Nella foto : Un distesa di siti fracking in una valle del Colorado.
di Naomi Klein - 13/04/2014
Dai cambiamenti climatici alla Crimea, l'industria del gas naturale è sempre pronta a trovare il modo migliore per sfruttare le crisi per guadagnarci sopra: E' quello che io chiamo The shock doctrine. «Una soluzione singolare alla soluzione della crisi climatica è che si sta espandendo notevolmente un processo di estrazione che rilascia enormi quantità di metano-destabilizzante-per-il-clima.» Il modo pensato per battere Vladimir Putin sarebbe inondare il mercato europeo con gas naturale-fracked-in-USA, o almeno così vorrebbero farci credere. Nella foto : Un distesa di siti fracking in una valle del Colorado.
Una crescente isteria anti-russa, ha fatto presentare due disegni di legge al Congresso degli Stati Uniti - uno alla Camera dei Rappresentanti (H.R. 6), e uno al Senato (S. 2083) – che propongono l'esportazione di gas naturale liquefatto (LNG), tutto in nome di un aiuto all'Europa per svezzarla dalla dipendenza dai combuatibili fossili di Putin e per il miglioramento della sicurezza nazionale USA. Secondo Cory Gardner, il deputato repubblicano che ha presentato la mozione alla Camera, "opporsi a questa legislazione è come quando chiamiamo il 911 e ci lasciano in attesa, ma dall'altro capo del telefono ci sono i nostri amici e alleati". Cosa che potrebbe essere vera - fintanto che i nostri amici e alleati lavorano alla Chevron e alla Shell, e fintanto che uno stato di emergenza continua serve a mantenere alti i profitti fino a quando non finiranno petrolio convenzionale e gas. O il fatto che per anni l'industria ha fatto passare il messaggio che l' America debba accettare il rischio che corrono a causa del fracking-idraulico il territorio, l'acqua e l'aria pur di aiutare il paese a raggiungere "l'indipendenza energetica". E adesso, all'improvviso e di nascosto, l'obiettivo è stato spostato sulla " sicurezza energetica ", che apparentemente significa vendere il gas-fracked, che attualmente abbiamo in più, sul mercato mondiale per creare in questo modo una dipendenza energetica all'estero. Ci sono un sacco di imprese brave in questa strategia, ma nessuna è tanto brava a sfruttare con tanta razionalità i tentennamenti prodotti dalle crisi come l'industria del gas a livello mondiale. Ora la crisi del giorno è il conflitto in Ucraina, che viene utilizzato come un ariete per abbattere le forti restrizioni sulle esportazioni di gas naturale e per sostenerle forzando un controverso accordo di libero scambio con l'Europa. E' proprio un bell'affare: si mettono insieme le economie delle imprese più aperte al libero scambio, quelle più inquinanti e quelle che intrappolano il calore del gasnell'atmosfera - tutti lavorano per risolvere il problema di una crisi energetica, che in gran parte è tutta un'invenzione. Non importa che la singolare soluzione trovata dall'industria per la crisi climatica sia una notevole espansione del processo di estrazione con il fracking, che emette enormi quantità di metano-destabilizzante-per-il clima e per la nostra atmosfera. - Il metano è uno dei gas serra più potenti - 34 volte più potente dell'anidride carbonica, secondo le ultime stime del Intergovernmental Panel on Climate Change. E questo per un periodo di 100 anni, quanto è il tempo che impiega il metano a ridurre i suoi effeti nel tempo. E molto più importante, sostiene il biochimico Robert Howarth, della Cornell University, uno dei maggiori esperti mondiali sulle emissioni di metano, guardare l'impatto nel raggio dei prossimi 15-20 anni, periodo nel quale il metano ha un potenziale di riscaldamento globale che arriva ad un impressionante 86-100 volte più dell'anidride carbonica. "E' in questo lasso di tempo che rischiamo noi stessi di sprofondare in un riscaldamento globale molto rapido" ha detto mercoledì scorso. E ricordate: non bisogna costruire infrastrutture multimilionarie a meno che non si pensi di usarle per almeno 40 anni. E invece noi rispondiamo alla crisi del riscaldamento del nostro pianeta, con la costruzione di una rete di forni atmosferici ultra-potenti. Ma siamo pazzi? Il fatto è che noi non sappiamo quanto sia il metano che viene effettivamente rilasciato dalle perforazioni, dal fracking e da tutte le infrastrutture collaterali. Anche mentre l'industria del gas naturale ci racconta che comunque che le emissioni di anidride carbonica sono "sempre meno del carbone!", non si è mai sistematicamente valutato quante siano le fughe di metano, che fuoriescono durante le fasi del processo di estrazione, di trasformazione e di distribuzione del gas - dalle tubature e dalle valvole dei condensatori sotto i quartieri di Harlem. L'industria del gas stesso, nel 1981, venne fuori intelligentemente dicendo che il gas naturale sarebbe stato un "ponte" verso un futuro di energia pulita. Questo succedeva 33 anni fa. Un lungo ponte. E la costa dall'altra parte ancora non si vede. Solo che questa volta siamo molti di più a sapere dove stanno le vere bugie sulla sicurezza energetica. Grazie al lavoro di valenti ricercatori come Mark Jacobson e il suo team di Stanford, sappiamo che il mondo può, entro il 2030, alimentarsi completamente con energia rinnovabile. E, grazie agli ultimi rapporti allarmistici del IPCC, sappiamo che seguire queste indicazioni adesso è un imperativo esistenziale. Questa è l'infrastruttura che dobbiamo sbrigarci a costruire - non quei colossali progetti industriali che ci bloccheranno ancora dentro una pericolosa dipendenza dai combustibili fossili per altri decenni. Sì, questi combustibili ci saranno ancora necessari durante il periodo di transizione, ma basteranno i sistemi tradizionali per farci arrivare sull'altra sponda: non serviranno certamente i metodi di estrazione ultra-inquinanti come le sabbie bituminose e fracking. Come ha detto Jacobson in un'intervista proprio questa settimana: "Non abbiamo bisogno di combustibili non convenzionali per produrre le infrastrutture che servono per farci arrivare allenuove infrastrutture interamente pulite e rinnovabili. Infrastrutture eoliche, idriche e solari a tutti gli effetti. Fino a quel momento possiamo contare solo sulle infrastrutture esistenti per produrre l'energia di cui abbiamo bisogno ... il petrolio convenzionale e il gas sono molto più che sufficienti. " Detto questo, tocca agli europei trasformare il loro desiderio di emanciparsi dal gas russo in una domanda di una transizione accelerata verso le energie rinnovabili. Questa transizione - a cui le nazioni europee si sono impegnate nell'ambito del Protocollo di Kyoto - può essere facilmente sabotata se il mercato mondiale verrà invaso da combustibili fossili a buon mercato fracked dalle rocce degli Stati Uniti. E in effetti Americans Against Fracking, che sta opponendosi contro la carica dei fast-tracking che vogliono le esportazioni di gas, sta lavorando a stretto contatto con i suoi omologhi europei per evitare che questo accada.
Naomi Klein Fonte: The Guardian
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione Bosque Primario. |