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L’insostenibile solitudine dell’Homo Interneticus

di Pasquale Rotunno - 15/03/2012



      
 
Il rapporto tra l’uomo e la macchina resta irrisolto dai tempi di Frankenstein. Oggi però la tecnologia fa meno paura. Qualcuno sostiene persino che in futuro gli umani si innamoreranno dei robot. Difficile a credersi. Ma di certo il confine tra naturale e artificiale è meno chiaro. Qualche distinzione andrebbe fatta: tra la tecnologia che libera le capacità dell’umanità e quella che le limita. È la preoccupazione del saggista e critico culturale americano Lee Siegel. In un polemico libro “contro le macchine”, come recita il titolo originale, egli prende di mira Internet e ancor più gli acritici entusiasti della Rete. Con una prefazione del giornalista esperto di multimedialità Luca De Biase, esce ora la traduzione italiana del testo di Siegel: “Homo Interneticus. Restare umani nell’era dell’ossessione digitale” (Edizioni Piano B).
La logica funzionale delle macchine, dichiara Siegel, prevale sulla volontà dei singoli utenti. Porsi il problema aiuta a difendere la dimensione umana. Sotto accusa è in particolare Internet. Perché distruggerebbe alcuni confini essenziali all’equilibrio psicosociale dell’individuo. E anche le regole del vivere civile sino ad ora considerate inviolabili. Ai tecnoentusiasti, l’autore contesta la cecità verso la mercificazione delle interazioni digitali e l’impoverimento della conoscenza.
Il caso Amina Araff, sedicente ragazza gay di Damasco, frutto della fantasia di un blogger è emblematico. Non ci si può fidare dei blog quando si discute di questioni serie. Le storie false abbondano in Rete. La diffusione degli strumenti digitali mette in crisi l’autenticità dell’esperienza umana. Siegel invoca più distacco per comprendere meglio le implicazioni concrete della Rete. E per digerire culturalmente la grande novità portata da Internet. De Biase intravede in queste tesi “il sintomo di un disorientamento generalizzato” che una parte della società prova di fronte alla sconvolgente quantità di novità che si vanno realizzando. Davvero difficili da metabolizzare. Le possibilità della Rete sono immense. Internet offre di tutto. “Ciascuno ha la responsabilità di scegliere il meglio. Anziché il peggio”, avverte De Biase. Ebbene, Siegel volge uno sguardo ben più disincantato sulle potenzialità democratiche del mondo digitale.
“La retorica della libertà, della democrazia, della scelta e dell’accessibilità ha nascosto l’avidità e l’egoismo dietro ciò che gran parte del web è oggi diventato”, scrive Siegel. La trasmissione della conoscenza non ha niente a che vedere con la rapida diffusione di informazioni disponibili online. La natura sociale e psicologica della Rete è la risposta a un secolo di cambiamenti sociali e psicologici. L’individuo si è gradualmente elevato sopra la società: “Realizzare i nostri desideri è diventato più importante che valutare le nostre relazioni con altre persone”.
Nessuno ha posto le domande scomode sul ruolo di Internet. Al contrario abbondano i tecnoentusiasti. Chi non si unisce al coro passa per antiquato e reazionario: “Critica internet e sarai accusato di criticare la democrazia”. La trionfale retorica che circonda la Rete l’ha resa impenetrabile a ogni contestazione. Eppure, “la tecnologia è un catalizzatore che dà vita ad alcune caratteristiche dell’uomo mentre ne sopprime altre”. Tutte le tecnologie di massa hanno provocato animate discussioni sul tipo di valori che incoraggiano e inculcano. Polemiche e dibattiti infiniti hanno riguardato la qualità di radio, televisione, cinema. Anche Internet deve suscitare seri interrogativi. Per cominciare, quali interessi nasconde Internet? Quali valori lo determinano? Che tipo di persone lo dominano? Quanto sta influenzando la cultura e la vita sociale? E in che modo la cultura sta influenzando Internet? Qual è il costo psicologico, emotivo e sociale della nostra solitudine high-tech? Davvero è dato potere alle nuove voci? O in realtà si coprono le voci dissenzienti nel nome della libertà di espressione? La democrazia è rispettata? O i suoi valori sono stati falsati dall’abuso di principi democratici?
Anziché provare a rispondere a tali questioni, si è assistito a una battaglia campale fra gli apostoli dell’innovazione e i luddisti. Nessuno, a giudizio di Siegel, coglie ciò che è realmente in gioco.
Dobbiamo lasciare che Internet ci influenzi per le sue necessità? O mettere questa tecnologia al servizio delle nostre esigenze? Dobbiamo continuare a piegarci alla forza con cui i grandi interessi commerciali ci stanno imponendo la Rete?
