Il M5S sta, in fondo, solo tornando a casa

di Daniele Scalea - 16/09/2019

Fonte: Daniele Scalea

Il M5S è sceso a patti di governo col PD per spirito di autoconservazione: salvare un potere tradotto in scranni (se trovate volgare "poltrone") che non riotterrebbe se si rivotasse ora. Si può giudicarlo immorale, ma è legittimo e non così strano nel paese del trasformismo, di cui è magnifica ipostasi Conte, che da buon avvocato sa patrocinare abilmente ogni causa e la sua contraria a seconda di chi gli versi l'onorario (attualmente richiesto in voti di fiducia).
Desta molta più sensazione la volontà di stringere un patto col PD anche a livello regionale. Con la Lega ciò non è mai passato nell'anticamera del cervello di Di Maio, Grillo o Casaleggio, nemmeno dopo 14 mesi di governo assieme. Col PD sono bastate poche settimane di relazione, nemmeno tanto passionale, per vagheggiare un'alleanza totale e sistemica.
Il che ci porta a una realtà di fondo: il M5S, al di là del suo oscillare con nonchalance da una posizione all'altra, in radice è nato come "coscienza critica" del PD e in essenza è rimasto tale. Il M5S era (è) quella sinistra che del PD condivide(va) gran parte dei valori, della Weltanschauung, probabilmente anche dell'estrazione di classe dei propri leader e quadri; ma che al PD contesta(va) un'affezione falsa e ipocrita per i valori declamati, un'eccessiva mollezza contro Berlusconi, rapporti poco limpidi con certi potentati.
Il M5S sta, in fondo, solo tornando a casa, riunendosi col PD e cercando di "depurarlo" (obiettivo in subordine al salvare il posto da parlamentari, ma non perciò assente). Il problema non è nel M5S e in quegli elettori - probabilmente pochi rispetto al passato - che lo voteranno in futuro. Il problema è in quei - sicuramente tanti rispetto all'oggi - elettori che il 4 marzo 2018 votarono una costola non ufficiale del PD per liberarsi del PD.
L'illogicità o il difetto di cognizione si pagano. Ad esempio regalando l'Italia proprio a quel PD che si intendeva combattere.