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Tre episodi di ordinaria follia: sino a quando?

di Francesco Lamendola - 08/12/2019

Tre episodi di ordinaria follia: sino a quando?

Fonte: Accademia nuova Italia

Sfogliamo al bar il giornale di oggi, 3 dicembre 2019, e peschiamo, fra le tante, tre notizie di cronaca minore: due di ambito locale e una di portata nazionale; tre notizie che ben riflettono il clima sociale e culturale che caratterizza questi nostri tempi.

Primo episodio. Una scuola elementare in provincia di Treviso, a Zerman, frazione di Mogliano Veneto, ha deciso di non fare il Presepe natalizio, a quanto dicono le autorità scolastiche non per ragioni legate al dialogo, alle religioni, alle culture diverse – pare che in quella scuola, cosa più unica che rara, non ci siano bambini di origine straniera - ma semplicemente perché tale è stata la scelta didattica degli insegnanti. Ne è nata una polemica che è rimbalzata fino ai piani alti della politica. La ciliegina sulla torta, al momento, è l’affermazione del dirigente scolastico secondo il quale la decisione è stata condivisa, fra gli altri insegnanti, anche da quella di religione cattolica: il che, secondo lui, taglierebbe la testa al toro e chiuderebbe il dibattito. E invece no. Dimostra solo, o meglio, conferma solo, il grado di auto-mortificazione cui sono giunte la cultura e la prassi cattoliche sotto lo sciagurato e illegittimo pontificato del signor Bergoglio; e anche, fra parentesi, il grado di appiattimento e di volontaria irrilevanza cui sono giunti gli insegnanti di religione cattolica, tutti protesi a farsi accettare dai colleghi “laici” e a farsi perdonare, in qualunque modo, ciò che essi, in teoria, dovrebbero rappresentare, e che costituisce, sempre in teoria (molto, molto in teoria) la ragione della loro presenza nelle scuole italiane: vale a dire, e sia pure in maniera più o meno edulcorata, la testimonianza, storica se non altro, di ciò che Gesù Cristo rappresenta nel contesto della nostra civiltà e della nostra vita morale. Peraltro il fatto di negare ai bambini di quella scuola la possibilità di fare il Presepe significa privarli di una tradizione che appartiene alla loro cultura, anche a prescindere dalla fede religiosa: e non c’è una ragione al mondo per cui una simile scelta si possa considerare didattica. Semmai, la si può definire anti-didattica, tanto essa deriva dall’odio nei confronti della propria identità e della propria cultura: un modo di fare che sarebbe inconcepibile in qualunque altro Paese al mondo, e specialmente in quelli di religione islamica, nei quali c’è una forte fierezza collettiva e tutti si sentono orgogliosi di osservare pubblicamente le proprie abitudini e tradizioni religiose.

Secondo episodio: Padova. Una ragazza della Repubblica Ceca di ventidue anni era venuta in Italia, sola e portandosi tutti i suoi risparmi, attirata dalle promesse di un ragazzo nigeriano di ventisei, un richiedente asilo conosciuto in rete e che le ha fatto sognare un matrimonio e che poi, avutala in casa, l’ha picchiata, rapinata, stuprata e tenuta come una schiava domestica per undici giorni, insultandola e chiamandola “puttana”, fino a quando, per un puro caso, è riuscita a lanciare l’allarme col telefonino e sono arrivati i carabinieri a liberarla, sfondando la porta. L’hanno trovata seminuda, terrorizzata e rincantucciata nel letto, in mezzo alla sporcizia; hanno arrestato il nigeriano e lo hanno portato in prigione: dovrà rispondere di furto, violenza sessuale e sequestro di persona. Nessun inquilino del condominio si era accorto di nulla; e nulla sapevano i responsabili della cooperativa che si occupa del gruppo di richiedenti asilo di cui fa parte lo stupratore e che erano alloggiati in quell’abitazione (una cooperativa che è già sotto inchiesta per precedenti problemi). Questo episodio getta una luce eloquente sul tipo di atteggiamento mentale e materiale che hanno molti, troppi richiedenti asilo, quando giungono nel nostro Paese; sul modo di lavorare di molte, troppe cooperative e associazioni che si occupano, coi nostri soldi, della sistemazione dei cosiddetti migranti, e sul tipo di situazioni che vengono a crearsi, nell’omertà generale, nei centri di accoglienza e nelle strutture private adibite a residenza provvisoria; sul tipo di persone che ci stiamo prendendo in casa nostra, giorno dopo giorno, anno dopo anno, e che si comportano da barbari e da violenti, dietro il paravento del buonismo che li scusa e li giustifica sempre per un assurdo pregiudizio ideologico, che poi è una vera e propria forma di auto-razzismo (chi se ne frega del male che fanno ai cittadini italiani, l’importante è accoglierli e non criticarli perché, poverini, appartengono alla sacra categoria dei rifugiati).

