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Estate 2009: la rottura del sistema monetario internazionale si conferma

di Leap - 21/04/2009

 


La prossima tappa della crisi sarà determinata da un sogno cinese. Infatti, cosa può sognare Pechino presa, a detta di Washington, “nella trappola del dollaro„ dei suoi 1.400 miliardi di attivi in dollari US (1)? Secondo i dirigenti americani e la loro processione di esperti mediatici, continuerà ad essere prigioniera ed ugualmente ha rafforzare questa condizione carceraria comperando sempre più buoni del tesoro e dollari US (2). Tuttavia, tutti sanno cosa sogna realmente un prigioniero? Evadere certamente, uscire dalla sua prigione. Inoltre, per LEAP/E2020, non c’è alcun dubbio che Pechino cerca senza sosta ormai (3) di sbarazzarsi il più rapidamente possibile di questa montagna di attivi “tossici„ che sono i buoni del tesoro US e la valuta americana sotto la quale 1 miliardo 300 milioni di cinesi (4) sono imprigionati. In questa GEAB N°34, il nostro gruppo espone nei dettagli dunque “i tunnel e le gallerie„ che Pechino scava con discrezione da molti mesi nel sistema economico e finanziario mondiale per evadere “dalla trappola del dollaro„ da qui alla fine dell' estate 2009. Con la cessazione dei pagamenti degli Stati Uniti si aprirà allora il periodo “del ciascuno per sé„ che diventerà la norma del gioco internazionale, in linea col G20 di Londra il cui comunicato finale deve leggersi come “la cronaca di uno smembramento geopolitico annunciato„ così come LEAP/E2020 lo analizza in questo numero del Global Europe Anticipation Bulletin.


Dietro “il gioco beffardo„ londinese, dove ciascuno ha preteso di credere che una collaborazione internazionale “storica„ (5) era in azione, si constata in realtà una divisione profonda del G20: gli americani ed i britannici (seguiti da un Giappone flessibile) tentano disperatamente di preservare il loro controllo sul sistema finanziario mondiale, bloccando o diluendo ogni riforma significativa che dà un potere più importante agli altri attori del sistema, senza più avere abbastanza potenza per imporre i propri obiettivi. I cinesi, i russi, gli indiani, i brasiliani,… provano a riequilibrare il sistema monetario e finanziario internazionale a loro favore, ma senza poter (o forse anche senza volere realmente (6)) imporre tale riforma. Gli europei (e quando si utilizza questo termine si parla sempre più di una UE senza il Regno Unito) sono da parte loro incapaci di decidere tra le due sole opzioni che gli si offrono: affondare con gli Stati Uniti ed il Regno Unito copiando le loro politiche o rimettere fondamentalmente in discussione il sistema monetario e finanziario mondiale attuale in partenariato con i cinesi, i russi, gli indiani ed i brasiliani. Essi giungono a non seguire più Washington e Londra nella loro riproduzione delle politiche passate che sono tutte fallite (7), ma non riescono ad osare di preparare il futuro.

Gli europei avranno d’altronde una responsabilità più grande se, nella breve finestra temporale che resta (meno di sei mesi ormai), non intraprenderanno un’azione decisa per evitare la crisi lunga e tragica che durerà più di un decennio (8). Possiedono allo stesso tempo il "know-how" tecnico per contribuire al successo di una valuta internazionale fondata su un paniere delle principali valute ed un metodo politico che permette di gestire al massimo gli interessi strategici diversi di un insieme di paesi come quelli la cui valuta sarebbe dietro la nuova valuta internazionale di riferimento. Tuttavia, esiste oggi un'incapacità ovvia dei dirigenti dell'Ue (ed in particolare della zona euro) a prendersi queste responsabilità, come se preferissero vedere il sistema occidentale finire di rompersi (pur proclamando l'opposto) piuttosto che battersi per costruire un ponte verso un nuovo sistema mondiale: che sia una scelta (ciò che LEAP/E2020 non crede) o che sia il semplice risultato della pusillanimità dei dirigenti europei scelti per la loro docilità (riguardo a Washington ed ai grandi operatori economici e finanziari europei), in tutti i casi, la loro neutralità è molto pericolosa per il pianeta poiché impedisce il lancio di un processo efficace che permetta di evitare una crisi lunga e tragica (9). Così, in questa GEAB N°34, i nostri ricercatori sviluppano più avanti la loro anticipazione sulle forme possibili che assumerà la cessazione dei pagamenti americani da qui alla fine dell’estate 2009 e che il mese d' Aprile 2009 (principale mese di raccolta dei redditi fiscali negli Stati Uniti) renderà ormai impossibile mascherare (10). La cessazione dei pagamenti degli Stati Uniti nell’estate 2009 è infatti di un'attualità sempre più bollente con un deficit pubblico ormai completamente fuori controllo a causa dell’esplosione delle spese (+ 41%) e del crollo delle entrate fiscali (- 28%) come ha anticipato LEAP/E2020 da più di un anno: per il solo mese di marzo 2009, il deficit federale è schizzato a quasi a 200 miliardi USD (in grandissima parte sopra la previsione dei più pessimisti), cioè appena un po' meno della metà del deficit, tuttavia un record per l’anno 2008 (11). E lo stesso fenomeno si ripete a tutti i livelli della struttura pubblica del paese: stato federale, stati federati (12), contee, città (13),… ovunque le entrate fiscali si vaporizzano portando in modo accelerato l'insieme del paese in una spirale deficitaria che nessuno (Washington in primis) controlla più.

