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I segreti del Bilderberg Group

di Manuel Zanarini - 27/12/2009

 


Da giovedì 26 a domenica 29 novembre scorsi, grazie all’ Arianna Editrice, uno degli autori investigativi più conosciuti al mondo, Daniel Estulin, è stato in Italia, per presentare il suo libro, edito appunto dalla casa editrice bolognese, Il Club Bilderberg.
Grazie alle sue fonti interne, l’autore ricostruisce la storia, e svela i segreti di uno dei gruppi più potenti del mondo, senza però cadere nelle facile teorie cospirazioniste.
Ufficialmente il Bilderberg Group viene fondato nel 1954, presso l’omonimo hotel, nella cittadina di Oosterbeek, nei Paesi Bassi, ad opera della famiglia reale olandese e dell’elite di potere che gravitava attorno ai Rockefeller e alla loro Fondazione. In realtà, tale progetto risaliva già ad alcuni mesi prima dell’intervento americano nella II Guerra Mondiale, ancor prima dell’attacco di Pearl Harbour, con il dichiarato intento di instaurare quello che verrà definito il “Secolo Americano”.
All’interno di questo gruppo di potere si riuniscono i più importanti uomini politici, d’affari e del mondo dei mass media del pianeta; infatti, dopo la caduta del Muro di Berlino, anche gli esponenti dei paesi prima appartenenti al Patto di Varsavia sono stati invitati a partecipare. Le riunioni si tengono nel più assoluto riserbo, in piccole cittadine completamente militarizzate e nel black-out mediatico quasi totale. Oltre alle più importanti strategie politico-economico, vengono stabilite le carriere dei personaggi politici “di moda”. La lista di questi ultimi sarebbe infinita; ma, tanto per rendersi conto, la stessa candidatura di Barack Obama è stata scelta del Bilderberg. Fino a pochi giorni dalla convention del Partito Democratico, Hillary Clinton sembrava la certa vincitrice delle primarie; ma, grazie a un intervento “dietro le quinte”, Obama si aggiudicò le votazioni, in cambio di un armistizio tra i due contendenti, che ha portato la ex “first lady” alla nomina a segretario di stato degli Stati Uniti.
Come accennavo prima, anche le scelte politiche mondiali più importanti, vengono decise durante le riunioni del Bilderberg; tre sono quelle più importanti, tra quelle recenti: la guerra in Iraq; gli interventi in Kosovo e Afghanistan; e la manipolazione del prezzo del petrolio.
Il caso irakeno rappresenta un tipico esempio del progetto di costruzione di un’ “aristocrazia di intenti”, cioè la creazione di un luogo in cui elaborare una strategie comune, tra le elite di potere americane ed europee; infatti, mentre Washington aveva intenzione di iniziare la guerra nel settembre 2002, i rappresentanti del Vecchio Continente ottennero una proroga fino al marzo 2003, in modo da avere di fronte un anno per “convincere” i propri cittadini, piuttosto riottosi all’intervento.
Le azioni militari in Kosovo e in Afghanistan meritano di essere trattate insieme, in quanto hanno un’unica matrice: il controllo del mercato della droga. Al contrario di quello che viene comunemente detto, non hanno nulla a che vedere con il “fermare un genocidio” o l’ “esportazione della democrazia”; in realtà, servono entrambe ad assicurarsi che l’ingente flusso di denaro proveniente dal mercato mondiale della droga (circa 700 miliardi di dollari l’anno) continui ad affluire a Wall Street, sostenendo l’intero sistema finanziario globale. Il primissimo provvedimento preso dai Talebani, una volta saliti al potere, fu quello di eliminare tutte le coltivazioni di oppio presenti nel paese; il risultato fu che pochi mesi dopo, si registrò una gravissima crisi finanziaria in Asia, e, contemporaneamente, la borsa newyorchese perse circa 20 punti. Anche in Kosovo, la correlazione tra guerra e droga è evidente; infatti, questo nuovo stato rappresenta geograficamente il passaggio più rapido per far arrivare le sostanze stupefacenti, coltivate in Asia, in Europa; tanto è vero che, attualmente, circa l’80% della droga circolante nelle nostre strade transuta proprio dal paese figlio della disgregazione forzata della ex-Jugoslavia. Giusto per inciso, la maggior parte di questo denaro, viene riciclato da una banca offshore, con sede ai Caraibi, la Quantum Fund, di proprietà di George Soros, prestigioso esponente del Bilderberg Group.
