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Il massacro del 22 Luglio: Norvegia e Israele

di María José Lera e Ricardo García Pérez - 27/07/2011

Fonte: europeanphoenix

 

 

 

 

 Il massacro commesso il 22 Luglio in Norvegia si è sviluppato in un contesto verso il quale merita la pena prestare attenzione. Ci sono stati due attentati, uno contro la sede del governo e un altro nell’isola di Utoya, con una differenza di due ore tra i due. Nell’isola di Utoya si celebrava un campo-riunione della Lega Giovanile dei Lavoratori del Partito Laburista (Arbeidaranes Ungdomsfylking, AUF secondo le sue sigle norvegesi) il cui rappresentante, Eskil Pedersen, è uno dei difensori più importanti del boicottaggio di Israele in Europa, e con posizioni di grande importanza.


Boicottare Israele

L’implicazione della Norvegia nel boicottaggio di Israele è fondamentale. Il boicottaggio universitario venne guidato da una delle istituzioni accademiche più importanti della Norvegia, l’Università di Bergen, che ha l’intenzione di imporre un boicottaggio accademico contro Israele per un comportamento che qualifica simile a quello dell’apartheid (YNET, 24 gennaio 2010); la accompagnò il rettorato dell’Università di Trondheim, dove venne si discusse e votò se unirsi o meno al boicottaggio accademico contro Israele.

Soltanto alcuni mesi fa, in aprile, questo boicottaggio universitario diede i suoi frutti e lo stesso Alan M. Dershowitz si trovava in Norvegia e si offrì di impartire conferenze su Israele nelle tre università più importanti, sebbene tutte rifiutarono la sua offerta, nonostante fossero stati invece invitati lì Ilan Pappé o Stephen Walt. Il reclamo di Desrhowitz contro il «boicottaggio della Norvegia degli oratori pro-israeliani» si può trovare nel seguente collegamento: http://soysionista.blogspot. com/2011/04/el-boicot-de- noruega-los-oradores-pro.html.

Il Ministro degli Affari Esteri del Norvegia, Jonas Gahr Støre, disse quanto segue il giorno precedente il massacro: “L’occupazione deve terminare, il muro deve essere demolito e bisogna pretenderlo ora»… e lo fece nello stesso campo dove è avvenuta la strage (fonte: http://tinyurl.com/3zhsj4w).

Nella foto: La AUF chiede di boicottare Israele. Jonas Gahr Store, Ministro degli Affari Esteri della Norvegia, è stato ricevuto giovedì nel campo estivo della AUF che si teneva a Utoya, dove ha affermato che la Norvegia vuole riconoscere lo Stato palestinese. 

 
Mercoledì scorso Eskil Pedersen ha affermato che la Lega Giovanile dei Lavoratori (AUF) vuole che la Norvegia imponga un embargo economico unilaterale a Israele.

La Lega Giovanile dei Lavoratori avrà una politica più attiva nel Vicino Oriente e dobbiamo riconoscere la Palestina. ‘Il denaro solo è denaro”, ora dobbiamo spingere il processo di pace verso un’altra strada”, ha dichiarato Pedersen. Le azioni di BDS (boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni) sono state appoggiate nel gennaio del 2006 dal Ministro dell’Economia (http://www.elreloj.com/ article.php?id=16385) e sono state rese effettive nel ritiro di investimenti. Concretamente, il 23 di agosto del 2010 la Norvegia comunicò che il Fondo Petrolifero Norvegese (Norway Oil Fund) ritirava i suoi investimenti dalla compagnia costruttrice internazionale Danya Cebus, che appartiene al fondo di investimenti Africa-Israele.

 Nelle parole del Ministro dell’Economia: “Il Consiglio di Etica enfatizza che la costruzione di colonie nei territori occupati costituisce una violazione della Convenzione di Ginevra relativa alla Protezione di Civili in Tempo di Guerra”. “Varie risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e pareri del Tribunale Internazionale di Giustizia hanno concluso che la costruzione di insediamenti israeliani nei territori occupati palestinesi è proibita da questa Convenzione”, affermò il Ministro dell’Economia Sigbjoern Johnsen in una dichiarazione». (http://www.nocturnar.com/ forum/economia/427216-fondo- noruego-retira-inversiones-de- companias-israelies.html)

 Il ritiro di investimenti è inoltre stato esteso al commercio di armi, e nel settembre del 2009 venne cancellato l’investimento nell’Elbit, impresa di armamenti israeliana (http://www.haaretz.com/news/israel-summons-norway-envoy-to-protest-divestment-from-arms-firm-1.8535). E non solo è stata vietata la vendita di armi a Israele, ma nel giugno del 2010 il Ministro dell’Educazione norvegese fece un invito internazionale affinché questa posizione di boicottaggio delle imprese di armamenti israeliane fosse condivisa dal resto della comunità internazionale (http://www.swedishwire.com/ nordic/4809-norway-calls-for- boycott-on-arms-to-israel), di fronte all’assassinio da parte di Israele di nove attivisti turchi nell’attacco alla Flottiglia.

