito avrebbe iniziato a sparare in preda alla furia a Fort Hood, la scena era irreale – sembrava un film. Forse era un’esercitazione. Il Capitano Dorrei Carskadon, una specialista di stress da combattimento del Wiscounsin, che si trovava a Fort Hood in addestramento per una missione in Afghanistan, ha detto che inizialmente pensato che la sparatoria fosse un’esercitazione”. [5] Si noti che questa testimonianza è di un ufficiale di grado superiore, un capitano.

La stazione televisiva KXAN di Austin porta le seguenti testimonianze: “Spc. Scott Hamrick e il primo Sergente James McLeod sono riusciti ad uscire vivi dal Soldier Readiness Processing Center dopo qualche tentativo di sfuggire al sospetto, il Maggiore Nidal Malik Hasan. “Il mio primo pensiero è stato che fosse un’esercitazione” ha detto Hamrick “perché si sa che ci sono sempre esercitazioni per le situazioni”. Tuttavia, quella che Hamrick credeva un’esercitazione si è rivelata essere più vicina ad una guerra in patria’. [6]

Il Miami Herald ha fornito questo resoconto: ‘per Skip Blancett, pastore della Prima Chiesa Metodista Unita di Killeen, la notizia della sparatoria è stata motivo di angoscia per ore, perché sua figlia Hollye Davies, si trovava in un edificio accanto a dove è iniziata la sparatoria. Lei ed altri sono rimasti rinchiusi dentro per ore. Senza cellulare non ha potuto contattare i familiari. “Non avevano idea di cosa stesse succedendo; tutti all’inizio pensavano che fosse un’esercitazione”, ha detto Blancett. [7] L’idea che la sparatoria fosse parte di un’esercitazione era così diffusa che ha dovuto essere smentita espressamente nel primo annuncio di emergenza postato sul sito internet di Fort Hood, che diceva: “Effettivo immediatamente. Fort Hood è chiusa. Si dà ordine alle organizzazioni/unità di eseguire l’accountability del 100 per cento di tutto il personale. Questa non è un’esercitazione. È una situazione di emergenza”. [8]

Sulla base di questa testimonianza, sembra chiaro che le esercitazioni a sorpresa non annunciate del terrore sono una procedura operativa standard a Fort Hood, e probabilmente anche in altre basi militari. Sono abbastanza frequenti da essere la prima cosa che molti soldati, incluso almeno un ufficiale, credevano che stesse succedendo. Le esercitazioni sono ideate per essere quanto realistiche possibile. Ma il massimo del realismo è uccidere per davvero nella realtà, che può accadere attraverso piccoli ma decisivi cambiamenti nello svolgimento dell’esercitazione. In questo caso potremmo avere a che fare con un’esercitazione che è stata portata o manovrata verso una reale sparatoria, come spesso accade negli incidenti terroristici. [9]

Questa serie di prove ci consente di porre la seguente domanda: se così tanti militari sulla scena hanno pensato inizialmente che l’incidente fosse un’esercitazione, anche il Maggiore Hasan pensava di partecipare ad un’esercitazione? Ha immaginato di essere un attore che recitava la sua parte assegnata di membro del team rosso terroristico in un’esercitazione realistica? In altre parole, questo individuo sciocco, agitato e semi- psicotico era in qualche modo dell’idea che stesse partecipando ad un esercizio ufficialmente sanzionato di routine, finché i proiettili veri hanno iniziato ad essere sparati da altri tiratori più qualificati, quindi innescando una vera sparatoria? Questo potrebbe anche aiutarci a rendere conto della straordinaria intensità degli spari sulla scena, oltre 100 scariche. Perché questa ipotesi possa stare in piedi dovremmo dimostrare che c’erano altri tiratori che sparavano ad altri tiratori e che sapevano che l’esercitazione si stava trasformando in un vero massacro. I tiratori aggiuntivi secondo la classificazione cui si fa riferimento sopra, rappresenterebbero i tecnici di questa azione, i killer addestrati che hanno l’abilità di fare quello che la vittima è accusata di aver fatto. E interessantemente, troviamo proprio dei tiratori in più.

UN TIRATORE, O TRE ?

Quanti tiratori c’erano? I primi resoconti indicavano che ce n’era almeno uno, e forse due, oltre al Maggiore Hasan. Il Dow Jones newswires ha riportato verso le 5 del pomeriggio: “un secondo tiratore è stato catturato dopo una sparatoria a Fort Hood in Texas durante cui almeno sette persone sono rimaste uccise e 12 ferite, riporta la KCEN-TV di Waco. La notizia arriva due ore circa dopo che è stato catturato un primo sospetto, poco dopo che è stato aperto il fuoco”. [10] Secondo il resoconto citato della Dow Jones, la sparatoria è avvenuta in due parti separate della base di Fort Hood: “secondo quanto riportato l’incidente è iniziato al teatro di Fort Hood e poi si è spostato al Soldier Readiness Processing Center, l’ufficiale Hillary Shine ha detto alla Fox News”. Secondo un telegramma della Stampa Associata, questi fatti sarebbero stati annunciati anche da un portavoce ufficiale dell’esercito alla base: “il portavoce, luogotenente colonnello Nathan Banks, dice che sono stati apparentemente coinvolti due tiratori. Non è stata fatta parola fino ad ora su chi fossero, né sulle identità delle vittime. Banks dice che il secondo episodio ha avuto luogo in un teatro sulla base militare”. [11] Molti degli imbarazzanti resoconti che ci fossero stati tiratori multipli sono stati eliminati dopo il fatto dai siti internet, ma alcuni sono sopravvissuti, come nel caso della stazione radio del Wisconsin, dove leggiamo che la teoria di tre tiratori era stata sostenuta dal comandante della base: “Giornale radio 620 WTMJ: il luogotenente generale Bob Cone a Fort Hood conferma 12 morti, 31 feriti durante la sparatoria. Il soldato tiratore ucciso. Altri 2 in custodia”. [12] Nel tardo pomeriggio, la televisione via cavo ha parlato di tre tiratori, e sul London Daily Mirror troviamo: “dodici persone sono rimaste uccise e 31 sono state ferite quando tre tiratori in uniforme hanno aperto il fuoco ieri nella più grande base armata dell’esercito americano nel Texas. Uno dei tiratori è stato colpito dalla polizia civile e gli altri due sono detenuti a Fort Hood”. [13]