In questo GEAB N°34, i nostri ricercatori si dedicano anche “al mistero del corso dell’oro„. Per il metallo giallo, i nostri ricercatori hanno identificato alcune piste (non di oro, ma di informazioni) molto interessanti per comprendere perché (14), mentre gli acquirenti di oro sono innumerevoli e in molti paesi ci sono interruzioni delle forniture in monete o lingotti d'oro, il corso del metallo giallo non fa che oscillare attorno allo stesso livello da mesi. Infine, il nostro gruppo presenta le sue raccomandazioni per prepararsi ai prossimi mesi della crisi con messa a fuoco in questo mese sul risparmio, in generale, e sulle assicurazioni sulla vita in particolare.


(traduzione a cura di G. Petrosillo - ripensaremarx)
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Notes:

(1) Si l'ensemble des réserves chinoises est évalué désormais à environ 2.000 milliards USD, la part d'actifs libellés en Dollars US n'est au maximum que de 70%, ce qui donne environ 1.400 milliards USD. Le reste consiste essentiellement en actifs libellés en Euros.

(2) N'oublions pas que ce sont en général les mêmes « experts » qui prédisaient ces dernières années que l'économie mondiale bénéficierait de la suppression de la régulation des banques, que l'économie de l'Internet ouvrait la voie à une croissance sans fin, que les déficits américains étaient un signe de force, que les prix de l'immobilier US n'arrêteraient pas de monter et enfin que s'endetter sans restrictions était la forme moderne d'un enrichissement durable.

(3) Le message sur le nécessaire changement de devise internationale de référence que Pékin a adressé au monde entier, et aux autorités américaines en particulier, à la veille du sommet du G20 de Londres n'était absolument pas un « ballon d'essai » ou une tentative sans espoir de réussite. Les dirigeants chinois ne se faisaient aucune illusion sur la probabilité qu'un tel sujet soit discuté au cours de ce G20. Ils ont voulu imposer ce débat dans les couloirs du sommet afin de faire passer un message, un avertissement officieux à tous les acteurs du système monétaire international : pour Pékin, le système Dollar, c'est fini. Si personne ne veut préparer un système alternatif en commun, alors, cela se fera autrement. Et leurs actes, analysés dans ce numéro du GEAB, corroborent cette intention. D'ailleurs, et le hasard du calendrier politique est une rareté à Pékin, dans la même période sort un livre, intitulé « La Chine mécontente », qui demande une action plus volontariste des leaders chinois afin d'imposer leurs choix sur la scène internationale. Source : ChinaDailyBBS, 27/03/2009

(4) Un lien original pour suivre ce chiffre en temps réel : Chine Information.

(5) C'est en fait Angela Merkel qui a fait preuve de la plus grande clairvoyance en trouvant le mot juste sur la nature du sommet du G20 à Londres. Elle a dit que c'était une réunion « presque historique » ; et c'est bien le mot « presque » qui résume ce qui s'est passé à Londres. Les dirigeants du G20 ont « presque » abordé les questions essentielles ; ils ont « presque » défini un programme commun d'action; ils sont « presque » parvenus à lancer de nouvelles stimulations économiques et une nouvelle régulation financière mondiale; ils ont « presque » interdit les paradis fiscaux; et ils ont « presque » convaincu » l'opinion publique mondiale. « Presque », mais, hélas, pas réellement. Et cela fait une belle différence pour la suite de la crise.

