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Il giro del fumo

di Angelo Miotto - 22/04/2009




Il Fondo monetario propone di pulire i titoli tossici con risorse dello Stato e poi rimetterli sul mercato. Il rischio di una storia già vista. Intervista al direttore di Valori, Andrea Di Stefano

Il costo della crisi finanziaria in termini di svalutazioni di asset globali sarà di 4mila miliardi di dollari entro il 2010, di cui due terzi in carico alle banche. Lo scrive il Fmi nel suo ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria globale. La notizia riguarda tutti gli asset originati su tutti i mercati, e non solo su quelli Usa, e detenuti da banche e altre istituzioni finanziarie. "Senza una totale ripulitura dei bilanci bancari, in termini di asset tossici", scrive il Fondo, e senza la riorganizzazione e, se necessario, ricapitalizzazione degli istituti, i problemi delle banche potrebbero portare a nuove pressioni sull'economia reale.
I segnali di ottimismo che sono stati lanciati proprio dal Fondo monetario negli ultimi giorni, dalla Confindustria e dalla banca centrale europea, allora, sono motivati oppure no? E quella cifra di 4mila miliardi di dollari rispetto ai titoli drogati, rappresenta davvero la realtà dei fatti?

Andrea Di Stefano, direttore del mensile Valori, non ne è convinto. PeaceReporter lo ha intervistato
"Il Fondo scrive che sono stime globali: se davvero di questo si tratta mi pare una previsione ottimistica. Solo gli Usa, nel piano di salvataggio, hanno dovuto ricorrere a 12mila miliardi di dollari per salvare la situazione"

I messaggi di ottimismo che abbiamo letto sui quotidiani e nelle dichiarazioni di molti e diversi esponenti finaziari ed economici sono iniezioni di fiducia per i mercatio o corrispondono al vero?
Una parte di verità c'è, perché stiamop assistendo a una riduzione del tasso di perdita. Su Valori abbiamo pubblicato una significativa analisi del Financial Times che riguarda le perdite nel concreto: il Tesoro americano ha stimato in 900 milioni di dollari le perdite, alla fine dello scorso anno, legate ai 301 miliardi in asset di Citigroupche il governo Usa ha garantito. Se queste sono le dimensioni, ecco spiegato il motivo per cui serpeggiano sensazioni certo non negative. In questi giorni abbiamo assistito a vendite di realizzo sui mercati di borsa. I più scafati hanno 'realizzato' dopo un periodo sostanzialmente buono.

Il Fondo monetario ha indicato tre priorità.
La prima è assicurare liquidità alle banche.
La seconda: trovare e gestire gli asset tossici. La terza, infine, ricapitalizzare gli istituti deboli, con una gestione temporanea del pubblico, e poi rimettere il tutto sul mercato.
Questo è un aspetto che non mi stancherò mai di criticare. Lo Stato interviene solo per coprire i buchi, poi quegli asset tornano sul mercato: ma con quali garanzie? Potrebbero ritornare nelle disponibilità degli stessi che hanno drogato quei titoli, perpetuando quel giro del fumo. La nazionalizzazione a tempo, detta così, non significa nulla. Non c'è nessuna riforma, nessuna vera pulizia del mercato. Ripeto: si salva, si spende denaro pubblico per coprire i buchi e poi si torna sul mercato con grandi possibilità di finire sempre nelle stesse mani.

La ricetta dell'Fmi non convince allora?
Non solo. Non mi convince nemmeno il ruolo che si sta ritagliando il Fondo monetario. E' un istituto tecnico, non dovrebbe agire come ha fatto. Siamo di fronte a un'operazione di tipo più politico.