IL GENERALE CONE FA RISUSCITARE DAI MORTI IL MAGGIORE HASAN DOPO 8 ORE

È stato solo in tarda serata che la versione ufficiale di questi eventi di un unico assassino è stata messa insieme in un’altra conferenza stampa del generale Cone, tenutasi circa otto ore dopo che era iniziata la sparatoria: “KILLEEN, Texas (KXAN/AP/MSNBC) – sono dodici i morti e altri 31 sono rimasti feriti in una sparatoria di massa a Fort Hood che ha lasciato nello sgomento la nazione giovedì scorso. Il tiratore accusato [della sparatoria] Maggiore Malik Nidal Hasan è vivo e in condizioni stabili, ha detto il generale Bob Cone durante una conferenza stampa giovedì sera, immediatamente fuori dalla base militare – la più grande degli Stati Uniti. Contrariamente agli iniziali resoconti, lo psichiatra di 39 anni – che si pensava fosse stato ucciso dalla polizia locale – è ospedalizzato e non si crede che morirà per ferite multiple da arma da fuoco riportate durante l’attacco delle 1.30 pm. Anche il poliziotto locale che avrebbe sparato ad Hasan ferendolo è in ospedale e in condizioni stabili”. [14]

Nel corso della giornata quindi, siamo passati da tre tiratori ad uno solo. L’incidente separato della sparatoria al teatro di Howze, secondo il resoconto riportato in precedenza, è stato anch’esso omesso via facendo. Ancor più sbalorditiva è stata l’abilità del maggiore Hasan di ritornare in vita, dopo le ben otto ore in cui al mondo era stato assicurato il suo decesso. Una tale risurrezione è certo oggettivamente impossibile per i miseri mortali. Quando agli individui vengono attribuite azioni che sono fisicamente impossibili nel mondo così come noi lo conosciamo, dalle prodezze delle sparatorie di Oswald alle prodezze di volo di Atta (e di Hani Hjanjour), ci deve venire il sospetto che i servizi segreti stiano aiutando le probabili vittime in modi nascosti. È stato detto che il maggiore Hasan ha sparato oltre 100 salve usando le due pistole che avrebbe portato con sé. Sembrano un bel po’ di spari per un’unica persona circondata da gruppi di soldati veterani addestrati al combattimento, anche se questi ultimi non avevano con sé le loro solite armi.
L’imperativo categorico per ogni vittima è di farsi notare e di attirare l’attenzione su di sé apertamente e ripetutamente in ogni modo. Devono risaltare così tanto che saranno ricordati da molte persone ordinarie dopo che è stato lanciato il loro processo di demonizzazione. Per adempiere alla loro funzione, le vittime devono prima lasciare una serie di indizi e di prove che legheranno loro e il più grande gruppo bersaglio che si suppone essi rappresentino alle azioni nefande che saranno a breve accusati di aver commesso. Oswald ha distribuito volantini in favore di Cuba e ha detto in televisione che era un marxista. È andato nell’ex Unione Sovietica e ha cercato di andare a Cuba. Atta ha coltivato quel suo temibile sguardo fisso, e si è dilungato a discutere ostentatamente per un parcheggio in un aeroporto del Maine, dove avrà pensato che era sulla strada verso la sua morte. Il maggiore Hasan sembra avere alcune delle stesse strane propensioni. Il giorno della sparatoria, Hasan ha fatto in modo che non ci fossero dubbi in merito alla sua fede religiosa indossando la tipica toga bianca “islamica” e papalina per dirigersi verso il suo negozio locale, dove sicuramente sarebbe stato ripreso dalle telecamere di sicurezza. Questo filmato è stato mandato in onda su tutte le reti per le successive 48 ore. Questo gesto ricorda il Corano lasciato da Atta in macchina all’aeroporto di Boston Logan. Quando l’FBI ha localizzato l’auto a noleggio di Atta, hanno trovato una copia del Corano, orari di aerei, letteratura e video terroristici, e il testamento crudamente scritto da Atta all’interno dei bagagli; tutto ovviamente e crudamente dimenticato [in macchina] per lanciare un messaggio necessario. Il testamento di Atta tradisce il tentativo amatoriale di un malpreparato specialista del settore di sembrare islamico.

A Fort Hood, Hasan ‘ha detto ad un collega, colonnello Terry Lee, che credeva che i musulmani dovessero insorgere contro gli “aggressori” americani”’. [15] Il Conte di Borchgrave sottolinea che Hasan aveva fatto almeno un’affermazione apertamente minacciosa proprio prima della sparatoria: ‘come il maggiore nato in Virginia ha detto ad una vicina di casa del suo palazzo, “farò un buon lavoro per Dio”. [16] La vicina non avrebbe dimenticato presto questa sinistra promessa. Il Maggiore Hasan era sospettato di essere l’autore di messaggi su internet che paragonavano gli attentatori kamikaze ai soldati che si buttano sulle granate a mano per salvare gli altri, anche se qui dobbiamo prestare cautela, perché questi messaggi potrebbero essere stati scritti da impostori. Secondo tutti i resoconti i testimoni avrebbero udito un urlo “Allahu Akbar” poco prima che iniziasse la sparatoria. È meno chiaro se queste parole siano state pronunciate da Hasan. E se le ha pronunciate, si trattava di una frase dal copione di un’esercitazione ?

IL MAGGIORE HASAN AI MEDICI DELL’ESERCITO: “AMIAMO LA MORTE PIÙ DI QUANTO VOI AMIATE LA VITA”

I tentativi più elaborati di Hasan di asserire e stabilire un suo profilo nettamente islamico sono stati sotto forma di una lezione tenuta alla Uniformed Service University of Health Sciences di Bethesda, Maryland. Avrebbe dovuto presentare un saggio su un argomento di interesse medico o clinico, ma al contrario ha scelto di fare un discorso animato sull’oppressione dei musulmani nell’esercito americano e sulle conseguenze pericolose a cui questo avrebbe certamente portato. Ecco alcune delle parti attinenti dell’articolo pubblicato da Dana Priest sul Washington Post: ‘lo psichiatra dell’esercito che si crede abbia ucciso 13 persone a Fort Hood aveva avvertito di fronte ad una sala piena di medici dell’esercito un anno e mezzo fa che per evitare “eventi avversi”, l’esercito avrebbe dovuto consentire ai soldati musulmani di essere congedati come obiettori di coscienza anziché dover combattere nelle guerre contro altri musulmani. Il titolo della presentazione in PowerPoint di Hasan era “La visione coranica del mondo e la sua relazione ai musulmani nell’esercito americano”. In una diapositiva intitolata “Commenti”, ha scritto: “se i gruppi musulmani possono convincere i musulmani che stanno combattendo per Dio contro le ingiustizie degli ‘infedeli’; ossia: i nemici dell’Islam, allora i musulmani possono diventare un potente avversario; ossia: attentati kamikaze, ecc.” [sic] L’ultimo punto su quella pagina dice semplicemente: “noi amiamo la morte più di [sic] quanto voi amiate la vita!” Nella pagina delle “Conclusioni”, Hasan ha scritto che “lottare per stabilire uno stato islamico per far piacere a Dio, anche con la forza, è condonato dall’Islam” e che “i soldati musulmani non dovrebbero prestare servizio in alcuna capacità che li metta a rischio di ferire/uccidere i credenti ingiustamente”. L’ultima pagina intitolata “Raccomandazioni”, conteneva solo un suggerimento: “il Dipartimento della Difesa dovrebbe consentire ai soldati musulmani [sic] l’opzione di essere congedati come ‘obiettori di coscienza per migliorare il morale delle truppe e diminuire gli eventi avversi”’. [17]