Il caso dell’aumento del costo del petrolio è un chiaro esempio di quale sia l’arsenale col quale il Bilderberg porta avanti la sua battaglia. In tempi non sospetti, questa elite di potere decise di far salire il prezzo del petrolio da 3 dollari fino a 150 dollari al barile, entro la metà del 2008, per poi farlo precipitare a 30 dollari. Vediamo quali sono i motivi dietro tale strategia. Per imporre il suo dominio a livello globale, questo gruppo di potenti deve fronteggiare due agguerriti nemici: la Cina e la Russia. Come è a tutti noto, il boom economico cinese è frutto della massiccia produzione di beni che ha invaso il pianeta, la quale, però, richiede enormi quantità di energia, ricavabili solamente dal petrolio, materia prima di cui Pechino è sprovvista. Ora, se il prezzo del greggio schizza a prezzi esorbitanti, si capisce chiaramente come l’economia cinese venga pesantemente colpita, in quanto i costi alla produzione si alzano inevitabilmente. D’altro canto, Mosca è una delle principali esportatrici di petrolio al mondo; di conseguenza, creando un calo vertiginoso del prezzo del petrolio, l’economia russa sarà pesantemente indebolita, in quanto subirà notevoli diminuzioni di entrate, in particolar modo di valuta estera, ottenibili dal suo prodotto maggiormente ricercato. La conseguenza è che manipolando a piacimento il costo del greggio, le economie di questi due paesi possono essere attaccate molto pesantemente.
Normalmente, le versioni che i principali mass media forniscono alla gente di questi avvenimenti è radicalmente diversa; ma, il motivo è presto detto: appartengono quasi tutti al circolo del Bilderberg. A partire da quelli statunitensi, passando da quelli britannici, fino a quelli italiani (Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa su tutti), sono tutti finanziati e controllati da questa potente elite, la quale si premura di invitarne presidenti, direttori e principali editorialisti alle sue conferenze.
La cosa importante da sottolineare, e che già si capisce dalla composizione del Gruppo, è che questa elite di potere, non è organizzata nella classica forma piramidale; bensì, ha una strutturale orizzontale (Estulin usa la metafora di un “cubo di Rubik messo sul piano”). Questo fa sì che non esiste il “grande regista occulto”, che detta le azioni a tutto il mondo; bensì, una catena di istituzioni, fondazioni, enti internazionali, organizzazioni no-profit e non-governative, mass media, think tanks, ecc. che si passa informazioni e direttive, che nel corso degli anni finiscono col diventare norme di stati nazionali o di organismi internazionali. Tale strategia fu espressa chiaramente da Juncker, ex Primo Ministro del Lussemburgo, e quasi certo futuro “super presidente” dell’Unione Europa, durante un’intervista rilasciata a Der Spiegel (altro organo controllato dal Bilderberg), nel 1999, nella quale affermava che preferiva «procedere lentamente…procedendo un passo alla volta…fino ad arrivare al punto di non ritorno».
Un esempio significativo a riguardo è quello della proposta di formazione di un esercito unico delle Nazioni Unite. I primi discorsi in merito avvennero durante la conferenza del Bilderberg del 1992; dopodichè, divenne il tema centrale delle varie elezioni europee, nel contesto del conflitto nell’ex-Jugoslavia, organizzato per i motivi di cui abbiamo parlato prima; infine, nel 2006, dopo la conferenza Bilderberg tenutasi in Canada, il quotidiano locale più importante, il Toronto Star, anch’esso controllato dal Bilderberg, riferiva in prima pagina di una «Proposta delle Nazioni Unite per un esercito unico». Come si vede, questa è un’organizzazione che lavora sul lungo periodo, in modo assolutamente trasversale e attraverso grandi mistificazioni di massa organizzate dai media totalmente da essa controllati.
Prima di chiudere, vorrei riportare i consigli che Estulin ha fornito durante le conferenze, per combattere il blocco di potere che ruota attorno al Bilderberg Group (ovviamente, dopo aver comprato il libro…). Primariamente, bisogna spegnere la televisione. Il 52% degli americani sa notizie che apprende solo dai canali televisivi; esiste un’intera generazione che impara cosa pensare, come vestirsi, cosa mangiare, ecc, solo attraverso la tv. In secondo luogo, bisogna riscoprire la cultura classica, l’unica in grado di elevare la coscienza umana, e fornirci gli strumenti per opporci a questa gigantesca manipolazione orchestrata dall’elite di potere globale. Collegato a questo aspetto, bisogna dedicare maggior tempo alle giovani generazioni, per far sì che, essendo i soggetti più esposti, possano formare un’autocoscienza indipendente, e tornare a rappresentare la speranza per un futuro migliore. Anche da un punto di vista pratico, si può fare qualcosa. Qualora si decida di investire in azioni, bisogna scegliere aziende che agiscono per lo sviluppo umano, rifiutando le multinazionali che utilizzerebbero i nostri soldi per distruggerci.