Il boicottaggio norvegese è appoggiato massicciamente dalla popolazione e, secondo fonti israeliane, nell’anno 2010 il 40% dei norvegesi dichiarava di non acquistare prodotti israeliani (http://www.ynetnews.com/ articles/0.7340.L-3898052.00. html)

 

 

Appoggio al popolo palestinese

 Se la Norvegia si è messa in evidenza nel boicottaggio di Israele, lo ha fatto anche nel dichiarare e riconoscere lo Stato palestinese. Il 19 Luglio scorso il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmud Abbas ha visitato la Norvegia e il Ministro degli Affari Esteri norvegese, Jonas Gahr Støre, ha dichiarato al notiziario di TV2 che la Norvegia è disposta a riconoscere lo Stato palestinese. Queste parole sono le stesse che ha poi ripetuto durante il discorso di Utoya: “Siamo disposti a riconoscere lo Stato palestinese. Sono in attesa del testo concreto della risoluzione che i palestinesi presenteranno davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel mese di Settembre” (fonte: http://english.ruvr.ru/2011/ 07/19/53408557.html).

In autunno si attende che il presidente palestinese Mahmud Abbas esponga la questione davanti alle Nazioni Unite, dove chiederà l’ingresso nell’organizzazione ed il riconoscimento dello Stato palestinese secondo le frontiere precedenti la guerra del 1967 e con capitale a Gerusalemme Est. Né gli Stati Uniti né l’Europa hanno appoggiato la creazione di uno Stato palestinese indipendente.

L’ex Ministro degli Affari Esteri, Kare Willoch, ha inoltre ricevuto recentemente un passaporto palestinese ed ha espresso il suo appoggio ai palestinesi ed alla loro situazione: “Mi sono reso conto dell’ingiustizia particolarmente grave alla quale è sottoposto il popolo palestinese e che realmente tutto il mondo occidentale ha responsabilità in ciò” (fonte: http://theforeigner.no/pages/ news/abbas-to-meet-norwegian- foreign-minister/).


Reazioni di Israele

Israele non ignora queste azioni. Di fatto, il 15 di Novembre del 2010 la stampa israeliana pubblicò che la “Norvegia incita all’odio contro di noi” (fonte: ynetnews.com), dando luogo ad un grave conflitto diplomatico. Israele accusò il governo norvegese di finanziare e fomentare l’istigazione spudorata contro Israele. In questo caso la protesta era per il finanziamento e la partecipazione della Norvegia nella diffusione di opere che informavano sulla sofferenza infantile a Gaza. Questo era il testo completo della notizia:

Secondo le informazioni ricevute dal Ministero degli Affari Esteri a Gerusalemme, il municipio di Trondheim finanzia un viaggio a New York per gli studenti che partecipano nell’opera “Monologhi di Gaza” ‘che tratta della sofferenza dei bambini di Gaza come conseguenza dell’occupazione israeliana’”.

L’opera, scritta da un palestinese di Gaza, sarà presentata nella sede delle Nazioni Unite. L’iniziativa si aggiunge ad una esposizione di un artista norvegese esibita a Damasco, Beirut e Amman con la collaborazione delle ambasciate della Norvegia in Siria, Libano e Giordania.

L’esposizione mostra bambini palestinesi morti insieme a caschi dell’Esercito di Israele che ricordano i caschi dei soldati nazisti e una bandiera israeliana intrisa di sangue.

I norvegesi inoltre hanno contribuito a distribuire nei festival del cinema di tutto il mondo un documento intitolato “Tears of Gaza” («Lacrime di Gaza»). Secondo il Ministero degli Affari Esteri [israeliano], la pellicola tratta della sofferenza dei bambini di Gaza senza menzionare Hamas, i razzi sparati su Israele e il diritto di quest’ultimo a difendersi.