Sono state mosse delle obiezioni sull’invettiva del maggiore Hasan: “gli studenti di un programma di master di un’accademia militare nel 2007-2008 hanno rivelato di essersi lamentati con la facoltà per le presunte vedute anti-americane di Hasan. Queste comprendevano una sua presentazione che giustificava gli attentati suicida e in cui diceva agli studenti che la legge islamica batteva la Costituzione americana”. [18] Ma non è successo niente di serio. Secondo Joseph Shapiro della National Public Radio, la peggior cosa successa è che Hasan sia stato messo in prova per un periodo all’inizio della sua specializzazione a causa della sua insistenza nel cercare di convertire all’Islam alcuni colleghi e gli stessi soldati che aveva in cura.

Il titolo di questo discorso, “La visione coranica del mondo e la sua relazione ai musulmani nell’esercito americano” suona molto accademico e davvero non molto islamico. Sembra implicare che l’Islam e il Corano sono solo una visione del mondo tra le altre. Manca la pretesa di base del fondamentalismo islamico di rappresentare l’autorità della verità assoluta rivelata. Ci torna in mente il testamento di Mohammed Atta e le istruzioni [che ha lasciato] per il suo funerale, che gli esperti dell’Islam hanno riscontrato essere pieni di elementi e formulazioni del tutto aliene all’Islam.

L’imperativo categorico per ogni talpa è proteggere le vittime del caso dalle investigazioni o dall’arresto finché non è accaduto l’evento ed è arrivato il momento di radunare le vittime per farne dei capri espiatori. La parte su “amiamo la morte più di [sic] quanto voi amiate la vita!” è palesemente un format identificativo del linguaggio di “Al-Qaeda”, e in un contesto militare questo discorso sarebbe più che sufficiente a scatenare un’investigazione per indagare sulle attività e sulle opinioni del Maggiore Hasan. Ma non ci sono state conseguenze serie, il che darebbe a pensare che Hasan fosse un asset che veniva protetto per qualche missione futura che veniva preparato a svolgere.

Perciò, mentre i superiori medici di Hasan erano al corrente del fatto che fosse un caso problematico, hanno scelto di non fare niente: un “gruppo di medici che supervisionavano la formazione medica di Nidal Malik Hasan hanno discusso sulle sue vedute religiose eccessivamente zelanti e sul suo strano comportamento mesi prima che il maggiore dell’esercito fosse accusato di avere aperto il fuoco sui soldati e i civili a Fort Hood, in Texas. I medici e lo staff che supervisionavano la sua formazione lo vedevano a tratti così belligerante, difensivo e argomentativo nelle sue frequenti discussioni sulla sua fede musulmana - avrebbe detto un ufficiale dell’esercito familiare con svariati gruppi di discussione su Hasan. L’ufficiale ha detto che, come specializzando in psichiatria, Hasan era descritto durante le riunioni come uno studente mediocre e un lavoratore pigro, che era motivo di preoccupazione per i medici e lo staff del Walter Reed Army Medical Center e della scuola medica militare Uniformed Services University of the Health Sciences”. (Associated Press, 11 novembre 2009) [19] Al tempo stesso la formazione di uno psichiatra comprende un profiling psicologico intensivo e l’analisi del profondo da parte di professori come parte integrante della formazione. Come strizzacervelli tra gli strizzacervelli, la psicologia del Maggiore Hasan deve essere stata ben conosciuta dai medici militari che erano i suoi professori. Questo crea un’opportunità per la sua manipolazione e il suo controllo che non è stata presente in altri casi di terrorismo. Uno, o più di uno, degli analisti del maggiore Hasan aveva un doppio lavoro, come controllore dei terroristi e induttore della pazzia per conto della rete criminale?

GLI UFFICIALI DEL WALTER REED HANNO CHIESTO: “HASAN ERA PSICOTICO?”

Una versione più esplicita e illuminante della revisione psichiatrica di Hasan ci arriva dalla National Public Radio. Qui troviamo che era stato variamente valutato come “distaccato, distante, paranoico, belligerante, e schizoide”. Questo ha posto il problema se fosse davvero psicotico e pertanto affetto da una grave malattia mentale: ‘all’inizio della primavera del 2008, degli ufficiali chiave del Walter Reed Army Medical Center e della Uniformed Services University of the Health Sciences hanno avuto una serie di incontri e conversazioni, in parte sul Maggiore Nidal Hasan. Una delle questioni su cui hanno ponderato è stata: Hasan era psicotico? Sia gli altri studenti che la facoltà erano estremamente preoccupati per il comportamento di Hasan – che hanno variamente chiamato distaccato, distante, paranoico, belligerante e schizoide. Gli ufficiali dicono che si inimicava alcuni studenti e la facoltà abbracciando vedute che percepivano come vedute di estremismo islamico. I suoi supervisori al Walter Reed l’hanno persino richiamato per aver detto ad almeno un paziente che “l’Islam può salvare la tua anima”. Hasan ha trascorso sei anni come psichiatra al Walter Reed, a partire dal 2003 ed aveva una borsa di studio all’USUHS fino a poco prima che andasse a Fort Hood nell’estate del 2009. Un comitato di ufficiali di entrambi i luoghi si riunisce regolarmente una volta al mese per discutere sugli argomenti pressanti che vertono sugli psichiatri e sugli altri operatori sanitari psichiatrici che vengono formati e che lavorano presso le istituzioni.
Tra i partecipanti durante la riunione in primavera, e in altre successive conversazioni su Hasan, stando ai resoconti, c’erano John Bradley, capo del reparto di psichiatria del Walter Reed; Robert Ursano, presidente del dipartimento di psichiatria della USUHS; Charles Engel, vice presidente del dipartimento di psichiatria e direttore della specializzazione in psichiatria di Hasan; il dott. David Benedek, un altro vice presidente di psichiatria dell’USUHS; la psichiatra Carroll J. Diebold; e Scott Moran, direttore del programma di residenza psichiatrica del Walter Reed, secondo i colleghi ed altre fonti che monitorano le riunioni’. [20] Perché questo augusto comitato non ha preso provvedimenti pratici in riferimento al maggiore Hasan? Questo resoconto attribuisce la colpa all’inerzia burocratica e alla correttezza politica fondata sul timore di sembrare discriminatori nei confronti dei musulmani. Ma a queste ragioni si deve aggiungere un’altra possibilità: che una talpa (o più talpe) abbiano deliberatamente protetto Hasan da alcuna sanzione perché potesse servire a progetti più grandi come un agente provocatore e vittima più o meno deliberatamente.