Terzo episodio, certo meno drammatico e non legato a un territorio, ma ai social network. Un professore di Filosofia del diritto dell’Università di Siena, Emanuele Castrucci, posta un tweet nel quale afferma che Hitler non sarà stato un santo, ma non era quel mostro che ci viene dipinto, anzi è stato l’ultimo difensore della civiltà europea contro i veri mostri che oggi spadroneggiano sui popoli a livello mondiale. In questo caso si è levato un autentico putiferio da parte di tutto l’establishment politicamente corretto ed è scattata la censura del Pensiero Unico. Il rettore dell’Università ha annunciato che chiederà alla commissione disciplinare l’allontanamento del professore nazista, come subito è stato ribattezzato dai media, e il Senato accademico ha approvato all’unanimità la decisone del rettore, mentre i legali dell’Ateneo hanno presentato denuncia alla Procura. Ma non bastava ancora, e dunque  il presidente della comunità ebraica di Roma ha fatto appello direttamene al rettore e al ministro affinché il reo venga immediatamente cacciato: evidentemente, citare Hitler senza stramaledirlo equivale a macchiarsi della colpa inespiabile di antisemitismo, anche se non ci risulta, ad esempio, che astenersi dal maledire Enver Pascià equivalga a insultare a sangue il popolo armeno, scampato al genocidio del 1915-16, o che evitare di scagliare insulti alla memoria di Stalin sia la stessa cosa che irridere il genocidio ucraino del 1932-33. Il ministro pentastellato Lorenzo Fioramonti ha fatto subito sapere la sua opinione per mezzo del suo viceministro, il quale ha parlato di esternazioni aberranti e lesive dei valori educativi (mentre incitare i ragazzi a marinare la scuola per andar dietro ai cortei dei gretini, in nome della lotta contro il cambiamento climatico è cosa altamente educativa, visto che la sollecitazione in tal senso è partita a suo tempo proprio dal ministro in questione).

Da parte sua, il professore ha rimosso il primo messaggio ma non ha chiesto scusa, né implorato perdono, anzi ne ha inserito un altro, nel quale osserva laconicamente che il re è nudo, ma guai da sempre a chi lo dice. Impossibile non notare che nel caso del nigeriano che ha schiavizzato e stuprato una donna per undici giorni consecutivi non si è udita la voce indignata di alcun ministro e di alcuna signora femminista: ma sappiamo bene che questa è la regola. I sinistri usano due pesi e due misure: una per se stessi, la seconda per gli altri. Un esempio? Lo scrittore Andrea Camilleri dice in televisione che la donna raggiunge il massimo della bellezza e della seduttività all’età di… due anni, e nessuno ci trova nulla da ridire; ma se una frase del genere fosse uscita dalla bocca di un uomo di destra, come minimo qualche magistrato avrebbe aperto un fascicolo a suo carico per incitamento alla pedofilia. E se lo scrittore Aldo Busi dice, sempre alla televisione, che non c’è nulla di male se un adulto fa una sega – è un brutto linguaggio, ma sono le sue parole - a un ragazzino di tredici, o se la fa fare da lui; e se un bambino esprime curiosità circa il sesso, e l’adulto sensibile è quello che gli risponde con sensualità, dandogli qualche dimostrazione pratica in materia: ebbene, anche in questo caso va tutto bene, in fondo restiamo nel solco della cultura sessantottina del proibito proibire e del ciascuno è libero di fare quel che gli pare. Riuscite a immaginarvi cosa sarebbe successo se a esprimere concetti di quel genere fosse stato un esponente del mondo della destra? Ah, già, stavamo dimenticando il piccolo dettaglio che la destra non ha una cultura, la destra non ha una dignità e non ha neppure un minimo di decenza; la destra è immondizia, è lerciume, mentre la vera cultura, la vera arte, la vera intelligenza, si trovano sempre e solo a sinistra; così come a sinistra si trovano il senso etico, i buoni sentimenti, la giustizia, la solidarietà, l’accoglienza, l’inclusione e la capacità di gettare ponti e abbattere tutti i muri possibili e immaginabili.

