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Io diffido

di Gianni Petrosillo - 16/11/2010

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Dopo gli elenchi delle storture italiane declamati da Fabio Fazio e dai suoi amici nella trasmissione “Vieni via con me”, andata in onda ieri  sera su Raitre, anch’io vorrei presentare il mio florilegio di doglianze, cercando di non ripetere i luoghi comuni (o almeno non proprio gli stessi) con cui questa presunta intellighenzia di sinistra s’innalza costantemente sopra il marciume nazionale che, in ogni caso, sarebbe da attribuire alle bassezze della parte politica concorrente. Ma io sono molto più sospettoso sul senso e sullo scopo di tali operazioni mediatiche e per questo diffido di tutto quello che costoro hanno affermato passandosi la parola come profeti consumati e dando lezioncine di etica trasognante ad ogni  telespettatore.
Diffido, in generale, di ogni rete televisiva, pubblica e commerciale, diffido dell’informazione a mezzo etere e a mezzo stampa, diffido dei programmi di approfondimento e dei telegiornali, diffido dei giornalisti fintamente liberi e di quelli palesemente servili, diffido di tutto ciò perché ognuno tira l’acqua al suo mulino ideologico, ingrandendo le beghe altrui ed occultando o sminuendo quelle proprie, oltre ogni realtà ed ogni pudore.
Diffido dei presentatori politicamente corretti come Fazio e di quelli presuntamente indipendenti come Floris, diffido dei lacchè patentati come Fede e di quelli morigerati e chiesastici come Vespa. Diffido dei loro amici comici che non fanno più ridere e la buttano politica, dei loro affini cantautori che hanno smarrito la vena artistica e se la suonano e se la cantano in politica, dei loro compagni attori che i teatri non li riempiono e i film non li vendono ma si mettono ugualmente a recitare di politica. Diffido però, specialmente, dei politici, sempre sodali irrinunciabili di questi presentatori, comici e cantautori illuminati ed engagés, che per non saper fare politica s’improvvisano menestrelli, showman e artisti.
Diffido dei moralisti, dei perbenisti, degli oracoli, dei saggi, dei misurati, degli infervorati, degli apocalittici, degli umanisti, dei comunitaristi, dei solidaristi, di quelli che dispensano amore per il prossimo a cazzo, nonché degli utopisti, dei sognatori, degli affabulatori sociali e di tutti coloro che blaterano su come dovrebbe andare il mondo e su come si dovrebbe stare su questa terra senza mai dare il buon esempio agli altri, né tentare di cambiare concretamente le cose.
Diffido degli scrittori che pubblicano un buon libro contro la mafia ma poi si buttano sul filone come se non esistesse altro, anche a costo di diventare patetici e di squalificare il loro precedente lavoro; diffido di quegli autori ipermoderni o postmoderni, sempre così culturalmente raffinati, che ogni volta che sposano una moda filosofica, letteraria, storica ecc. ecc. lo fanno, non per narcisismo conclamato (e ci mancherebbe!), ma per amore della Verità e del Sapere; diffido dei letterati che pubblicano con la Mondadori e dopo, ma solo dopo aver incassato gli assegni, si fanno prendere dai sensi di colpa.
Diffido di chi parla del tradimento di principi  e virtù solo perché l’esistente non aderisce ai suoi valori di riferimento, diffido di chi si mette dalla parte dei più deboli ed ha un conto in banca a più zeri, diffido di chi decanta libertà e uguaglianza ma poi venderebbe pure la madre, per essere più libero e più uguale degli altri. Diffido di chi si mette dalla parte della giustizia e poi grida alla persecuzione se un giudice gli fa recapitare un avviso di garanzia. Diffido dei magistrati, della legge, della legalità  e di chi cerca il consenso elettorale basandosi su questi elementi nonostante abbia alle spalle un passato tutt’altro che trasparente. Diffido della politica, dei partiti e delle loro correnti, dei leader carismatici, dei ministri, dei sottosegretari, dei deputati e dei senatori e non perchè son tutti fatti della stessa pasta ma proprio in quanto, pur tentando di differenziarsi, riescono sempre a fare gli stessi danni. Diffido della borsa, delle banche, dei crediti cooperativi, dei banchieri, dei finanzieri, dei brokers, dei consulenti, dei piazzisti, ma, particolarmente, diffido di chi specula più dei primi nascondendosi dietro la cosiddetta finanza etica o il commercio equo e solidale. Diffido delle no profit, degli istituti benefici, delle società filantropiche e di chiunque altro dice di fare qualcosa per il prossimo a titolo gratuito perché ciò che ne ricava non è direttamente monetario. Diffido di chi pensa che il profitto sia la misura di ogni cosa ma anche di chi dice di non essersi mai fatto corrompere dal denaro. Diffido degli animalisti, degli ambientalisti, dei naturisti, dei venditori di cibi biologici e degli slow food. Diffido di loro perché non li si può mai criticare senza essere sommersi dallo sdegno sociale, senza passare per rozzi, reazionari, insensibili, antiumanitari. Allora diffido lo stesso, impipandomene delle accuse dei conformisti radicalchic, degli omosessuali che fanno baldoria senza pudore, delle coppie gay che vogliono sposarsi in chiesa, degli eterosessuali che sventolano il loro pene ai quattro venti, delle femministe e dei maschilisti, dei satiristi, di chi fa astinenza, dei sessuologi e delle escort, insomma, diffido ininterrottamente e comunque di chi deve per forza distinguersi senza averne un motivo valido. Per concludere, diffido di tutti coloro che in nome della collettività, del popolo, dello Stato, della Patria  svendono questo Paese al primo offerente per preservarsi come elite, come casta, come corporazione, come gruppo privilegiato. L’elenco potrebbe continuare ma ci siamo capiti!