(6) C'est en effet le dilemme du « jeu international » développé dans le GEAB N°33. A un certain moment, l'intérêt des joueurs qui montent en puissance est de laisser purement et simplement l'ancien jeu se briser net pour en reconstruire un qui leur convienne plutôt que de se battre pour transformer l'ancien jeu via une transition longue et incertaine.

(7) Notamment l'endettement public à outrance, qui est appelé par Washington et Londres « stimulus économique ».

(8) Le G20 de Londres s'inscrit directement dans la direction de cette crise de longue durée.

(9) A propos de l'UE, l'équipe de LEAP/E2020 souhaite souligner l'inanité des « analyses » économico-politiques, essentiellement issues d'éminents économistes et experts proches du Parti démocrate américain, que relayent actuellement les principaux médias internationaux, et qui se limitent à reprocher aux Européens … de ne pas faire comme Washington. Paul Krugman en tête, ces « grands amis » de l'Europe, qui l'aiment tant qu'ils pensent savoir mieux que les Européens ce qu'elle doit faire (et aussi ce qu'elle doit être car les mêmes prônent généralement aussi son extension à la Turquie, voire à Israël et à l'Asie centrale), feraient mieux de s'occuper de conseiller efficacement leur propre parti et leur nouveau président pour éviter l'effondrement de leur pays, car c'est bien de cela qu'il s'agit désormais. Enfin, et nous n'y reviendrons plus, il est quand même étonnant qu'un ensemble d'experts qui depuis des années a tant vanté les mérites d'un système qui aujourd'hui s'effondre sous les yeux de tous, ose encore donner des leçons au reste du monde. La plus élémentaire décence lui imposerait, au niveau international, la seule voie respectable possible : le silence. En tout cas, en Europe, ce discours, qui a bien entendu toujours ses relais académiques et journalistiques, ne passe plus car il vient tout droit d'une époque révolue. Comme le fait d'ailleurs régulièrement remarquer LEAP/E2020, il est bien évidemment nécessaire et légitime de porter un regard très critique sur l'UE, ses dirigeants et ses politiques ; mais le faire avec comme seul critère la conformité ou non aux orientations de Washington (ou Londres) est désormais inacceptable. Visiblement, à l'image des financiers qui n'ont pas encore compris qu'une page était tournée en ce qui concerne leurs stock-options et leurs « parachutes dorés », nombre d'intellectuels et de politiques n'ont pas encore bien intégré que leurs références, leurs valeurs et leurs analyses appartenaient désormais au passé. Qu'ils pensent aux élites du bloc soviétique … et ils comprendront comment et à quelle vitesse un système de pensée peut devenir obsolète.

(10) Outre la baisse des revenus fiscaux, on assiste dorénavant aux Etats-Unis à l'extension d'un mouvement de révolte contre l'utilisation des impôts pour sauver Wall Street et contre l'ampleur des déficits prévus, qui met en cause l'ensemble de la classe dirigeante américaine. Sources : USAToday, 13/04/2009 ; MarketWatch, 16/04/2009

(11) Sources : USAToday, 11/04/2009 ; MarketWatch, 10/04/2009

(12) Ainsi en Californie, les premiers jours d'Avril laissent craindre des recettes très largement inférieures aux pires prévisions, entraînant un déficit budgétaire multiplié par deux pour la Californie par rapport aux prévisions d’il y a seulement quelques mois. Au niveau fédéral, un processus du même type est en cours, rendant désormais envisageable selon LEAP/E2020 un déficit fédéral annuel à près de 3.500 Milliards USD, soit plus de 20% du PNB des Etats-Unis. Source : CaliforniaCapitol, 08/04/2009

(13) L'exemple de ces villes qui, comme Auburn dans la région de Seattle, doivent interdire leurs grands axes aux poids-lourds faute de moyens pour les entretenir est éloquent. Source : SeattleBusinessJournal, 10/04/2009

(14) Et permettre ainsi d'anticiper les tendances des prochains mois.

Mercredi 15 Avril 2009