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E' tempo di ecologia del ripristino

di Gianfranco Bologna - 10/09/2010


Necessario condurre nuovamente l'ecosistema alla sua dinamica evolutiva storica

 

Proprio ieri, 9 settembre 2010, il grande programma internazionale TEEB, The Economics of Ecosystems and Biodiversity, diretto dall'economista indiano Pavan Sukhdev, ha reso noto il suo penultimo rapporto dal titolo "TEEB for Local and Regional Policy Makers", dedicato proprio a fare il punto sul ruolo dei decisori politici a livello locale in merito alla tutela e corretta gestione del valore straordinario della biodiversità. Ho avuto modo di illustrare più volte il TEEB ed i suoi rapporti nelle pagine di questa rubrica ed avremo modo di tornare ancora sul contenuto degli stessi, peraltro il documento finale sarà reso noto alla 10° Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica che avrà luogo a Nagoya in Giappone nel prossimo ottobre (vi ricordo comunque che potete scaricare tutti gli interessantissimi rapporti TEEB dal sito www.teebweb.org).

Questo rapporto destinato ai decisori politici locali assume un ruolo molto significativo ed importante, anche per l'Italia. Abbiamo infatti un'estrema necessità di far comprendere a tutti il valore e le buone pratiche di gestione della biodiversità. Il rapporto analizza molti casi di studio e sarà poi seguito da una pubblicazione, nel 2011 da parte della nota casa editrice Earthscan, di un volume destinato a contribuire alla formazione dei gestori delle risorse naturali.

In questo 2010, anno internazionale della biodiversità, sembra comunque essersi verificata una maggiore sensibilizzazione sull'importanza e sul valore che la ricchezza della vita sulla Terra rappresenta per il nostro benessere e le nostre economie, oltre a costituire un importantissimo valore intrinseco dell'evoluzione della vita sul nostro pianeta che ha, in ogni caso, il diritto di essere rispettata e tutelata.

Contemporaneamente però tutti i più recenti assessment che hanno fatto il punto sulla situazione della biodiversità, compreso l'ultimo "Global Biodiversity Outlook 3" prodotto dalla Convenzione sulla Diversità Biologica e del quale abbiamo già parlato in queste pagine, ci documentano il costante declino della biodiversità.

Le azioni in sua difesa che saranno messe a punto, in una strategia complessiva, durante la 10° Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica  (vedasi il sito della Convenzione www.cbd.int), dovranno certamente focalizzarsi ancor di più sull'incremento delle aree protette, la loro rappresentatività dei diversi ecosistemi terrestri e marini, e la loro efficacia di gestione ma, considerato il progressivo e continuo livello di deterioramento, è necessario contestualmente agire anche per effettuare quelle operazioni di restauro ecologico, difficili da gestire, 

La Restoration Ecology che potremmo definire l'ecologia del ripristino, l'ecologia del restauro, costituisce un'altra disciplina significativa nell'ambito della scienza della sostenibilità.

Come abbiamo sempre constatato nelle pagine di questa rubrica, l'intervento della specie umana sui sistemi naturali ha ormai raggiunto livelli così elevati di distruzione, trasformazione, modificazione che, in base alle nostre conoscenze, possiamo affermare che nulla di simile si è precedentemente verificato in tutta la storia della vita sulla Terra.

Abbiamo altresì visto che l'obiettivo fondamentale e prioritario che dovrebbe permeare oggi ogni nostra azione riguarda il mantenimento della vitalità dei sistemi naturali per conservare le loro capacità evolutive e le loro dinamiche e consentire quindi una sana coevoluzione tra sistemi naturali e sistemi sociali.

L'intera scienza della sostenibilità ci indica l'importanza di questa strada prioritaria ma, come abbiamo potuto vedere, gli effetti dell'intervento umano hanno prodotto e continuano a produrre significativi stravolgimenti degli ambienti naturali per cui è altresì necessario procedere ad azioni di ripristino e restauro delle funzioni, dei processi e delle dinamiche dei sistemi naturali.

In fondo una ampia parte delle azioni proattive di ciò che abbiamo considerato, vanno nella direzione di ripristinare negli ambienti, nel paesaggio, tra le specie viventi (ad esempio con le operazioni di reintroduzione), i connotati e la funzionalità naturali, perduti a causa dell'intervento umano.

L'ecologia del ripristino si pone quindi come una disciplina che mira ad avviare azioni intenzionali che consentano di avviare o accelerare il recupero di un ecosistema rispetto alla sua salute, alla sua integrità ed alla sua sostenibilità (vedasi il documento della Society for Ecological Restoration International, intitolato "The SER International Primer on Ecological Restoration" e vedasi il sito della stessa società dal quale è ricavabile il documento citato http://www.ser.org).

Frequentemente, infatti, gli ecosistemi che necessitano di essere ripristinati sono stati degradati, danneggiati, trasformati o interamente distrutti come risultato diretto o indiretto dell'intervento umano.

Le azioni di ripristino mirano a condurre nuovamente l'ecosistema alla sua dinamica evolutiva storica (la Society for Ecological Restoration la definisce "traiettoria"). La conoscenza delle  condizioni storiche possono costituire un ideale punto di partenza per progettare un ripristino. E' comunque del tutto evidente che, in molti casi,  gli ecosistemi non potranno più riprendere i loro stati precedenti gli interventi distruttivi e pertanto la loro situazione può essere tale per cui a seguito di ciò che hanno subito si stanno ora sviluppando lungo traiettorie alterate. In molti casi la traiettoria della dinamica storica di alcuni ecosistemi che hanno subito impatti significativi può essere veramente difficile o impossibile da determinare con precisione.

Per riuscire a comprendere la direzione generale ed i confini di queste traiettorie precedenti è necessario ottenere informazioni corrette circa la struttura, la composizione e la funzionalità  preesistente degli ecosistemi danneggiati, studiare gli ecosistemi comparabili più o meno intatti, raccogliere le informazioni sulle condizioni ambientali dell'area in cui insistono gli ecosistemi da ripristinare, analizzare tutte le altre informazioni disponibili di carattere ecologico, culturale e storico.

Alcuni ecologi come John Cairns jr. e W. R. Jordan che hanno studiato da decenni i problemi del recupero e del ripristino degli ecosistemi danneggiati, hanno pubblicato i primi testi di quella che oggi viene appunto definita ecologia del ripristino (vedasi Cairns J. Jr., Dickson K.L. e Herricks E.E., 1977 - Recovery and Restoration in Damaged Ecosystems -University Press of Virginia; Jordan W.R., Gilpin M. E.. e Aber J. D., 1987 - Restoration Ecology - Cambridge University Press)

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Il grande ecologo Aldo Leopold (1887 - 1948) aveva avviato nel 1932 una pionieristica azione di ripristino degli ambienti di praterie all' Arboretum dell'Università del Wisconsin ed oggi l'ecologia del ripristino è oggetto di approfonditi studi e ricerche e di numerose concrete applicazioni operative. Proprio la Society for Restoration Ecology International ha attivato un sito che fa il punto di tutte le esperienze in merito di ripristino ecologico, con il progetto del Global Restoration Network (vedasi www.globalrestorationnetwork.org) ed ha avviato la pubblicazione di una serie interessantissima di volumi sulla restoration ecology con la casa editrice Island Press (vedasi la lista dei volumi disponibili su www.islandpress.org/ser/index.html) .

La nostra speranza è che gli sforzi congiunti delle azioni di efficace tutela accoppiati con quelli di restauro e ripristino, consentano veramente di vincere la sfida di salvaguardare la biodiversità del nostro pianeta, base della nostra stessa sopravvivenza.