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Tariq Aziz: Stati Uniti e Gran Bretagna hanno distrutto l'Iraq per fare gli interessi di Israele

di Ornella Sangiovanni - 06/08/2010





Gli americani devono restare in Iraq, non andarsene adesso, condannando il Paese alla morte.

A parlare così è il più improbabile degli iracheni, Tariq Aziz, l'ex vice Primo Ministro di Saddam Hussein, che accusa il presidente americano Barack Obama di "lasciare l'Iraq ai lupi", con la sua insistenza nel voler ritirare le truppe da combattimento statunitensi di fronte al perdurare dell'instabilità e all'aumento della violenza nel Paese.

Nella prima intervista dopo la sua cattura, avvenuta poco dopo la caduta di Baghdad, nell'aprile 2003, Aziz, che fu il volto presentabile del regime ba'athista, accusa Stati Uniti e Gran Bretagna per quanto è successo all'Iraq – che adesso, dice, è in condizioni peggiori di prima dell'invasione guidata da questi due Paesi.

"Siamo tutti vittime dell'America e della Gran Bretagna": ex vice Primo Ministro iracheno parla al Guardian, che è riuscito a intervistarlo nella cella in cui è rinchiuso, in un carcere di Baghdad – ora che gli americani lo hanno consegnato alle autorità irachene, assieme ad altri detenuti eccellenti.

"Washington e Londra hanno ucciso il nostro Paese in molti modi", accusa Aziz. E dice: "Quando si commette un errore bisogna correggerlo, non lasciare l'Iraq alla sua morte".

Difende l'operato del regime ba'athista – e di Saddam in particolare, che "per 30 anni ha costruito l'Iraq, che adesso è distrutto".

La prova? "Ci sono più malati di prima, più gente affamata", dice Aziz al quotidiano britannico. "La gente non ha servizi. Ogni giorno vengono uccise decine di persone, se non centinaia".

E' duro con Obama: quando era stato eletto presidente avevo avuto fiducia "perché pensavo che avrebbe corretto alcuni degli errori di Bush".

Obama ipocrita

"Ma Obama è un ipocrita", accusa, "sta lasciando l'Iraq ai lupi".

Non vuole invece criticare Saddam – almeno per adesso. Per non essere tacciato di opportunismo, dice.

"Non parlerò contro Saddam finché non sarò un uomo libero. La saggezza è parte della libertà. Quando sarò libero e potrò scrivere la verità potrò parlare anche contro il mio migliore amico" – questo il suo ragionamento.

Per ora ha solo parole di elogio per l'ex presidente iracheno, giustiziato dalle autorità del "nuovo Iraq" nel dicembre 2006.

Saddam ha costruito l'Iraq


"Saddam ha costruito il Paese e servito il popolo", dice Aziz, aggiungendo di non poter accettare il giudizio dell'Occidente sull'ex rais, del quale parla come di "qualcuno per il quale ho un grande rispetto e affetto".

"Saddam non ha mentito, non ha modificato i fatti", insiste – la storia dimostrerà che era un uomo che ha servito il suo Paese.

E tutte le guerre?

"Le guerre sono guerre, e hanno delle ragioni", è la risposta.

E poi, prosegue Aziz, errori ne fanno tutti. "Forse Churchill non ha fatto errori? E [Gordon] Brown?"

Contrario all'invasione del Kuwait

Il cristiano caldeo che veniva ricevuto dal Papa sostiene di avere tentato di convincere Saddam a non invadere il Kuwait nell'agosto 1991, senza esserci riuscito.

"Ho dovuto appoggiare la decisione della maggioranza", dice. "Quando la decisione è stata presa, gli ho detto: questo porterà alla guerra con gli Stati Uniti, e fare guerra agli Stati Uniti non è nel nostro interesse".

Ma ormai era fatta. "Io ero ministro degli Esteri" – sottolinea Aziz – "e dovevo difendere il Paese, e fare tutto il possibile per difendere la nostra posizione".
Non ha rimpianti: "Sono stato dalla parte del giusto".

Poi sono arrivate le sanzioni: 13 lunghi anni di embargo imposto dalle Nazioni Unite all'Iraq, che hanno devastato il Paese.

Lui e Saddam - dice Aziz al giornale - riuscirono comunque a non far morire di fame gli iracheni, e a mantenere la stabilità.

"Ogni giorno, ogni uomo, donna, bambino ricevevano 2.000 calorie al giorno" – ricorda, parlando del sistema delle razioni governative - introdotto già nel settembre 1990 (un mese dopo l'imposizione delle sanzioni da parte dell'Onu), e poi integrato – a partire dal 1996 – dal cosiddetto "Oil for Food Programme", il programma umanitario sotto la supervisione delle Nazioni Unite.

E così si arriva al 2002, quando si fanno sempre più forti i venti di guerra sull'Iraq, accusato di possedere "armi di distruzione di massa".

Accusato soprattutto dagli Stati Uniti – dall'Amministrazione di George W. Bush.

Aziz racconta che allora cercò di convincere il mondo che queste armi l'Iraq non le aveva – che non c'era nessun programma segreto.

Era lui ad avere la supervisione della missione Onu di verifica sugli armamenti non convenzionali: gli "ispettori", come comunemente venivano chiamati.

Bush voleva la guerra

"Ho partecipato a centinaia di riunioni con loro in centinaia di siti", ricorda, "ma erano impegnati a dimostrare il falso", accusa, aggiungendo che "Bush stava andando in guerra a prescindere".

A prescindere cioè da ispettori e ispezioni.

Bush era deciso comunque a invadere l'Iraq (e a rovesciarne il regime) – adesso lo sappiamo.

Saddam, tuttavia, allora preferì tenere un atteggiamento ambiguo. Un deterrente verso l'Iran, disse poi l'ex rais iracheno all'FBI, dopo la sua cattura, avvenuta nel dicembre 2003.

Adesso il suo ex vice conferma. "In parte si trattava dell'Iran", dice al Guardian. "Ci avevano fatto guerra per otto anni, quindi avevamo il diritto di distoglierli".

E torna a elogiare Saddam: "Era un uomo fiero. Doveva difendere la dignità dell'Iraq. Doveva mostrare di non essere nel torto e di non essere debole".

L'Iran, il nemico.

L'Iran che adesso – sottolinea Aziz – "sta costruendo un programma di armamenti".
"Lo sanno tutti e nessuno sta facendo niente. Perché?"

E accusa Bush e Blair: "Hanno mentito intenzionalmente".

Perché? Per fare gli interessi di Israele – Aziz non ha dubbi. Due "filo-sionisti" che hanno voluto distruggere l'Iraq. E nemmeno per il bene dei loro Paesi.

L'intervista del Guardian