Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / È l’ora del “buen vivir”

È l’ora del “buen vivir”

di Irene Capozzi - 08/07/2010


Addentrarsi tra le pagine di “Buen vivir. Per una democrazia della terra.” di Giuseppe De Marzo significa assistere al delinearsi di uno scenario che, collegandosi alle crisi della nostra piccola Italia, si ricongiunge ad una situazione di turbolenza e di insofferenza mondiale.  Quello che più si manifesta sfogliando il libro, pubblicato nell’ottobre del 2009, è quanto la crisi sociale attuale sia estremamente imprescindibile da quella ecologica, e come, parlando di debito sociale dei popoli del Sud, sia divenuto impossibile tralasciare il cosiddetto debito ecologico.  Tuttavia, la popolazione mondiale non si arrende, non soccombe alla riduzione esponenziale del proprio spazio vivibile che lascia il posto all’interminabile processo di espropriazione e contaminazione di terre e diritti. Non bisogna certo andare lontano per toccare con mano questo fermento: il movimento NO TAV della Val di Susa è un esempio di gruppo spontaneo di cittadini che per la prima volta nella loro vita si ritrovano a combattere a tutela del proprio territorio. Tipico caso di coloro che, nonostante non abbiano mai fatto parte di movimenti ambientalisti, si avvicinino a questo tipo di protesta per difendere il proprio territorio.

Quello che salta agli occhi, in ogni caso, è come, mentre i popoli del Sud del mondo fanno grandi passi avanti nel concretizzare la loro protesta e, creando alternative credibili e praticabili, prospettino un reale cambiamento nella concezione e nell’attuazione di nuovi stili di vita, il Nord

sembra rimanere indietro e non accorgersi del suo essere obsoleto. È incredibile come Ecuador e Bolivia cavalchino le necessità attuali introducendo nella propria Costituzione i diritti della natura stessa, e non soltanto dell’uomo sulla natura. Con il riconoscimento assegnato soltanto a quelle economie sostenibili che sappiano salvaguardare le risorse naturali e i beni comuni,  danno il via alla democrazia della Terra. È l’unica democrazia che, secondo le popolazioni andine dell’America Latina, può far ricongiungere l’essere umano alla Terra, e dar respiro finalmente al “buen vivir”, un nuovo modello sociale in cui prevale il vivere armonico e pacifico tra uomo e natura.

È a partire da questi concetti che De Marzo finisce per parlare di decolonizzazione dell’immaginario: quell’atto libero e liberatorio di martellare di domande i nostri pregiudizi e pensieri profondamente radicati fino a scavarne le debolezze e le incongruenze, per fare finalmente spazio alla creatività e ad un nuovo modo di pensare il mondo. L’autore sembra voler dire: non è utopia, qualcosa si sta facendo, dobbiamo solo imparare dagli altri (i popoli del Sud), anche se non siamo abituati a farlo.

Viene così da pensare: se volessimo finalmente prestare attenzione alle previsioni di una fine del mondo sempre più incombente,  che i grandi Summit dei potenti non sembrano in grado di fermare, e iniziassimo a considerare il pianeta intero come il nostro territorio, non diventeremmo, tutti, inevitabilmente, feroci attivisti ambientalisti?