Un commento incluso in questo resoconto della NPR è stato particolarmente sinistro: “un altro ufficiale secondo quanto è stato riferito si sarebbe domandato di fronte ai colleghi se Hasan potesse essere capace di commettere un fratricidio, come il sergente musulmano dell’esercito americano che nel 2003 ha ucciso due commilitoni e ferito altri 14 soldati facendo saltare le granate in una base militare nel Kuwait”. Nonostante un tale pericolo reale e presente, non è stato fatto niente.

LA MOSCHEA DI HASAN COLLEGATA AI TERRORISTI CECENI DELLA CIA

Nei recenti anni, il maggiore Hasan frequentava una moschea di Silver Spring nel Maryland che ha ospitato una raccolta fondi per le operazioni segrete della CIA contro la Russia: “era l’imam Faizul Khan ad assistere Hasan, quando questo praticava nel Muslim Community Center di Silver Spring. Il Muslim Community Center ha avuto persone che hanno raccolto fondi in favore dei jihadisti ceceni, e promuove sul suo sito internet un prodotto finanziario basato sulla Sharia offerto da un gruppo di pressione del Muslim Brotherhood, ora sotto indagine federale”. [21] Qui l’elemento essenziale è che la moschea raccoglieva denaro per la ribellione cecena, che è notoriamente uno strumento strategico degli Stati Uniti e del Regno Unito contro la Russia. Forse ad una tale raccolta fondi per il terrorismo ceceno potrà avere partecipato Ilyas Achmadov, ambasciatore de facto della principale organizzazione cecena implicata nel terrorismo appoggiata dalla CIA, che vive a Washington DC alle spese dei contribuenti americani perché sponsorizzato da Zbigniew Brzezinski e dalla grigia eminenza del team della politica estera di Obama.

L’impressione che il maggiore Hasan fosse in effetti una vittima protetta è rinforzata dai resoconti che frequentava moschee che sono figurate in precedenti operazioni di intelligence, e che era in contatto con un religioso musulmano nato in America che ora vive nello Yemen, e che tuttora ricopre il ruolo di ostentato agente provocatore operante sotto la definizione generica di “al Qaeda”.

ANWAR AWLAKI, BADANTE DI VITTIME PER L’HANI HANJOUR DEL 9/11

Negli anni precedenti, Hasan aveva praticato con sua madre presso il radicale Dar al-Hijrah Islamic Center di Falls Church. Durante il 2001, vi ha praticato assieme ad alcune delle vittime[1]* del 9/11, specificamente quelle che sarebbero state a bordo dell’aeromobile che avrebbe colpito il Pentagono. La figura dominante di questa moschea in quel momento era un certo Anwar Awlaki o Awlaqi, che deve essere considerato come un operatore delle agenzie di intelligence e come un badante di vittime, quest’ultimo appellativo per il suo ruolo nella supervisione del presunto pilota kamikaze del Pentagono, Hani Hanjour e di altre figure del 9/11 che frequentavano la moschea. Hanjour, le cui presunte prodezze in volo, se vere, lo piazzerebbero al di sopra del Barone Rosso nel Walhalla dei campioni del volo, era in effetti una persona goffa ed insignificante.

Poco dopo il massacro di Fort Hood, Awlaki ha usato il suo sito internet per la ostentata approvazione del Maggiore Hasan e del massacro nel Texas, evidentemente pensata con una tecnica pavloviana per incitare i reazionari americani islamofobi alla pazzia e per dare spago agli orchi della radio. A questo proposito, ecco un resoconto del New York Times: ‘Awlaki, cittadino americano nato nel New Mexico da genitori Yemeniti, ha scritto lunedì scorso nel suo sito in lingua inglese che Hasan era un “eroe”. Il religioso ha detto, “è un uomo di coscienza che non poteva vivere nella contraddizione di essere musulmano e di prestare servizio in un esercito che sta combattendo contro la sua gente”. Ha aggiunto, “l’unica maniera in cui un musulmano potrebbe giustificare per l’Islam di prestare servizio come soldato nell’esercito americano sarebbe se la sua intenzione è di seguire le orme di uomini come Nidal”. [22] Questo è stato un atto di cruda manipolazione e al tempo stesso un invito su un piatto d’argento per il pogrom anti-musulmano. Il resoconto continuava così: “ma da quando è partito dagli Stati Uniti per Londra nel 2002, e dopo per lo Yemen, Awlaki è diventato un prominente fautore dell’Islam militante attraverso il suo sito internet, http://www.anwar-alawlaki.com . Il Toronto Star ha riportato lo scorso mese che un gruppo di giovani canadesi, accusati di aver programmato degli attentati contro bersagli dell’esercito e del governo siano stati ispirati in parte dall’ascolto on-line dei sermoni di Awlaki. Nel 2000 e nel 2001 Awlaki ha officiato come imam in due moschee degli Stati Uniti frequentate da tre futuri dirottatori del 9/11. Khalid al-Midhar e Nawaf al-Hazmi frequentavano entrambi la moschea di Rabat di San Diego, dove Awlaki ha successivamente ammesso di aver incontrato Hazmi svariate volte ma “ha sostenuto di non ricordare nessun dettaglio di quello che hanno discusso”, secondo la relazione della commissione nazionale sul 9/11. Sia Hazmi che un altro attentatore, Hani Hanjour, hanno frequentato successivamente la moschea di Dar al Hijra di Falls Church, in Virginia, dopo che Awlaki si era trasferito lì all’inizio del 2001. La relazione della commissione sul 9/11 ha espresso dei “sospetti” in merito a questa coincidenza, ma ha detto che gli investigatori non erano in grado rintracciare Awlaki nello Yemen per interrogarlo”. [23] Dovremmo notare la pubblicità che viene fatta qui al sito di Awlaki dal New York Times; il traffico sul suo sito ci guadagnerà di sicuro enormemente. Il Maggiore Hasan era stato attento a stabilire la sua devozione e la sua fedeltà per Awlaki durante il periodo antecedente al massacro. Non ha lasciato dubbi che fosse un discepolo di Awlaki: “gli occhi di Hasan “si illuminavano” quando parlava del suo profondo rispetto per gli insegnamenti di al-Awlaki, secondo un altro ufficiale musulmano della base di Fort Hood in Texas, teatro dell’orribile sparatoria di giovedì scorso’. [24]