A questo punto, senza dubbio qualcuno potrebbe chiedersi, e naturalmente domandarci, cosa vi sia in comune tra fatti così diversi, e perché mai abbiamo ritenuto di presentarli in un solo fascio. Ebbene, il legame esiste, ed è questo: l’ormai insostenibile, intollerabile esasperazione cui sono giunti gli italiani e la dura realtà di un potere, finanziario innanzitutto, poi politico, e da ultimo mediatico, scolastico, culturale, che al disagio, al malessere, alla sofferenza crescente del popolo italiano sa rispondere solo con banali frasi retoriche, con una colpevole inerzia o, peggio, e sempre più spesso, con gli strumenti della repressione. Ormai stiamo entrando in un clima intellettuale, culturale, psicologico e morale quale neppure gli anni più duri e sanguinosi della nostra storia contemporanea, gli Anni di Piombo, avevano conosciuto, quando l’odio ideologico seminava di morti e di feriti le case, le strade e le piazze. Neppure allora, in quei tragici frangenti, lo Stato pensò d’imbavagliare la libera espressione dei cittadini, come si accinge a fare oggi, ad esempio varando una legge che, se passerà, trasformerà in reati d’odio i pensieri, le opinioni e perfino i sentimenti di quanti la pensano in modo diverso dai signori progressisti che siedono al governo (e dove arrivano, quando ci arrivano, non grazie a un mandato popolare, ma per un insieme di circostanze che non hanno più niente a che vedere con il consenso della parte maggioritaria del Paese). E sempre per rendere la cosa ancor più liberticida, una legge che sarà a favore di una parte politica contro l’altra: cioè sempre a favore della sinistra e contro la destra. Perché se decine, centinaia di persone minacciano di morte tutti i giorni l’ex ministro Salvini, se gli spediscono dei proiettili per posta, se alludono a possibili azioni ostili contro il suo figlio minorenne, si tratta solo d’innocue ragazzate; ma se un pensionato ottantenne si permette di osservare, sui social, che forse la signora Segre non ha bisogno di una scorta armata, oltretutto pagata da noi, perché forse, dopotutto, le minacce che riceve lei non sono affatto né così numerose, né così aggressive, e neppure così concrete come quelle che riceve Salvini, ecco che mezzo mondo si mobilita contro di lui, i giornali lo rimproverano e il vescovo della sua diocesi lo invita pubblicamente a convertirsi e a trasformare il suo cuore di pietra in un cuore di carne. E se un professore di liceo minaccia i suoi studenti di prendere provvedimenti contro di loro qualora li veda manifestare in piazza con le “sardine”, subito quello diventa un caso nazionale e subito si invocano duri provvedimenti contro lo scellerato, autoritario e retrogrado docente; ma se ogni giorno, alla luce del sole, migliaia d’insegnanti di sinistra incitano i loro studenti a scendere in strada, a scioperare e a manifestare, ora dietro  ai cortei di Greta Thunberg, ora contro il ministro razzista che vorrebbe impedire gli sbarchi, ora indossando le magliette rosse e recandosi nei porti dove avvengono gli arrivi dei migranti e facendo sapere al mondo intero che loro sono a favore di qualsiasi quantità di clandestini, che ritengono cosa buona e giusta dire di sì a chiunque arrivi, via mare o via terra, e pazienza per la pensionata ultraottantenne che dovrà passare i suoi ultimi anni di vita assediata in casa propria, mentre i clandestini rendono un inferno il suo caseggiato, il suo quartiere e la sua città: allora lì non esiste alcun problema di civiltà e di pedagogia, lì va tutto bene; e quei professori che incitano a marinare la scuola sono le colonne della pedagogia per il terzo millennio. E se un giornalista si permette di usare la parola clandestini per designare i clandestini (non negri; non invasori: semplicemente clandestini, esattamente ciò che sono), ecco che l’associazione di categoria lo sanziona e lo sospende per qualche mese, a titolo di avvertimento, onde fargli rimangiare le sue odiose espressioni razziste.

Com’è triste, com’è banale, com’è squallido tutto questo. Possibile che i compagni non si stanchino mai di muoversi in regime di monopolio, che non arrossiscano mai a giocare sempre con delle carte truccate? Possibile che non provino neanche un po’ di vergogna ad avere dalla loro gran parte dei magistrati, pronti, questi ultimi, perfino a incriminare come un volgare malfattore, per sequestro di persona, un ministro che nell’esercizio delle sue funzioni si riserva di decidere chi possa sbarcare in territorio italiano, e non è disposto a lasciar entrare chiunque? E possibile che avere dalla loro tutta la grande stampa, tutte le reti televisive nazionali, tutto il cinema, quasi tutta la letteratura, la saggistica e il mondo accademico, non li metta neanche un poco in imbarazzo, quando se la prendono con degli avversari (ma per loro sono nemici, e nemici della peggiore specie) i quali non hanno a sostenerli proprio nessuno, tranne il loro personale coraggio e la loro libertà di pensiero? Possibile che non sia ancora venuto loro a noia lo scambiarsi complimenti e roboanti affermazioni di stima imperitura gli uni cogli altri, lisciandosi il pelo a vicenda, sfacciatamente, sconciamente, alla maniera che i romani descrivevano con la frase: Asinus asinum fricat, l’asino si strofina il pelo con un altro asino? E mentre tutti si accaniscono contro il professor Emanuele Castrucci, i Saviano sono perfettamente liberi d’arringare e istigare i giovani studenti nelle piazze, spronandoli a prendersela con Salvini in nome dell’umanità e di tutte le grandi e nobili virtù che possono albergare nell’anima umana. Tutto ciò è commovente, fa quasi venir le lacrime agli occhi. Tuttavia ci permettiamo di fare una previsione: andando avanti così, la pazienza dei miti finirà per esaurirsi...