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Sviluppi impensabili del “pluralismo religioso”: la ‘libertà di blasfemia’

di Enrico Galoppini - 10/05/2013

Fonte: Europeanphoenix



Il Cardinale Scola, molto impegnato nel “dialogo interreligioso”, secondo quando riferisce l’Ansa ha recentemente sottolineato la necessità di abolire quelle leggi che, in alcuni Stati, puniscono penalmente la blasfemia.

Confesso che ho riletto tre volte la breve agenzia prima di capire bene il senso del discorso dell’alto prelato, se – ribadisco – è stato riportato fedelmente.

Che cosa è infatti la “blasfemia”? Si tratta in sostanza, anche dal punto di vista etimologico, della “bestemmia”, cioè dell’ingiuria, dell’oltraggio e del vituperio nei confronti della religione, d’Iddio e di tutto ciò che concerne il divino.

Intendiamoci, non vogliamo credere nemmeno per scherzo che un uomo di Chiesa approvi le bestemmie, ma stupisce che l’abolizione delle suddette leggi sia messa in rapporto con l’incoraggiamento del “pluralismo religioso” e della “apertura a tutte le confessioni religiose”.

Ma un’anima sinceramente religiosa può davvero godere del dileggio e della mancanza di rispetto per quanto vi è di più sacro per milioni di seguaci di una fede diversa dalla sua? Quale vantaggio apporterebbe, mi chiedo, per una qualsiasi nuova religione ammessa e con cui uno Stato stipulasse un’intesa, una “libertà di pensiero” all’insegna della blasfemia?

Nessuno, con tutta evidenza. Anzi, la ‘liberalizzazione dell’osceno’ qual è osservabile qui da noi, nel mondo cosiddetto “laicizzato”, o meglio “sconsacrato” o “desacralizzato”, danneggerebbe tutte le religioni e, soprattutto, comporterebbe un generale degrado dell’intera popolazione.

Qui però, per capire la questione, bisogna avere una certa sensibilità, e se non la si ha non la si può andare a comprare al supermercato o impararla su un manuale. Se ci si è incaponiti sull’odio verso Dio e la religione, e si trova piacere nella blasfemia che si esplica in affermazioni, comportamenti, scritti ed altre opere dell’ingegno (si pensi a buona parte della cinematografia o della letteratura moderne), tutto ciò darà solo l’impressione di una “liberazione”, in linea con tutto il resto in un’epoca in cui l’uomo pare avere come unico obiettivo la massimizzazione del proprio ego.

Ma se uno anche minimamente ha realizzato che qua siamo solo di passaggio e che prima o poi dovremo rendere conto di come abbiamo utilizzato quest’opportunità di fronte ad un Supremo Giudice, intuisce che sbracarsi nel turpiloquio o comunque diffondere nella società tutto ciò che infanga Iddio e la religione non potrà che peggiorare ulteriormente una situazione, individuale e collettiva, già abbastanza dura da sopportare.

Il perché è presto detto: tramite la blasfemia l’uomo si degrada e fa letteralmente torto a se stesso. Imprecando contro il proprio Creatore – che invece andrebbe ringraziato dalla mattina alla sera – e scatenandosi in ogni modo per (illusoriamente) nuocergli, egli non fa che prepararsi di tutto punto per il castigo che lo attende inesorabilmente.

E c’è poco da ridere. Oggi, si può tranquillamente affermare che la stragrande maggioranza degli autori di romanzi, dei cineasti, dei comici, dei cantanti, degli “intellettuali” e di tutto ciò che ruota intorno alla “cultura” prova un gusto irrefrenabile per tutto ciò che è torbido e spurio, per tutto quel che va contro un ideale di “purezza” e “santità”. È come se una forza s’impadronisse di costoro e, facendosene veicolo, li sfruttasse per introdurre in questo mondo una serie d’impulsi e suggestioni che non vedono l’ora di dilagare nell’intimo degli uomini e quindi nella società.

Va bene, lo sappiamo che l’uomo è debole e per sua natura sbaglia. Ma incoraggiarlo in tale direzione e non fare nulla per porre un argine quale può essere anche la condanna penale della blasfemia, non ci sembra una cosa sensata.

Non ci è dato sapere a quali precisi Stati facesse riferimento il Cardinale: alcuni di quelli a maggioranza islamica che non intendono… “laicizzarsi”, per esempio?

Sembrerebbe di sì, se “il problema” pare essere la religione “di Stato”. Eppure, l’alleanza tra “trono” e “altare”, finché ha retto da noi, ha garantito un livello di pubblica decenza ed ha infuso nella maggioranza delle persone un senso del “limite” che tutti i “laicismi” e le “libertà religiose” di questo mondo nemmeno si sognano.

Purtroppo, anche i religiosi sono diventati “occidentali” e “moderni”, non avendo più il coraggio di riconoscere che se per educare gli uomini serve la carota, anche il bastone dà i suoi benefici, quand’è necessario.

Sempre che sia abbia in vista l’elevazione dell’essere umano fino alla santità, per chi è in grado ed è sorretto dalla Grazia, ché certo non fa testo quel che può desiderare la massa più o meno consapevole di qual è il motivo per cui siamo in questo mondo.

Ma queste cose un uomo di Chiesa dovrebbe saperle, incoraggiarle e finanche pretenderne in un certo senso la tutela, preponendo la virtù al vizio e ad ogni giustificazionismo verso tutto quel che in cuor suo dovrebbe destargli solo un sincero disgusto.