È venuto alla luce che Hasan avesse anche avuto uno scambio di e-mail con l’ardente doppio agente che tanto idolatrava; l’imam-provocatore era scappato all’estero dopo il 9/11 ed operava ora sotto copertura di “Al-Qaeda” dallo Yemen. Secondo un resoconto: “due ufficiali del governo, che hanno parlato a condizione di non essere identificati perché non autorizzati a discutere il caso in questione, hanno detto che la task force antiterrorismo con base a Washington e supervisionata dall’FBI aveva ricevuto notifica di comunicazioni intercorse tra Hasan e un imam radicale all’estero, e che le informazioni erano state passate ad un dipendente del Defense Criminal Investigative Service assegnato alla task force. Le comunicazioni sono state raccolte dagli investigatori a partire dal dicembre 2008 fino all’inizio di quest’anno. L’investigatore della Difesa, secondo questi ufficiali, avrebbe scritto una valutazione di Hasan dopo aver revisionato le comunicazioni e il suo dossier personale del maggiore dell’esercito. La valutazione concludeva che Hasan non richiedeva ulteriore investigazione – in gran parte perché le sue comunicazioni con l’imam erano incentrate su un saggio di ricerca sugli effetti del combattimento in Iraq e in Afghanistan e l’investigatore ha determinato che Hasan stesse in effetti lavorando su tale saggio, hanno detto gli ufficiali. La rivelazione di martedì sul ruolo dell’investigatore della Difesa ha indicato che l’esercito americano era al corrente del comportamento preoccupante del sospettato del massacro già molto prima dell’attacco. Poche ore dopo, un esperto ufficiale della Difesa, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha direttamente contraddetto questa nozione. L’ufficiale della Difesa ha detto che né l’esercito, né altre parti del Dipartimento della Difesa erano al corrente sui contatti di Hasan con gli estremisti islamici. Anche le autorità militari, le forze dell’ordine e i servizi segreti si stanno difendendo dalle pressanti domande su quello che sapevano, rispettivamente, di Hasan prima che questi abbia aperto il fuoco in una stanza affollata nell’enorme base militare del Texas”. [25]

AWLAKI HA AIUTATO A CATTURARE I SEI DI FORT DIX, I “CREDULONI” DI TORONTO

La decisione da parte dell’esercito di ignorare la corrispondenza di Hasan con Awlaki è ancor più incredibile dato lo status di Awlaki come uno dei maggiori impresari del terrorismo del tempo operante sotto copertura dei fondamentalisti islamici. Più che un mero ideologo, è un reclutatore e un imprenditore del terrorismo. Il suo sito internet non sopravviverebbe per più di cinque minuti agli attacchi cibernetici congiunti degli USA, ma non viene disturbato nel suo ruolo di pifferaio magico di vittime. In particolare, Awlaki e il suo lavoro sono stati usati per motivare ed incoraggiare gruppi di giovani con disturbi mentali e suggestionabili che venivano intrappolati in “attentati terroristici” dagli indaffarati agenti dell’FBI e del RCMP[2] Canadese durante i recenti anni, tenendo così l’orco del terrorismo islamico bene in vista. ‘In aggiunta ai suoi contatti con il Maggiore Nidal Hasan , il religioso radicale americano Anwar al Awlaki è servito da ispirazione per alcuni uomini accusati di attentati terroristici a Toronto e a Fort Dix, nel New Jersey, secondo gli ufficiali del governo e i documenti forensi presi in esame dalla ABCNews.com. Nonostante i suoi legami con altri attentati, compreso uno contro la base militare di Fort Dix, le circa 20 e-mail tra Awlaki e Hasan sono state tralasciate come “innocenti” da un investigatore militare che lavorava per la Joint Terror Task Force dell’FBI a Washington DC …” Non è solo un proselitista ma uno che è operativo, con profonde connessioni di lunga data con al Qaeda e lo è da tempo”, ha detto un ex agente segreto americano che aveva accesso ad informazioni classificate. Awlaki è stato descritto durante le testimonianze in tribunale come un’ispirazione da due dei sei immigranti musulmani accusati di cospirazione ed altri capi d’accusa in un complotto per uccidere i militari americani a Fort Dix. A Toronto, i membri del cosiddetto Toronto 18 hanno guardato i video di Awlaki in un campo di addestramento improvvisato dove avrebbero programmato un attacco al parlamento e al primo ministro canadese”. [26]

L’ENNESIMO CASO DI INTENZIONALE NON INTERVENTO DELL’FBI

Proprio come nel caso del 9/11, lo scandaloso fallimento nel congiungere i puntini e catturare le vittime è stato causato dalla non azione e dal cattivo operato dell’FBI, l’agenzia criminalmente negligente che, secondo il co-presidente della commissione sul 9/11 Thomas Kean “ha fallito e fallito e fallito”, ma che è ciononostante scampata al crollo dopo il 9/11. A partire dal 1996 l’FBI era al corrente del fatto che i terroristi internazionali si facevano vanto di imparare a pilotare gli aerei passeggeri nelle scuole di volo americane, ma non ha mosso un passo. Secondo una relazione della stampa, il non aver informato i superiori del Maggiore Hasan è stato la diretta e specifica responsabilità dell’FBI: “il Pentagono ha detto di non essere stato informato dai servizi segreti che avevano intercettato le e-mail tra il presunto tiratore di Fort Hood ed un imam estremista, prima delle sanguinose stragi della scorsa settimana, sollevando nuove domande se il governo poteva prevenire l’attacco. Una persona bene informata al riguardo ha detto che ad un agente del Pentagono, che lavora nella task force anti-terrorismo sotto supervisione dell’FBI è stato detto delle e-mail intercettate molti mesi fa. Ma i membri della task force non possono condividere queste informazioni con le loro agenzie, se non con l’autorizzazione dell’FBI, che è a capo della task force. In questo caso l’agente del Pentagono, un impiegato del Defense Criminal Investigations Service, ha contribuito a fare la valutazione che il Maggiore Hasan non era una minaccia, e la ‘procedura dell’FBI per la condivisione delle informazioni non è stata mai applicata’, ha detto la persona a conoscenza del caso”. [27] Coloro che sono stati coinvolti in questa decisione e il Dipartimento della Difesa devono essere indagate come possibili talpe del terrorismo. Questa è una reminiscenza di Dave Frasca dell’FBI, che non fu in grado di mettere insieme l’intelligence ante 9/11 che aveva davanti alla scrivania e di agire su quella base. Questo è stato un nuovo capitolo della storia del sabotaggio dell’FBI raccontato da Colleen Rowley e documentato durante il processo di Zacarias Moussaoui nel 2006. Se l’FBI avesse catturato le vittime del 9/11, l’operazione non sarebbe potuta accadere, non perché le vittime non avrebbero fatto schiantare gli aerei sugli edifici da sé, ma perché l’incarcerazione delle vittime prima del fatto avrebbe reso impossibile prendere come bersaglio il mondo musulmano. In questo senso le stesse reti criminali dell’FBI che hanno reso possibile il 9/11 sono ancora al loro posto e stanno ancora effettivamente sabotando l’effettiva applicazione della legge.

