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Rispunta lo scienziato iraniano sparito: «Voglio tornare subito in patria»

di Guido Olimpio - 13/07/2010


Secondo Teheran era stato rapito dagli americani

Sviluppo incredibile nel giallo dello scienziato nucleare iraniano Shahram Amiri scomparso un anno fa in Arabia Saudita. L’uomo si trova nell’ambasciata pachistana a Washington e chiede di poter tornare in Iran. In una dichiarazione diffusa dalla tv iraniana, Amiri ha sostenuto che gli americani volevano organizzare il suo rientro in patria in modo soft: «Hanno tentato di imbarcarmi su un aereo di un altro paese per farmi tornare in Iran ma non ci sono riusciti». Gli agenti, ha precisato l’emittente Press Tv, lo hanno allora portato alla sede diplomatica pachistana che ospita una sezione di interessi iraniana.

L’intrigo Amiri nasce nell’estate di un anno fa quando lo scienziato scompare durante un pellegrinaggio alla Mecca. Teheran denuncia il suo rapimento mentre voci non ufficiali sostengono che abbia raggiunto gli Usa dove avrebbe iniziato a raccontare importanti segreti. Indiscrezioni apparse sulla stampa statunitense confermavano questa tesi aggiungendo anche particolari interessanti. Compresa la storia che il presidente Obama avrebbe convinto Russia e Cina a votare nuove sanzioni contro l’Iran presentando dati forniti dal transfuga. In giugno, però, Amiri è riapparso con quattro video diffusi su Internet o dai media iraniani. Nel primo lo scienziato, parlando con una webcam, ha sostenuto di essere stato sequestrato da sauditi e americani. In un secondo, invece, diceva di trovarsi bene negli Usa e faceva accenni alla famiglia. Poi ancora un altro per raccontare che era riuscito a scappare dalle mani della Cia in Virginia. E, come contorno, circolavano ricostruzioni su pesanti minacce del regime contro i familiari di Amiri. Infine l’ultima mossa: alle 18.30 di lunedì arriva all’ambasciata pachistana a Washington. Secondo l'agenzia iraniana Fars, lo scienziato è stato «consegnato» dagli stessi americani. Una fonte dell'amministrazione Obama ha replicato che Amiri ha deciso di tornare in Iran «di sua volonta», a differenza dei tre cittadini Usa tra cui tre studenti in mano a Teheran.

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E’ evidente che gli americani non sono riusciti a manovrare quella che poteva essere una pedina importante ed hanno subito – in apparenza – un clamoroso rovescio. Risultato opposto per gli iraniani. Su cosa sia accaduto possiamo solo fare delle ipotesi. Primo. Amiri è stato davvero rapito e gli 007 non sono riusciti a gestirlo. Secondo. Amiri si è offerto agli Usa ma, come spesso accade ai transfughi, dopo un certo periodo si è sentito solo, con la famiglia lontana e minacciata. Quindi si è pentito. Di nuovo una cattiva gestione del personaggio. Terzo. Gli Stati Uniti lo volevano rimandare indietro, fingendo un pentimento o avvalorando la storia del sequestro, per continuare ad avere una fonte. Quarto. Ci sono motivi e moventi che non sono ancora trapelati, qualcosa legato alla guerra sotterranea che Iran e Usa stanno combattendo sul programma nucleare. Siamo sicuri, non mancheranno altre sorprese.