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Chi ci guadagna dalla privatizzazione di Bankitalia?

di Roberto Schena - 02/02/2014

Fonte: ilnord



Chi ci guadagna dall'operazione "aumento a 7, 5 miliardi del capitale Bankitalia", contro la quale si sono scagliati i 5 stelle? Ecco qua: i partiti, attraverso il loro possesso delle Fondazioni bancarie, Mediobanca e l'azionariato bancario francese in Italia, in un unico blocco alleati. Con un semplice decreto del governo, incasseranno, senza aver fatto NULLA, come minimo un regalo di 450 milioni in dividendi. Non tantissimi, forse, ma pur sempre molti per gli azionisti, penalizzati dalle ristrettezze della crisi. 
Fatto ancora più grave è che si stanno ponendo le basi per impedire il ritorno alla sovranità monetaria nazionale anche in caso di collasso dell’Eurozona.
Vediamo perché iniziando dagli assetti proprietari di Bankitalia:
- Intesa-San Paolo possiede 91.035 quote, pari al 30,3% di Bankitalia, 
- Unicredit 66.342 quote, pari al 22,1%
- Assicurazioni Generali (Mediobanca), 19.000 quote, 6,3%. 
I tre soggetti alleati totalizzano il 58,7%, la netta maggioranza. 
La lista delle proprietà prosegue con: 
- Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. con 18.602 quote azionarie
- INPS 15.000
- Banca Carige S.p.A. - Cassa di Risparmio di Genova e Imperia 11.869
- Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. 8.500
- Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 7.500, eccetera. 
A parte l'Inps, sono tutti istituti bancari retti da Fondazioni, dove notoriamente i rappresentanti dei partiti, la "casta", da sinistra a destra, dalla Lega Nord a Scelta Civica (escluso i 5 stelle dunque) fanno il bello e cattivo tempo. 
Va sottolineato, peraltro, che solo Assicurazioni generali è un istituto privato al 100%, essendo proprietà Mediobanca, ossia il vertice del capitalismo italiano riunito, dove siedono peraltro anche Fiat, Rcs e De Benedetti, per cui si può capire il livore antigrillino, soprattutto di questi giorni, dei giornali nazionali. Carige e Bnl sono grandi gruppi dove siedono banchieri francesi: il primo è proprietà di BPCE (Groupe des Banques Populaires et des Caisses d'Epargne) la seconda banca di Francia, mentre Bnl è BNP Paribas al 48%.
Vista la forte ricapitalizzazione di Banlitalia, passata da una somma poco più che simbolica di 156 mila euro a 7,5 miliardi, tutti questi gruppi ci ricavano una sostanziosa rivalutazione del proprio asset, con un guadagno non grandissimo ma netto di circa 450 milioni. Comunque un bel regalo alle Fondazioni e a Mediobanca, che qualcuno per la verità voleva fosse tre volte più alto... ma la proposta non è passata. 
Con questa legge è stata deliberata anche la riorganizzazione del pacchetto azionario, per cui nessuno potrà superare il tetto del 3%; le quote eccedenti saranno messe sul mercato da Balkitalia: nuovi sottoscrittori potranno essere banche ed imprese assicurative con sede nella Ue, col solo impegno di mantenere per i soci la sede legale in Italia (per quanto tempo varrà questa norma?). Inoltre, Intesa, Unicredit, AG e le altre banche dovranno vendere le loro grosse quote così rivalutate, con un ulteriore guadagno, ma qui si pone un altro problema: a chi venderanno? Le ipotesi sono varie: potranno esservi architetture finanziarie di facciata, che nasconderanno gli attuali possessori eccedentari, magari insieme a banche straniere collegate e a possessori di fondi sovrani, con capitali di dubbia provenienza, fuggiti all'estero o anche mafiosi, disponibili in grande quantità e subito. 
Insomma, il tutto è un'operazione talmente dubbia che ha suscitato le perplessità perfino della banca centrale tedesca, la Bundesbank e della stessa Bce. 
Da qui l'ostruzionismo sacrosanto dei 5 stelle, "bypassato" dalla presidente Boldrini con modalità da "ghigliottina" per evitare che scadesse il decreto del governo. Questo ha fatto scoppiare la loro collera. Nient'altro.