IL NULLA OSTA SICUREZZA DI HASAN: SEGRETO

Il maggiore Hasan secondo quanto riportato avrebbe un nulla osta sicurezza che gli consente di ricevere informazioni segrete. Tutti gli ufficiali dell’esercito devono avere come minimo un livello segreto di nulla osta sicurezza, e quello del maggiore Hasan deve essere stato del livello più alto. Tutte le indicazioni sono che il nulla osta sicurezza di Hasan non è mai stato revisionato, nonostante i suoi grotteschi gesti ostentati. Il comportamento aberrante del Maggiore Hasan avrebbe dovuto come minimo farlo mettere in lista per un National Agency Check o NAC. Il Newsweek scrive che ‘i NAC prolungati, che gli ufficiali hanno indicato che saranno più frequenti per gli aspiranti ufficiali militari, includeranno il controllo degli archivi della polizia a livello locale e nazionale nelle giurisdizioni dove il soggetto ha vissuto, oltre ai controlli del credit-bureau e dello stato finanziario. Nell’eventualità che emergano informazioni “derogatorie” di qualche genere durante questi controlli, ha detto uno degli ufficiali, gli investigatori saranno probabilmente inviati sul campo a condurre delle interviste, e la procedura potrebbe anche comprendere un colloquio con la persona che ha presentato domanda per il nulla osta sicurezza’. [28] Questo mette il maggiore Hasan in una categoria molto speciale, soggetta a regole e a sorveglianza speciali attuate da agenzie specifiche, e non da medici militari di qualsiasi rango. Forse la prova più diretta che Hasan era una vittima protetta è stato il fatto che poteva fare discorsi incendiari e mantenere una corrispondenza con un auto-proclamato membro di “al-Qaeda” senza che il suo nulla osta sicurezza venisse neppure revisionato, se non revocato del tutto.

Come indica un messaggio bene informato postato all’editore di Statfor: “l’atto di contattare un militante islamico straniero che sostiene apertamente l’uccisione degli Americani è di per sé una violazione dei regolamenti di sicurezza degli USA in merito agli individui con un nulla osta sicurezza. Il contatto all’estero di Hasan doveva essere riportato attraverso la catena di comando al suo comandante. Il Gen. Cone, in consultazione con il suo G-2, l’ufficiale di controspionaggio, l’ufficiale di sicurezza, e il CID avrebbe potuto sospendere immediatamente il nulla osta del maggiore Hasan soggetto ad un’investigazione locale AR 15-6. È il Gen. Cone ad essere responsabile per la protezione delle forze e degli asset in suo comando, non un investigatore del dipartimento della difesa. Un’investigazione minimamente competente avrebbe messo in luce altri commenti e azioni, che probabilmente avrebbero portato ad un’azione di comando avversa per il nulla osta del Maggiore Hasan, e che possibilmente avrebbero portato alla formulazione di accuse di condotta indecorosa per un ufficiale”. [29]



COME ATTA E KSM, AL DEVOTO MAGGIORE HASAN PIACCIONO GLI STRIP CLUB

Grazie al lavoro di investigazione di Daniel Hopsicker, è stato rivelato che la figura chiave del 9/11 Mohammed Atta non era un devoto e puritano musulmano, ma un edonista. Anche il leggendario Khalid Sheikh Mohammed (KSM) descritto dalla propaganda dei media controllati come “il cervello del 9/11” era devoto all’alcol, alle donne di facili costumi e alla vita notturna. Ci colpisce che anche il maggiore Hasan, un presunto musulmano rigido e dottrinario, seguisse questo modello. Le vittime che lavorano per il direttorato fondamentalista islamico dell’intelligence anglo-americana, o che sono da essa manipolati, sembrano condividere le stesse debolezze occidentali decadenti. Uno dei modi preferiti da Hasan per rilassarsi era di andare allo strip club locale: “il maggiore Nidal Malik Hasan è venuto allo strip club Starz non lontano dalla base almeno tre volte nel mese scorso, ha detto il direttore generale del locale Matthew Jones alla FoxNews.com. Gli investigatori dell’esercito che stanno raccogliendo le prove contro Hasan hanno in programma di intervistare presto Jones. “L’ultima volta che è stato qui, ricordo di aver controllato la sua ID militare alla porta, e ha pagato $15 dollari di copertura ed è rimasto per sei o sette ore” ha detto il 37enne Jones. Jennifer Jenner, che lavora nel locale Starz usando il nome di Paige, ha detto che Hasan l’ha pagata per una lap dance per due sere di fila. Ha detto di essere stata pagata $50 dollari per una danza durata tre canzoni in una delle stanze private del locale il 29 e il 30 ottobre. Si ricorda che è arrivato intorno alle 18:30 ed è rimasto fino alle 2 di notte. Ha detto che si era portato una confezione da sei lattine di birra leggera, ha bevuto solo pochi sorsi di birra da una lattina e ha dato il resto alle spogliarelliste. “Preferiva le bionde” ha detto la Jenner, che aveva i capelli biondi in quel periodo. “Ha detto di essere un medico e che stava per partire presto in missione, ma per lo più voleva farci lui delle domande”. [30] Non c’è bisogno di dire che alcol e spogliarelliste non sono una caratteristica di un fondamentalista islamico.

