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Il cerino di Barack nel grande freddo

di Carlo Bastasin - 15/04/2009

 


Mentre il presidente Barack Obama e il governatore Ben Bernanke accendevano una fiammella di speranza nella ripresa dell`economia, i cattivi dati diffusi nelle stesse ore sulle vendite al dettaglio degli americani hanno funzionato come una doccia gelata. Il calo dei consumi privati ha allontanato l`illusione di una rapida ripresa della crescita Usa al traino di Wall Street. Il clima di fiducia dei giorni scorsi si è incrinato. Eppure la giornata di ieri non dovrebbe essere interpretata come un episodio negativo, bensì come un momento di lucidità. La crisi è figlia di scorciatoie finanziarie e di analisi sovreccitate, era difficile che potesse essere risolta con gli stessi strumenti. Come ha detto Obama «ci sono segni di speranza», ma non siamo fuori dall`acqua alta e nei prossimi mesi, prima di migliorare, diversi indicatori, tra cui l`occupazione, potranno peggiorare. Purtroppo la chimica economica ha le sue leggi, le famiglie e le imprese americane devono ridurre il loro indebitamento e per farlo dovranno continuare a tagliare la spesa. Il processo di riduzione dei debiti richiederà anni, non mesi, di sacrifici e buona politica. Paradossalmente è bene che l`eccesso di illusione si sia disperso. Quando il mondo della finanza stava crollando su se stesso, i più tenaci trai difensori delle virtù di Wall Street si aggrappavano a una speranza statistica: nelle crisi provocate da shock di incertezza molto violenti, come quella dello scorso autunno, gli indici di volatilità dei prezzi dei titoli segnano variazioni così forti da giustificare l`attesa di rimbalzi altrettanto forti. I più spirituali tra i moderni Pangloss fanno riferimento alle virtù auto-regolative dei  mercati finanziari. Se appunto i mercati continuano a funzionare, prima o poi l`incertezza riguarda non più solo la discesa ma anche la risalita dei valori. E ciò stabilizza le aspettative nel familiare gioco degli equilibri. Nelle ultime settimane la ripresa dei mercati finanziari ha rafforzato questo candido ottimismo oltre ciò che era ragionevole. Aver ritrovato la terra sotto i piedi non significa aver risalito il pozzo. Un aumento della ricchezza finanziaria o immobiliare consente alle famiglie di spendere di più, soprattutto in America dove il risparmio privato è basso, il consumo è stato alimentato dai mutui e la ricchezza dalle azioni. Continua a pagina 4  Ma la perdita di valore del 2008 è stata così forte che l`indice delle Borse mondiali dovrebbe crescere del Sodo quest`anno per avere, comunque a distanza di mesi, un effetto non negativo sui redditi delle famiglie. Ciò non sarebbe comunque sufficiente nemmeno ad avviare il processo di riduzione dei debiti accumulati negli ultimi anni. Il rapporto tra debiti e redditi delle famiglie americane è stimato al 1.28% e ridurlo di solo dieci punti significherebbe spostare dai consumi ai risparmi mille miliardi di dollari. Bernanke ha ragione a sottolineare la forza intrinseca dell`economia Usa e delle sue imprese, ma l`idea che gli americani possano da soli tagliare significativamente l`indebitamento privato è una prospettiva che fa tremare i polsi ancor più dei listini e che avrebbe conseguenze gravi e durature sul resto dell`economia globale. Citando una parabola del Sermone della Montagna, Obama ha espresso la visione di una nuova America le cui fondamenta poggiano non sulla sabbia ma sulla roccia e in grado di resistere anche alla tempesta più forte. Il tema dello squilibrio strutturale dell`economia americana deve infatti tornare al centro dell`azione di politica economica non solo negli Stati Uniti, dopo essere passato misteriosamente in silenzio nel vertice del G-20 di Londra. La lezione di sobrietà di ieri costringerà a guardare  un`altra volta con attenzione ai fondamentali della crisi. Senza un accordo stabile tra il maggior debitore del mondo, gli Stati Uniti, e i maggiori creditori, Cina e Germania, i piccoli segnali di speranza citati da Obama continueranno a essere una speranza, a essere dei segnali, ma soprattutto a rimanere piccoli.