Nella pellicola appaiono abitanti di Gaza cantando Itbah al-Yahud, ma la traduzione norvegese dice “uccidere agli israeliani” invece di “uccidere i giudei”.  

E’ inoltre stato pubblicato recentemente un libro scritto da due medici norvegesi che furono gli unici stranieri a Gaza a concedere interviste durante l’Operazione Piombo Fuso. Il libro, che accusa i soldati dell’Esercito di Israele di uccidere deliberatamente a donne e bambini, è un successo di vendite in Norvegia ed è stato calorosamente raccomandato niente di meno che dal ministro norvegese degli Affari Esteri Jonas Gahr Støre.

L’ambasciata israeliana in Norvegia ha protestato energicamente contro l’implicazione delle autorità nella demonizzazione di Israele. “La politica ufficiale e manifesta della Norvegia parla di comprensione e riconciliazione – ha detto domenica notte un’autorità israeliana – ma dalla guerra di Gaza, la Norvegia è diventata una superpotenza per quel che concerne l’esportare materiale multimediale orientate a delegittimare Israele mentre utilizza il denaro dei contribuenti norvegesi a produrre e diffondere questo materiale”.

Daniel Avalon, vice-ministro degli Affari Esteri, ha dichiarato in una riunione con membri del parlamento norvegese che “questo tipo di attività allontana le possibilità di riconciliazione e favorisce una radicalizzazione della posizione palestinese che gli impedisce di negoziare”. I norvegesi hanno risposto alle critiche israeliane dicendo che il governo appoggia la libertà di espressione e che non interverrà per alterare il contenuto di opere d’arte. (Fonte: http://www.ynetnews.com/ articles/0,7340,L-3984621,00. html ).

La stampa israeliana ha pubblicato più articoli evidenziando che le relazioni tra i due Stati non vivono il loro migliore momento. C’è da aggiungere che la Norvegia ha sempre mantenuto colloqui con Hamas dalla fondazione di un governo di unità nel 2007, distanziandosi così dalla posizione statunitense ed europea (http://www.norway.org.ps/ News_and_events/Press_Release/ Facts_about_Norway%E2%80%99s_ position_with_regard_to_Hamas/ ) e molestando profondamente Israele, come c’era da attendersi (http://news.bbc.co.uk/2/hi/ 6470669.stm).

Le cattive relazioni hanno raggiunto un apice con le dichiarazioni dello stesso Presidente di Israele, Shimon Peres, che nel maggio del 2011 ha affermato che dialogare con Hamas equivale ad appoggiare questa “organizzazione terrorista”, al quale Jonas Gahr Støre -Ministro degli Affari Esteri norvegese- rispose: “condanniamo le organizzazioni che sono implicate nel terrorismo, ma la Norvegia considera l’avere alcune liste nelle quali includere ad un’organizzazione per qualificarla come terrorista non serve ai nostri obiettivi” (http://www.newsinenglish.no/ 2011/05/06/peres-criticizes- norway-on-hamas/).

Curiosamente, il “terrorista” norvegese accusato di questo massacro, Anders Behring Breivik, è stato segnalato come titolare di un blog chiamato «Fjordman» ed i suoi messaggi appaiono da tempo con collegamenti in “Jihad Watch” e “Gates of Vienna” (http://www. wakeupfromyourslumber.com/ blog/joeblow/zionists-admit- breivik-fjordman-breivik- rightist-mass-murderer-atlas- shrugged-contribut). Se fosse così, il blog di Fjordman mostra che Breivic è un estremista neocon che odia gli immigrati e specialmente i musulmani e, oltre ad essere pro-israeliano; cfr. il blog “perché la lotta di Israele è anche la nostra lotta” (http://vladtepesblog.com/?p= 21434).

Potrebbe essere che, alla fine, i tentacoli dello Stato di Israele non siano tanto lontani da questa strage; alla fine non sarebbe stata la prima che commette né, purtroppo, sarà l’ultima. La Lega Giovanile dei Lavoratori Norvegese (AUF), il Ministro degli Affari Esteri norvegese e il suo governo al completo hanno ricevuto un tremendo colpo. Chi si è schierato nel rifiuto della politica genocida di Israele verso il popolo palestinese è ovviamente chi più soffre, precedentemente avvertiti da Israele del loro “grande coraggio”…qualcosa che nel linguaggio israeliano significa che ne pagheranno le conseguenze.

 
*María José Lera è professoressa presso l’Università di Siviglia e Ricardo García Pérez è traduttore. 

da Rebelión

Traduzione: Europeanphoenix.com