Come la prominente figura del 9/11 Atta, non era in effetti per niente un musulmano praticante, ma era piuttosto devoto all’alcol, alla cocaina, alle ragazze squillo e alle bistecche di maiale. Come il maggiore Hasan, Atta preferiva le bionde, specificamente quelle con i capelli ‘biondo-fragola’. Coabitava con una ragazza squillo di 22 anni che lavorava per un “servizio di escort di modelle di biancheria intima” del Sarasota chiamato Fantasies & Lace. Atta amava frequentare bar con ballerine in topless, dove ordinava le lap dance al Pink Pony , o metteva banconote da venti dollari nel perizoma delle ballerine del nightclub Olympic Garden. Era anche un cliente abituale dell’Harry’s bar di Napoli. I locali notturni preferiti di Atta erano il Cheetah di Venezia e il Margarita Maggie’s di Sarasota. Gli investigatori dell’FBI nel mostrare in giro le foto di Atta dopo il 9/11 hanno scoperto che era stato in un bar a bere vodka Stolichnaya per tre ore molto di recente; con lui c’era il pilota suicida accusato Marwan al Shehhi, che preferiva il rum. Atta era anche un frequente consumatore di cocaina. Inalava abitualmente la cocaina con una banconota da un dollaro. Abbiamo dunque a che fare con due vittime della stessa leva, due vite parallele di vittime?

DA ESERCITO-MCCARTHY A ESERCITO-LIEBERMAN

I reazionari di oggi anelano ai giorni del senatore Joe McCarthy (Senatore repubblicano per il Wisconsin) che ha lanciato la sua campagna di persecuzione anticomunista e di caccia alle streghe circa sessanta anni fa. Nel pieno della Guerra Fredda, McCarthy ha lanciato l’accusa isterica che l’esercito americano era stato massicciamente infiltrato da spie della cospirazione internazionale comunista. Questo ha portato agli infami e protratti discorsi di McCarthy sull’esercito al Senato, durante cui l’influenza di McCarthy ha raggiunto il suo apice demagogico. Oggi i neocon sono sempre pieni di rancore e risentimento per la loro espropriazione dal governo attraverso la fine dell’era Bush-Cheney, e l’ascendenza della fazione Brzezinski-Nye-Soros di imperialisti liberali che controllano Obama. Immediatamente dopo le sparatorie. Ora il senatore Joe Lieberman ha annunciato che userà il suo sottocomitato del consiglio di sicurezza nazionale per investigare sul fallimento da parte dei servizi segreti nel congiungere i puntini nell’incidente di Fort Hood. Di già i siti neocon stanno sostenendo che l’esercito USA dell’era di Obama sia profondamente infiltrato da estremisti islamici favorevoli al terrorismo. Lieberman dice che vuol sapere come l’esercito possa aver sorvolato sui numerosi segnali di allarme in merito alle vedute radicali di Hasan. I discorsi Esercito-Lieberman potrebbero lanciare presto una caccia alle streghe anti musulmana nell’esercito americano, gratificando la nostalgia dei molti neocon. Il migliore approccio sarebbe di formare una commissione di inchiesta genuinamente indipendente per investigare sul massacro di Fort Hood. Dovremmo prestare attenzione a non girare intorno alla questione e ad evitare i palesi conflitti di interesse che hanno reso la recente commissione Kean-Hamilton sul 9/11 una vera farsa. Dovremmo inoltre stare attenti a tenere fuori da qualsiasi commissione di inchiesta l’inevitabile Lee Hamilton, dati i suoi notori precedenti di insabbiamenti e violazioni.

RELIGIOSO MUSULMANO DI FORT HOOD DICE AD HASAN: “C’È QUALCOSA DI STRANO IN TE”

Il quotidiano londinese Daily Telegraph ha intervistato Osman Danquah, un uomo religioso musulmano locale, che ha avuto contatti con il maggiore Hasan. Osman Danquah era giunto alla conclusione che il maggiore Hasan avesse dei problemi mentali debilitanti, e che non fosse adatto per ruoli di leadership anche se era un ufficiale dell’esercito di medio rango. Citando varie fonti, questa relazione dice: “quello che sembra chiaro è che l’esercito si è lasciato sfuggire un sempre maggiore numero di campanelli di allarme che Hasan, un individuo agitato e pensieroso era nei suoi ranghi. “Ero scioccato ma non sorpreso dagli attacchi di giovedì” ha detto il Dott. Val Finnell, studente nell’ambito di un corso sulla salute pubblica nel 2007-08 che avrebbe sentito Hasan paragonare la guerra al terrorismo alla guerra contro l’Islam. Un altro studente aveva allertato gli ufficiali militari che Hasan fosse una “bomba ad orologeria” dopo che, stando ai resoconti ha fatto una presentazione in difesa degli attentatori kamikaze. Osman Danquah, cofondatore dell’Islamic Community di Greater Killeen , ha detto che Hasan non ha mai espresso rabbia verso l’esercito, né indicato alcuni piani di violenza. Ma ha detto che, durante il loro secondo incontro, Hasan sembrava quasi incoerente. “Gli ho detto, ‘c’è qualcosa di strano in te’. Ho avuto l’impressione che non parlasse per se stesso, ma qualcosa proprio non sembrava a posto”. Era sufficientemente preoccupato da raccomandare che il centro rifiutasse la richiesta di Hasan di diventare un leader musulmano laico a Fort Hood’. [31]

Il pathos dell’esistenza del Maggiore Hasan emerge forse più chiaramente dal suo sforzo senza successo di trovarsi una moglie della stessa fede religiosa: ‘ i parenti hanno detto che la morte dei genitori di Hasan nel 1998 e nel 2001 l’hanno reso più devoto. “Dopo aver perso i genitori ha tentato di rimpiazzare il loro amore leggendo molti libri, compreso il Corano” ha detto il suo zio Rafiq Hamad . “Non aveva una fidanzata, non ballava, non andava nei bar”. La sua inconcludente ricerca di una moglie sembrava perseguitare Hasan. Al Muslim Community Centre di Silver Spring, alla periferia di Washington, si è iscritto ad un’agenzia matrimoniale islamica, dicendo in modo specifico che voleva una moglie che indossasse il hijab e pregasse cinque volte al giorno”. Il maggiore Hasan è tornato ripetutamente ed ossessivamente sullo stesso argomento , secondo un’altra conoscenza: “Adnan Haider, un professore di statistica in pensione, si è ricordato di come durante il loro primo incontro l’anno scorso, una presentazione informale dopo le preghiere del venerdì, Hasan abbia subito chiesto all’accademico se conosceva “una ragazza musulmana carina” che potesse sposare. “era una cosa strana da chiedere a qualcuno che hai conosciuto pochi istanti prima. Mi è sembrato chiaro che fosse sotto pressione, gli si vedeva chiaramente scritto in faccia” ha detto il prof. Haider, di 74 anni, che ha lavorato alla Georgetown University di Washington. “Si vedeva che era solo e non aveva amici”. [32]

IL MAGGIOR HASAN HA SUBITO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO ?

