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L’affare del secolo: fabbricare malati

di Paolo De Gregorio - 18/03/2014

 

Tutti noi oggi viviamo in un mondo globalizzato in cui l’aria, la terra, il mare, l’acqua, il cibo, sono gravemente inquinati, mortalmente nocivi alla nostra salute, a causa di produzioni industriali a carbone, radioattive, transgeniche, dagli inceneritori, dalle polveri sottili delle auto, che si mescolano e si riversano dappertutto, anche a migliaia di chilometri da dove vengono prodotte, rendendo impossibile qualsiasi produzione agricola veramente biologica.
I sistemi industriali che producono questo sfacelo non rispondono ad alcuna autorità, né nazionale né internazionale, e tutti i tentativi anche ai massimi livelli di limitare il disastro sono ridicolmente falliti.
E’ molto diffusa la totale rassegnazione dei cittadini rispetto ai fenomeni che distruggono la loro salute e le risorse del pianeta, in quanto ci si rende conto che sono l’economia e le banche a dettare legge e la politica che dovrebbe intervenire, con tutta la sua retorica sulla democrazia, non conta veramente nulla quando non è già a libro paga degli interessi delle multinazionali dominanti.

La dimostrazione più chiara di questa affermazione ci viene data del funzionamento del sistema sanitario-farmaceutico e di ricerca scientifica per la produzione di medicine, in mano a poche multinazionali, tutte potentissime con l’arbitrio assoluto di poter decidere in quale direzione orientare la ricerca, ossia tra cercare di guarire le malattie o mantenere le persone vive ma malate e dipendenti a vita dai farmaci. E la scelta è quest’ultima, in una logica estrema di profitto.
La salute umana, almeno quella dei poveri, è totalmente in mano a persone che hanno il cinico interesse di agganciare i malati alle proprie specialità medicinali, possibilmente a vita, senza più cercare la via della guarigione e tantomeno la causa delle malattie.

Al di fuori di queste entità multinazionali, che sono private, e quindi solo con fini di lucro, non vi è nessun contrappeso pubblico degli Stati, il cui interesse economico è esattamente l’opposto, ossia quello di ridurre la spesa sanitaria facendo prevenzione e finanziando istituti pubblici di ricerca sulle cause dei malanni dei loro cittadini.
Se ciò non avviene, anzi abbiamo anche il peso delle truffe a danno del sistema sanitario nazionale per il rapporto con le cliniche private convenzionate, significa che hanno trionfato sistemi criminali contro la salute, sistemi di ruberie di denaro pubblico, e non vi è una sola forza politica che chieda l’abolizione delle convenzioni con i privati e tantomeno la costituzione di una potente struttura di prevenzione che parta dalle scuole, sia a livello informativo, che porti al possesso di una carta individuale elettronica che riporti indagini mediche da fare almeno una volta l’anno dai 5 ai 18 anni.
Ogni euro investito in educazione sanitaria, sessuale, alimentare, controlli medici, ne farebbe risparmiare mille al nostro sistema sanitario nazionale e la responsabilità di questa mancanza è esclusivamente e totalmente di quella mala politica che se ne frega della salute dei cittadini e viene profumatamente pagata dalle lobby farmaceutiche per lasciare le cose come stanno. Non è che non sono capaci di fare prevenzione, sono pagati per non farla.
La gente come me viene spesso etichettata con il termine generico di antipolitico, come se l’attuale politica non meritasse il più grande disprezzo per la sua cialtroneria, per il suo cinismo, le sue ruberie, la sua incapacità di risolvere i problemi.
Sono fiero di essere contro la vecchia politica. Abbiamo bisogno che la politica si interessi dei problemi reali dei cittadini, di cui la salute è al primo posto, che non diventi mestiere, che si rinnovi continuamente e che la base degli iscritti sia chiamata a decidere e votare per ogni cosa importante. E’ questa la buona politica, la sola di cui i cittadini onesti possono avere fiducia.