Internet ha cambiato la nostra vita quotidiana. Come ogni grande tecnologia, “è una benedizione e una disgrazia”. Possiamo avere tantissimi “contatti” online; al tempo stesso “sempre più individui sono capaci di vivere in un confortante e completo isolamento, come mai prima d’ora era successo”. Assistiamo alla trasformazione più radicale della vita pubblica e privata nella storia del genere umano. Certo, anche la macchina da stampa fu una rivoluzione. Ma impiegò circa trecento anni prima di diffondersi dai chiostri alla vita di tutti i giorni. Telefono e televisione hanno impiegato decenni per imporsi. Invece la Rete ha cambiato radicalmente in pochissimi anni quasi ogni livello dell’esperienza umana. Perché non giudicare con più onestà ciò che sta accadendo, cercando di valutarne i vantaggi e gli svantaggi?
Non si tratta di opporsi al futuro. Bensì di esercitare “un sano scetticismo che abbracci la tecnologia pur interrogandosi su alcuni suoi aspetti più controversi”. Anzitutto, l’erosione del confine tra realtà e menzogna e la commercializzazione di idee ed emozioni.
I sostenitori di Internet ritengono di essere i campioni di una nuova era di “demassificazione”. Siegel intravede solo “una forma più potente di omologazione”. Ciò che Internet spaccia per connettività è in realtà l’esatto contrario. Pubblico e privato si fondono completamente. Le persone “su Youtube e nei social network, sui siti d’incontro e nella blogosfera infiocchettano la loro privacy e la mettono in mostra per il pubblico consumo”. La spasmodica ricerca della popolarità in Rete, a prescindere da qualsiasi valore o qualità, “inculca in ognuno un’intolleranza impulsiva verso tutto e tutti”.
Nel web 2.0 la retorica della democrazia, della libertà e dell’accessibilità è spesso la copertura per una retorica antidemocratica e coercitiva. Le aspirazioni commerciali si mascherano da valori umanistici. E la tecnologia torna indietro: “Dall’intrattenimento disinteressato dell’arte alta e popolare al gretto e avido interesse personale”.
C’è un ostacolo all’aspirazione di Internet di rendere accessibile a tutti quelli che hanno un modem ogni aspetto della vita sociale: la competenza. Perciò i tecnoentusiasti puntano sulla creatività e l’autoespressione. Chiunque può improvvisarsi nel ruolo che preferisce. In nome della libera espressione. Questo “grossolano egualitarismo permette, in nome della democrazia, alla volontà di affermazione più forte di schiacciare il talento più genuino”. Così, ad esempio, l’innovazione sostanziale di Wikipedia “è quella di permettere le più soggettive interpretazioni personali della vita privata di un personaggio proprio accanto agli avvenimenti pubblici verificabili”. È la prima enciclopedia a includere il gossip nei suoi articoli. Un gossip, in più casi, pericolosamente vicino alla diffamazione.
Tra i meriti di Internet vi è la possibilità di avere con rapidità un enorme numero di informazioni. Ebbene, per Siegel, “è stata confusa l’informazione con la conoscenza”. Si possono avere un sacco di informazioni su qualcosa; senza riuscire a capire nulla. Un eccesso di informazione può persino danneggiare la conoscenza. Perché inonda la mente di dati inutili o privi di senso. Internet non ha il minimo interesse per la conoscenza in sé. Tuttavia dà valore all’informazione; perché, al contrario della conoscenza, ha un valore di scambio sul mercato. È il distacco critico la vera garanzia di una società libera. Non i diversivi o le distrazioni dell’informazione. Viviamo invece in una cultura partecipativa, in cui piacere agli altri sembra la cosa più importante. Non vi è traccia di un sano spirito scettico volto al contraddittorio. Sono settanta milioni i blog esistenti e crescono al ritmo di oltre quarantamila ogni giorno. La mancanza di una base etica e istituzionale nelle notizie divulgate da un singolo blogger trasforma le dicerie in fatti. Del resto, poche persone hanno qualcosa di originale da dire. Qualsiasi critica alla blogosfera è considerata antidemocratica ed elitista. I politici demagoghi si appellano al desiderio e all’emozione piuttosto che alla ragione. In modo tristemente analogo, si profila l’era del “giornalismo demagogico”.
“La fase suprema del capitalismo è il pubblico dispiegarsi della psiche individuale e privata”, conclude Siegel parafrasando Lenin. L’individuo impara a vendere la sua privacy come una performance pubblica. Al tempo stesso la ricerca di gratificazioni immediate trasforma l’individuo in un “consumatore ideale”. I naviganti sono avvertiti.