Sulla base delle prove accumulate che il maggiore Hasan fosse possibilmente uno psicotico, rimane la questione se questa psicosi possa essere stata endogena e causata da cause naturali e spontanee, o se fosse stata prodotta artificialmente dentro di lui attraverso un processo di lavaggio del cervello e di pesante manipolazione psicologica di stile “arancia meccanica” da parte di altri. Non possiamo escludere la possibilità che il maggiore Hasan si sia alzato il 5 novembre coscientemente determinato ad uccidere, e che possa anche aver sparato i colpi. Ci troviamo quindi di fronte a due possibili scenari: nel primo il maggiore Hasan la vittima credulona viene presa totalmente di sorpresa quando è iniziata la sparatoria, nel secondo, Hasan il killer psicotico e criminalmente pazzo che aveva la volontà se non necessariamente l’abilità di provocare gravi sparatorie. Ci potrebbero essere prove corroboranti entrambi gli scenari… dovremmo inoltre sottolineare che vedere il maggiore Hasan come un killer psicotico non esclude in alcun modo la presenza di altri tiratori aggiuntivi e più capaci. Ci torna in mente qui il caso di Sirhan Sirhan, che pare aver sparato a Robert Kennedy, ma che sembra abbia ricevuto un poderoso aiuto da parte di un altro, tuttora non identificato, tiratore più esperto che potrebbe aver sparato il colpo mortale.

IL MAGGIORE HASAN E LA CONNESSIONE VIRGINIA TECH

Dove avrebbe potuto subire un lavaggio del cervello il maggiore Hasan? Un posto ovvio dove volgere lo sguardo sarebbe la zona della Virginia Tech, la casa di Cho Seung-Hui, il presunto killer di 32 persone tra studenti e professori, che si è poi a sua volta tolto la vita nel 2007. Questo incidente coinvolge troppe domande ancora senza risposta perché possa essere preso in esame dettagliatamente qui. In ogni caso, il fatto che Hasan si fosse laureato nell’alma mater di di Cho dovrebbe bastare a far scattare qualche campanello d’allarme. Dovremmo anche ricordare che sono accaduti molti altri omicidi all’interno della Virginia Tech e nei suoi dintorni durante lo scorso anno. Nel gennaio 2009, una studentessa della Virgina Tech che faceva il dottorato ha decapitato una compagna in un bar del campus universitario. In questo incidente, una studentessa laureata che era appena arrivata dalla Cina è stata uccisa quando un’altra studentessa che conosceva l’ha attaccata con un coltello, decapitandola. [33] Le decapitazioni sono rare nei campus americani al giorno d’oggi, quindi questo è un evento davvero straordinario. Nell’agosto del 2009 due studenti della Virginia Tech University sono stati trovati assassinati in un campeggio della Jefferson National Forest, che per gli studenti è un posto popolare per passeggiare. I corpi di David Lee Metzler, 19 anni, di Lynchburg e di Heidi Lynn Childs, 18 anni, di Forest, sono stati ritrovati da un passante . [34]

Allora che diamine sta succedendo dalle parti di Blacksburg, Virginia? La relazione sulla strage alla Virginia Tech, preparata da una commissione speciale formata dal governatore della Virginia Tim Kane copre la negligenza degli operatori sanitari psichiatrici all’interno e al di fuori della Virginia Tech per non aver preso provvedimenti per Cho, che avevano ciononostante riconosciuto come una persona profondamente disturbata e potenzialmente molto pericolosa. Questa relazione commette il solito errore di eludere la domanda, e parte dal presupposto che Cho fosse l’unico a sparare. [35] A causa della mancata spiegazione di numerosi punti salienti dell’incidente di Cho, questo intero caso deve continuare ad essere classificato come insoluto. Dobbiamo pertanto concludere questo saggio semplicemente citando uno dei molti indizi che gli investigatori sulla Virginia Tech hanno deciso di ignorare, ma che potrebbero iniziare a spiegare lo straordinario numero di omicidi osservati nella zona di Blacksburg, inVirginia. Come suggerisce un sito web in un certo senso un po’ oscuro con una notizia non confermata: “Blacksburg, VA è la sede di un laboratorio sotterraneo ABOVE TOP SECRET (in un lato di una montagna locale di Blacksburg) che sviluppa armi in congiunzione con la DARPA [Defence Advanced Research Projects Agency] come i programmi di controllo mentale robotici”. [36] Esiste questa struttura, e che cosa altro fa? A questo punto qualsiasi altro commento sarebbe pura speculazione.

Non possiamo essere ottimisti che se il maggiore Hasan dovesse sopravvivere, un suo processo darebbe una risposta a queste domande, non più di quanto i processi criminali nei casi di Sirhan Sirhan, Hinkley, McVeigh o John Allen Muhammad abbiano stabilito i fatti reali. Ciò che pare invece confermata adesso è l’esistenza di un modello mutante di terrorismo, accanto ai paradigmi su grande scala del 9/11 o di WMD di manipolazione della falsa bandiera vista e propagandata durante gli ultimi dieci anni. In questo senso Hasan rappresenta l’evoluzione delle figure di Cho, e anche di Steven P. Kazmierczak, l’assassino della Norther Illinois University del febbraio del 2008. Come ho scritto l’anno scorso, “il nuovo modello è l’assassino della Virginia Tech, Cho, un killer mentalmente disturbato, o che ha subito un lavaggio del cervello. Un altro caso è stato quello di Steven P. Kazmierczak, che alla metà di febbraio nel 2008 ha sparato a 21 persone ammazzandone cinque alla Norther Illinois University di Dekalb. Kazmierczak è stato descritto come intensamente preoccupato di “correzioni, violenza politica, e pace e giustizia sociale”. [37]

Il pubblico americano imparerà mai a riconoscere e a rifiutare le operazioni sotto falsa bandiera, come hanno fatto molti Spagnoli dopo i bombardamenti di Madrid? Gli Americani perderanno mai l’abitudine di farsi prendere in giro? Gli opinionisti apprenderanno mai i metodi piuttosto elementari delle reti criminali e del terrorismo sotto falsa bandiera? Finché non avverrà questo e non sarà diminuita